10′ di penalità, e per di più al solo Carlos Sainz. E’ questo il verdetto emesso dai Direttori di Gara della Dakar, riunitisi ieri pomeriggio nel bivacco di Salta per decidere su uno dei casi più controversi della storia recente del Rally Raid più famoso del mondo. Ed è un verdetto che ha fatto discutere sin dal primo momento in cui è stato comunicato.
Ma andiamo per ordine. Tutto è iniziato nel primo pomeriggio italiano di ieri, quando in Sud America le auto della Dakar erano impegnate nel trasferimento da Tupiza a Salta. In quelle ore infatti la Direzione Gara della corsa ha fatto sapere con un comunicato ufficiale di aver accolto il ricorso di Kees Koolen – pilota di quad nonché co-fondatore e CEO di Booking.com -, che aveva accusato Carlos Sainz, Stephane Peterhansel e Yazeed Al-Rajhi non solo di averlo fatto cadere nel corso della settima tappa, ma addirittura di non avergli neppure prestato soccorso una volta avvenuto l’incidente: due infrazioni che, in una gara come la Dakar, possono costare veramente tantissimo a chi le commette. Vi basti pensare infatti che ieri più di qualcuno, dal Sud America, aveva iniziato a paventare l’ipotesi che tutti e tre i piloti potessero essere squalificati per via del loro gesto.
Una volta però giunti a Salta è andato in scena il primo chiarimento: Peterhansel ed Al-Rajhi, a quanto pare, non c’entravano assolutamente nulla con l’accaduto. Sul banco degli imputati è quindi rimasto solamente Carlos Sainz, che in quel momento guidava la classifica generale delle auto con oltre un’ora di vantaggio su Al-Attiyah e sullo stesso Peterhansel. L’accusa mossa nei suoi confronti era la stessa di qualche ora prima: Koolen, adducendo come prova i danni riportati dal suo quad, sosteneva che il pilota spagnolo lo avesse fatto cadere nel corso della settima tappa per poi proseguire per la propria strada incurante delle condizioni di salute dell’olandese. Una ricostruzione semplice, lineare, che ha quindi convinto 3 giudici su 5 a comminare i 10′ di penalità al pilota spagnolo. Ma quella stessa ricostruzione semplice e lineare, dopo qualche obiezione mossa da parte di Peugeot e Sainz, ha dato l’impressione di vacillare non poco.
Bruno Famin, Direttore di Peugeot Sport, sarebbe infatti riuscito a dimostrare che Carlos Sainz, nella fase della Speciale in cui secondo Koolen sarebbe avvenuto il fattaccio, stesse viaggiando ad oltre 150 km/h: una velocità che quindi avrebbe lasciato ben poco scampo all’olandese in caso di contatto. In più, sempre secondo Famin, sarebbe piuttosto difficile riuscire a spiegare come sia possibile che un quad danneggiato da un impatto con un mezzo imponente come una 3008 DKR Maxi sia stato capace di chiudere la tappa in 12^ posizione, riuscendo addirittura a mantenere la propria posizione in Top Ten. “Carlos non ha colpito il quad” – ha tuonato infatti Famin una volta fuori dalla Direzione Gara – “Lo avrebbe danneggiato se lo avesse colpito davvero, e senz’altro non sarebbe stato in grado di concludere nei primi 10 le sezioni successive“. Il Direttore Sportivo di Peugeot, di fronte ad una decisione da lui ritenuta sconsiderata, sta già pensando all’eventuale contrattacco: “Nelle prossime ore decideremo se presentare appello, ma sappiamo di aver tempo fino ai 3-4 giorni. Serviranno poi diverse settimane per sapere come verrà discusso, sempre se non andremo al livello internazionale di giudizio. Potrebbe essere un processo lungo anche 5-6 mesi, ed il risultato è che ora rischiamo di proclamare a Cordoba un vincitore che non sia davvero il vincitore“. In più, Famin si dice molto preoccupato per il precedente che questa decisione sarebbe venuta a creare. “Onestamente nessuno ha capito questa penalità“ – ha infatti concluso il manager transalpino – “e ora si aprono diversi scenari con un brutto precedente. Tutti potrebbero infatti lamentarsi di essere stati tamponati, e pur senza prove vedremmo fioccare penalità di 10′ a ciascuno. E’ davvero incomprensibile”.
A fare da eco alle parole del suo Direttore, ovviamente, è Carlos Sainz. “Non sono felice della penalità che mi è stata data perché non penso che rispecchi la realtà della situazione“ – ha infatti detto l’ex iridato nel WRC – “Io ho solo agito velocemente per evitare un incidente ben più grave. Il pilota del quad mi aveva visto arrivare, e per farmi spazio si è spostato verso l’esterno della strada, dove c’era però molto fango. A quel punto, una volta raggiunto il ciglio della strada, ha perso il controllo del quad, che ha iniziato a tornare verso il centro del sentiero. E’ stato lì che gli sono passato a fianco, ma solo per evitare l’incidente. Devo essergli stato molto vicino, ma non l’ho toccato: ecco perché credo che la penalità sia ingiusta. Anche perché sono arrivato al quadruplo della velocità, se lo avessi colpito lo avrei disintegrato”.
E di fronte al perdurante silenzio di Koolen, non sono stati in pochi a dare credito alle parole di Famin e Sainz ed a contestare così la decisione della Direzione Gara. Vi basti pensare che nei bivacchi del Sud America, a quanto pare, qualcuno si sia addirittura iniziato a chiedere se Kees Koolen sia caduto davvero.