E’ stata la domenica di Lewis Hamilton, anche se l’inglese era ben lontano da quel podio a cui è così abituato. Il #44 in Messico, nonostante un poco esaltante 9° posto finale, ha infatti conquistato con due GP d’anticipo la sua quarta corona iridata, mettendo fine alla splendida lotta che ha caratterizzato tutto questo campionato, quella con Sebastian Vettel. Ma l’inglese è stato anche il migliore in pista durante la gara messicana? Vediamo un po’.
MAX VERSTAPPEN – 10. Il mio cuore da ferrarista sanguina ogni volta che lo vede partire al fianco di una delle Rosse, ma quello che questo ragazzo è in grado di fare quando corre con la testa accesa è ormai sotto gli occhi di tutti. C’è bisogno di un Vettel monumentale al sabato per togliergli la Pole, ma in gara non ce n’è per nessuno: conscio della sua incoscienza, si getta a vita persa all’esterno in Curva 1 e manda nel pallone con una sola manovra sia Hamilton che – soprattutto – Vettel, spianandosi la strada per una vittoria perentoria che fa il paio con quella di Sepang. E’ vero, prende sempre dei rischi immani, ma quando portano a dei risultati simili non credo si possa far altro che dargli il massimo. Da dopo l’incidente di Singapore è diventato un altro pilota: che la botta ricevuta lo abbia fatto rinsavire?
VALTTERI BOTTAS – 6,5. Non commette grandi errori ed arriva 2° al traguardo, è vero, ma sfido chiunque a trovarmi una sua manovra degna di nota nel corso del weekend. Si ritrova alle spalle di Verstappen dopo il contatto Vettel – Hamilton, e da quel momento non fa nulla per impensierire l’olandese, limitandosi a portare al traguardo la sua W08 Hybrid. Diciamo che da un pilota che è al volante di una Mercedes ci si aspetterebbe forse qualcosa di più.
KIMI RAIKKONEN – 6. Idem come sopra, con l’aggravante che in qualifica riesca a prendersi quasi 8 decimi da Vettel a parità di macchina e che il tedesco gli arrivi alle spalle nonostante il patatrac del primo giro. Parte male e perde posizioni, poi quando si libera delle velocissime Force India è ormai troppo tardi per poter anche solo pensare di prendere Bottas. A quel punto, imita il collega finlandese accontentandosi di arrivare al traguardo: la gara di Austin è stata ben altra cosa.
SEBASTIAN VETTEL – 9. Per come ci ha provato e per come ci ha creduto. Il giro che gli vale la Pole è da incorniciare, poi però – nonostante questa volta una partenza esemplare sia come spunto che come difesa della traiettoria in Curva 1 – Verstappen lo gabba, e nella concitazione delle primissime fasi entra in collisione fortuita con Hamilton rovinando la posteriore destra dell’inglese e la sua ala anteriore. A quel punto la sua gara è compromessa, ma il tedesco ci prova comunque in ogni modo imbastendo una grande rimonta che lo porta addirittura ai margini del podio. Perde il Mondiale, è vero, ma quantomeno quest’anno ha potuto lottare fino a 3 GP dalla fine: un qualcosa che non gli era mai capitato di poter fare da quando veste la casacca rossa e che può rappresentare un grande punto di partenza per il 2018.
ESTEBAN OCON – 9. Altra gara monumentale del giovane francese, sicuramente la più bella sorpresa di questo 2017. Si tiene dietro Perez sia in qualifica che in gara, in partenza si sbarazza addirittura di Raikkonen, tiene un buon ritmo per tutta la gara riuscendo anche a gestire bene le gomme e incamera altri punti pesantissimi, per sé e per la Force India. E diciamo che le tinte rosee della sua tuta sembrano avere delle sfumature argentee sempre più marcate…
LANCE STROLL – 8. Ottima la gara anche del canadese, che al termine del GP finisce per guadagnare ben 6 posizioni. Si accoda ad Ocon per gran parte della gara, e pur non riuscendo mai a mettere il sale sulla coda del francese non accumula un distacco siderale. E’ maturato tantissimo da inizio stagione, e a questo punto viene da chiedersi quanto margine di crescita abbia ancora a disposizione.
SERGIO PEREZ – 7. Per carità, non corre male, ma Ocon lo sovrasta incredibilmente nel weekend della sua gara di casa. Se ad inizio stagione era lui ad essere quasi sempre davanti al francese, ora la situazione sembra essersi invertita. E anche la sua posizione in classifica piloti inizia a vacillare.
KEVIN MAGNUSSEN – 8. La Haas in Messico fa una fatica incredibile, e come se non bastasse il danese – forse per via di qualche macumba lanciata da uno dei tanti colleghi che ha lasciato scontenti – si becca un virus gastrointestinale che lo debilita praticamente per tutto il weekend. Eppure, nonostante tutte queste difficoltà, K-Mag si porta a casa un grande 8° posto. Un risultato nel quale, vista la 18^ posizione di partenza, probabilmente neppure lui sperava.
