Mentre al Congresso degli USA si stava discutendo se far scolpire anche la faccia di Marquez sul monte Rushmore, Vinales della bandiera americana vedeva solamente le stelle dopo la sua caduta, Pedrosa scopriva che la manopola del gas è sempre rimasta a destra e Valentino prendeva ripetizioni da Alzamora. E io scrivevo le Rimappate. Buona lettura.
MARC MARQUEZ – 7° CAVALLERIA. Il GP, il torneo di briscola, la gara a chi sputa più lontano, il torneo di braccio di ferro, la lotteria e pure le elezioni comunali: ecco l’elenco di tutto quello che il #93 riesce a vincere in un weekend ad Austin. Soffre un po’ più del dovuto per via di Daniel Pedrosa, ma l’aver bevuto qualche bottiglia di quella birra italo-americana che spinge i cowboy a scalciare le proprie cavalcature – la famosa birra SPeroni – lo aiuta non poco nel far andare più veloce la sua Honda. Pare che comunque gli sia stato dato un nuovo soprannome, frutto dell’unione tra le sue doti da condottiero nel riportare la Honda alla vittoria – che hanno ricordato agli americani un famoso generale – ed il fatto che i suoi rivali lo abbiano visto pian piano scomparire in gara. GENERALE CASPER
VALENTINO ROSSI – 65. L’America ha sicuramente assistito a molti eventi incredibili ed inspiegabili nel corso della sua storia, ma nessuno aveva mai visto qualcosa di così assurdo come Valentino che parte in prima fila in un GP. Con le altre Yamaha non ha un gran rapporto nel corso del weekend: oltre a far smascellare rabbiosamente Vinales nelle Qualifiche e a far venire i gruppi musicali che fanno sentire in torto – i complessi di colpa – a Zarco, pare che si sia preso a carenate anche con il motorino di un Commissario. Arriva comunque 2°, e questo porta alla luce altri problemi: sembra infatti che il #46 stia tuttora cercando di scendere dal podio del CoTA, visto che la veneranda età non gli permette più di scendere agilmente a causa di un affaticamento delle ossa tipico del pilota di Tavullia. OSTEOPOROSSI
DANI PEDROSA – 7. Nemmeno la pietra lanciata da Davide contro Golia era partita così a fihonda. Zavorrato a dovere con 8,7 kg di salsa Barbecue ingerita nell’arrostata della sera prima, Camomillo semina il panico tra le curve di Austin, facendo impensierire non poco il povero Suppo, che dopo il weekend in Argentina non avrebbe tollerato una caduta di qualcosa griffato Honda, nemmeno se si fosse trattato di una penna dalla scrivania. A fine gara però Dani perde terreno: qualcuno dice che sia stata colpa delle gomme, mentre lui sostiene che sia mancato qualcosa alla sua moto. Il fatto è che, visto come l’ha detto ai giornalisti, nessuno ha capito che si riferisse a quello, mentre ci si interrogava per quale motivo il #26 fosse così interessato alla storia di quella ragazza indiana che si innamorò di un colono inglese. POCAHONDAS
JOHANN ZARCO – 8,8. Pronti, partenza, via, e il buon Johann prende spunto dai nativi americani per lanciarsi ventre a terra, armato di zarco e frecce, per iniziare a creare scompiglio nelle parti alte dello schieramento. Si tramuta nel nuovo Tilke quando, entrando su Rossi con la stessa grazia di una mandria di bufali, spinge il #46 a ridisegnare il circuito mandandolo a girare in Florida, ma poi è costretto ad abbandonare la compagnia per l’usura delle sue gomme. Gomme che, visto il loro comportamento, qualcuno ha ipotizzato venissero da una città del Friuli Venezia-Giulia. DE GRADO
ANDREA DOVIZIOSO & DANILO PETRUCCI – 8. La loro presenza in pista è confermata solamente dai trasponder, visto che anche la formichina che camminava lungo il guardrail del rettilineo principale è stata inquadrata più spesso dei centauri italiani. A fine gara pare che siano stati contattati dalla NASA, che avrebbe detto loro di essere delle stelle e di essere intenzionata a studiarli. Loro hanno ingenuamente pensato che il paragone fosse legato al loro successo, mentre in realtà era dovuto al fatto che per tutta la gara hanno corso perfettamente in solitaria. “SIETE SOLI”
ANDREA IANNONE – 3,³. Dopo un inizio di campionato buono, in Suzuki sembrano aver perso l’abDavide. L’abBrivio insomma. Il #29 nel corso del weekend si trova a suo agio sulla GSX-RR come un cowboy su uno struzzo, e prova ne è il fatto che sia costretto a partire dalla California per quanto indietro si sia qualificato. Poi però in gara lo si vede arrivare con un copricapo piumato, disegni di guerra sul volto, un tomahawk in una mano, l’arco nell’altra ed urlando tipiche grida indiane. Pare che Andrea abbia frainteso totalmente quello che Lorenzo e Dovizioso gli avessero detto prima della partenza, invitandolo ad appiannare le passate divergenze e riappacificarsi. FACCIAMO L’APACHE
Signore, signori e s’ignora. Per gustarvi al meglio la Pagella di Jorge, andate a 01:15 di questa canzone. Su YT, con le casse del cellulare, con qualsiasi cosa ma fatelo. Perché chi non canta è complice.
JORGE LORENZO – LUIS FONSI FT. DADDY YANKEE. “Ya, ya me està spinnando mas de lo normal | todos mis opinion non respectan màs | esta di domarlo io non son sicuroooooo | De-smo-cito, quiero de salir sul podio desmocito | prima che me dican che yo soi bollito | prima che me sfotta pure Balentinooooo | De-smo-cito, quiero frenar poco meglio desmocito | quiero entrare in curva un poco meno dritto | e poi un motore un poco meno spinto | Sube Sube Sube | Sube Sube!”. DESMOCITO
LORIS BAZ – 9. Menzione d’onore perché pare che mentre veniva disarcionato dalla sua moto abbia strillato “Verso l’infinito e oltre!” in onore di quel suo omonimo personaggio di Toy Story, Baz Lightyear. In gara non sfodera una grande prestazione, ma il meglio di sé lo tira fuori in qualifica, quando costringe il CERN a riscrivere la legge di gravitazione universale risollevando una moto che era 2 m sotto il livello del mare. Dopo quel numero sembra che la sua squadra lo abbia portato addirittura all’anagrafe, consigliandogli di cambiare il cognome per l’occasione. LORIS OLLEVATA
MAVERICK VINALES – 6. Qualcuno dice che questo venerdì a Sochi, al termine delle prime FP della F1, davanti a tutti ci sarà lui anche lì. Fa temere a tutti, dopo le Qualifiche, la terza vittoria consecutiva, ma poi si rivela estremamente sportivo quando decide di lasciare spazio anche agli altri lanciandosi con la rapidità di uno Space Shuttle al decollo nella via di fuga. Qualcuno dà però la colpa di questo errore agli pneumatici, che lo stesso Vinales ha definito parecchio scivolosi. Pare infatti che ci sia stato un disguido nello scrivere la destinazione delle gomme del #25 e, mancando una “-I” nel luogo di consegna, è ovvio che i tecnici abbiano oleato per bene gli pneumatici dello spagnolo. “STATI UNTI”