Si potrebbe dire che abbia già tagliato un traguardo prima delle dirette concorrenti, la futura arma del Cavallino Rampante per il mondiale di F1. Secondo infatti quanto riportato da diverse testate nazionali e non, la monoposto nascitura della Scuderia Ferrari – per ora denominata con la sigla che identifica il progetto, 669 – è stata la prima vettura 2018 del Circus a superare con successo il crash test frontale al quale la FIA sottopone tutti i telai delle vetture di F1.
Il Reparto Corse del team di Maranello, nella giornata di ieri, si è recato al Centro Certificazione ed Analisi di Bollate per sottoporre alle prove dinamiche la scocca dell’erede della SF70-H, che già aveva superato le prove statiche indoor. I valori riscontrati nel crash test sono tutti rientrati negli stringenti parametri imposti dalla FIA, e così la Ferrari “669” si è fregiata del titolo di prima monoposto di F1 dotata di HALO ad ottenere l’omologazione da parte della Federazione Internazionale.
Ora, per i tecnici guidati da Mattia Binotto, si prospetta un duro lavoro di assemblaggio da qui al 22 febbraio, giorno scelto dal Cavallino Rampante per la presentazione online della sua nuova creatura. E si prospetta un duro lavoro anche perché, volendo dare ascolto alle voci sempre più insistenti che circolano ormai da diversi giorni, la Ferrari del 2018 potrebbe essere una delle vetture che più soffriranno per il divieto imposto dalla FIA di utilizzare il bracket nella sospensione anteriore al fine di variare con l’angolo di sterzo l’altezza da terra dell’auto. Sebbene infatti entrambi i piloti Ferrari avessero scartato la prima versione di questo innovativo sistema – provato ed accantonato nel corso delle FP degli ultimi GP dell’anno -, sembra invece che il progetto iniziale della nuova Ferrari ruoti proprio attorno ad una versione aggiornata di questo espediente, elaborata nel lasso di tempo in cui la FIA non ha risposto alla richiesta di delucidazioni inviata dalla Ferrari sull’argomento.
Ci sono voluti infatti ben due mesi per ottenere una risposta della Federazione in merito, ed in questi due mesi di quello che sembrava un silenzio assenso tanto Ferrari quanto Renault, RedBull e McLaren si sono concentrate sullo sviluppo di questo sistema per cercare di trarne il maggior vantaggio possibile. Poi, all’improvviso, la doccia fredda arrivata con la direttiva tecnica TD 044, che limitando la variazione dell’altezza da terra a soli 5 mm pare abbia stravolto i piani delle sopracitate scuderie. E’ già quindi tempo di pensare al 2019? Non direi. Anche la SF70-H, una volta uscita, era stata additata come un progetto fallimentare per poi rivelarsi invece l’unica auto in grado di competere con la corazzata Mercedes per quasi tutto il Mondiale 2017…