LEWIS HAMILTON – 7,5. Stava tentando il colpaccio in partenza, infilandosi all’esterno di Verstappen in Curva 2 per tentare di involarsi verso la vittoria, quando l’ala anteriore della SF70-H di Vettel pizzica la sua posteriore destra e lo lascia con una gomma a terra praticamente all’inizio del giro. Rientra in corsa con il fondo danneggiato, e nonostante la sua W08 non sia più efficace come prima riesce anche lui a risalire pian piano la china. La 9^ posizione finale è davvero poca cosa, ma sono sicuro che non gliene freghi assolutamente nulla: è Campione del Mondo di F1 per la 4^ volta nella sua carriera, riagguantando Vettel e proiettandosi ancora di più nell’Olimpo di questo sport. Chapeau, Lewis.
FERNANDO ALONSO – 8. La sua McLaren ha preso il via dai cancelli di Austin, eppure Matador ha chiuso la gara racimolando addirittura un punticino. Riesce a non sfigurare troppo sul lunghissimo rettilineo messicano, e si dimostra di un’altra stoffa rispetto al resto dello schieramento quando è alle prese con Hamilton: gli altri, consapevoli di avere una vettura inferiore, il #44 lo hanno lasciato passare. Lui invece ci è mancato poco che issasse le barricate e circondasse la sua MCL32 di filo spinato, tanto è stata stoica la sua difesa. Comunque, i suoi crucci adesso sono sicuro che siano di ben altro tipo: ha incontrato ben 4 vetture motorizzate Renault ferme a bordo pista, nel corso del GP…
FELIPE MASSA – 5. Fuori dalla zona punti, distrutto nel confronto diretto con Stroll che gli partiva dietro. In estrema sintesi, la gara di domenica del brasiliano è questa qui. Ora si va a casa sua, ad Interlagos, con la testa piena di voci di mercato che lo vorrebbero fuori dai progetti della Williams per il 2018. Avrà preparato una bandiera carioca da portare in giro anche quest’anno?
STOFFEL VANDOORNE – 5,5. Condivide la sorte con Alonso fino alla partenza di domenica, poi il suo destino e quello dell’asturiano si separano, lasciando il belga in 12^ posizione mentre il #14 si prende un punticino. Non ha corso malissimo, forse gli è mancato un pizzico di intensità in alcune fasi della corsa.
PIERRE GASLY – 6,5. Per uno che in un weekend è sceso in pista per 1/4 del tempo a sua disposizione la 13^ piazza non è un risultato da buttare via. Salta in sequenza FP1, FP2, FP3 e Qualifiche, ritrovandosi a partire ultimo con una macchina messa a punto da un altro pilota, nel caso specifico l’affidabilissimo Sean Gelael. Fa quel che può, e quel che può stavolta può davvero poco.
PASCAL WEHRLEIN – 6. Si toglie lo sfizio di tenersi alle spalle una Haas, quella di Grosjean, con un’auto spinta da un motore vecchio di un anno. Direi che basta per una sufficienza.
ROMAIN GROSJEAN – 3. Magnussen partiva 18°, lui 19°. Magnussen termina la gara 8°, lui 15°, ultimo dei piloti a vedere la bandiera a scacchi. Davvero serve aggiungere altro?
CARLOS SAINZ – 6. I 3 decimi che prende da Hulkenberg in qualifica sono ancora probabilmente da additare al processo di adattamento alla sua R.S. 17, ma comunque lo spagnolo conferma anche in Renault di non andare affatto piano. Stava provando a recuperare dopo essere stato spedito in fondo al gruppo da una foratura, quando una delle tante Power Unit d’oltralpe disintegratesi nel corso del weekend non decide di piantarlo in asso. Peccato.
MARCUS ERICSSON – 7. E’ vero, era praticamente solo merito della strategia, ma era ottavo – OTTAVO – con una Sauber. In una gara senza Safety Car. E per di più era anche riuscito a mettersi dietro Wehrlein in qualifica. Poi un guasto alla sua PU Ferrari 2016 ha avvolto in una nuvola di fumo tutti i suoi sogni di gloria.
BRENDON HARTLEY – 7. Artiglia la Q2 al suo secondo tentativo utile, e fino a quando i motori Renault lo hanno supportato – sia in qualifica che in gara – se l’è cavata piuttosto bene. Se dovesse davvero correre con Toro Rosso per tutto il 2018 potrebbe regalarci anche qualche piacevole sopresa.
NICO HULKENBERG – 8. Sono finiti i tempi in cui era Palmer il parametro di riferimento, eppure Nico in Messico riesce comunque ad essere la prima delle due Renault sulla griglia di partenza. Era 4°, a poca distanza da quel primo podio in carriera che assume ormai sempre più le sembianze di una maledizione, quando la sua PU francese lo tradisce, lasciandolo appiedato a metà gara ed appeso alla speranza Budkowski per un 2018 più competitivo.
DANIEL RICCIARDO – 6,5. Voto che premia solamente la sua impressionante partenza – passa da 16° a 9° nell’arco di un battito di ciglia -, visto che in gara poi può fare poco altro a causa della rottura della PU Renault evoluzione che lo costringe al ritiro. Certo è però che Verstappen lo stava mangiando anche in questo GP.