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Alla scoperta della Formula SAE: una giornata insieme all’UniPR Racing Team





Era un mondo che mi incuriosiva da un paio d’anni, quello della Formula SAE. Diciamo da quando, con il crescere dei lettori della pagina, ho iniziato a notare che nelle foto profilo di molti di loro campeggiavano monoposto che non rientravano in nessuna categoria da me conosciuta. Piccole, compatte, alcune con appendici alari pronunciate ed altre invece prive di orpelli aerodinamici, con livree particolari e degli pneumatici apparentemente troppo piccoli. E, nella maggior parte dei casi, circondate da ragazzi a me coetanei.

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E non potrebbe essere altrimenti visto che la Formula SAE, la categoria ideata dall’americana Society of Automotive Engineers nell’ormai lontano 1981, altro non è se non una competizione tra studenti universitari delle varie facoltà di ingegneria del mondo, che si sfidano progettando, realizzando e mettendo alla prova le loro monoposto. Quindi, incuriosito dal fatto che questa competizione fosse animata unicamente da ragazzi della mia stessa età, con la mia stessa passione e con i miei stessi sogni, non ho esitato neppure per un’istante a dire di sì a Marco Pirani, Responsabile del Telaio dell’UniPR Racing Team, che qualche mese fa mi aveva proposto di andare in visita all’Università di Parma per capire meglio il piccolo grande universo della Formula SAE. Sul fatto che sia piccolo non ci sono molti dubbi, e se pensate che il termine “Formula” sia da preludio ad opulenti Motorhome siete completamente fuori strada: la Factory dell’UniPR Racing Team, sotto il cui tetto ha visto la luce la CSR02, è infatti formata da 3 box allineati l’uno di fianco all’altro tra i palazzi del campus dell’Università di Parma, e mi sento di poter ipotizzare con un certo grado di certezza che il 99,9% degli atenei coinvolti operi più o meno negli stessi spazi. Ma neppure sul fatto che questo universo sia, figurativamente, grande ci sono dubbi: mi basta infatti varcare la soglia della porta del garage, in cui la CSR02 attende paziente gli ultimi ritocchi prima di essere trasportata a Varano per la presentazione ufficiale prevista nel pomeriggio, per rendermi conto di cosa sia la Formula SAE: quella parte del Motorsport che non si alimenta con i soldi, ma con i sogni.

Non serve neppure che Marco inizi a parlare per rendermene conto: i gesti, i movimenti, gli sguardi dei ragazzi che sono attorno alla monoposto ancora incompleta lo lasciano intendere senza possibilità di fraintendimento. A poche ore dall’unveiling ufficiale dell’auto ci sono ancora diverse cose da fare, ma nessuno si fa prendere dall’ansia o dalla frenesia: l’ultimo rischio che si vuole correre è infatti quello di rovinare il frutto di parecchi mesi di lavoro con un gesto avventato o affrettato, che in questa fase verrebbe pagato a carissimo prezzo. Ed anche gli sguardi, come vi accennavo poco più sopra, lasciano trasparire questa attenzione. Sembra quasi che i ragazzi dell’UniPR accarezzino con gli occhi la CRS02, l’auto – della classe Combustion e non Electric – che sperano possa regalargli un numero di soddisfazioni almeno pari a quello dei giorni di lavoro spesi per cercare di metterla a punto nei minimi dettagli. Non sono più nel box del Campus dell’Università di Parma: con la mente sono già nei garage di scuderie blasonate che inseguono titoli iridati in giro per il mondo. “Ci sentiamo un po’ come se dovessimo correre la 24 Ore di Le Mans – mi dice Marco, confermando con le parole qualcosa che nel box era già palese – “Abbiamo lavorato per mesi solamente per essere pronti oggi e durante il weekend della gara a Varano: se qualcosa dovesse andare storto ora avremmo letteralmente buttato via un’intera stagione. Una stagione che Federico Tedaldi, Responsabile dell’Elettronica, mi dice iniziare sin da dicembre: “E’ più o meno in quel momento che iniziano ad essere gettate le basi della vettura. Abbiamo bisogno di tempo, ma non è semplice conciliare gli impegni della Formula SAE con quelli universitari”. Perché ovviamente, essendo una competizione tra studenti universitari, la Formula SAE va di pari passo con le carriere accademiche dei ragazzi che, proponendosi in completa autonomia, formano il team. “E’ un sacrificio che facciamo” – mi hanno detto praticamente tutti i 43 ragazzi che compongono l’UniPR Racing Team nella stagione 2017 – “La CSR02 ci ha portato via parecchio tempo libero, ma la soddisfazione nel vederla qui adesso, pronta per partecipare al round di Varano, è enorme“.

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Anche perché, con quelle sospensioni push-rod ancora in vista, il motore Beta 520 scoperto nella parte posteriore, il nuovo telaio in cromo-molibdeno, alla CSR02 ci si affeziona molto in fretta. Figuriamoci dunque quanto possano tenere a lei i ragazzi che l’hanno pensata prima e plasmata poi, fino a vederla lì, nel garage, a poche ore dalla prima uscita ufficiale. “Finora la macchina ha dato dei riscontri positivi” – mi dice Daniele Ambrosini, come Marco impegnato nella progettazione del telaio – “Solamente sotto una pioggia torrenziale e durante l’ultimo test dell’altro ieri abbiamo avuto dei piccoli inconvenienti, ma per il resto siamo molto fiduciosi di poter fare bene in tutte le prove. Prove che, nella Formula SAE, non si limitano a tener d’occhio il cronometro, la velocità di punta o l’accelerazione. In tutte le competizioni che vengono svolte in giro per il mondo, ciascuna auto deve innanzitutto superare le prove statiche: dopo aver controllato che la vettura sia conforme alle misure ed alle restrizione imposte regolamento ed aver dimostrato che ciascuno dei 4 piloti scelti per le prove dinamiche sia in grado di uscire autonomamente dall’abitacolo, le monoposto di Formula SAE devono superare la prova del Tilt (ovvero dimostrare che, inclinate di 60°, non accusino perdite di liquidi), quella del Noise (che prevede che il suono del motore non superi i 110 dB) ed infine quella del Brake, nella quale l’auto deve dimostrarsi capace di arrestare tutte le ruote fino a fermarsi completamente senza però spegnersi. Per ogni prova superata viene applicato sulla vettura un adesivo che certifica l’esito positivo della verifica, e solamente le auto che riescono ad ottenerli tutti e 4 saranno autorizzate a prendere parte alle due fasi successiva della competizione, con le altre tre prove statiche e le altrettante dinamiche.

Nelle prove statiche vengono valutati diversi aspetti del progetto della monoposto. La CSR02 dell’UniPR, assieme a tutte le altre monoposto che partecipano agli eventi di Formula SAE, dovrà sottostare alla Cost Analysis, alla Business Plan Presentation ed all’Engineering Design. “Non sono prove semplici” – torna a spiegarmi Marco “Perché la giuria fa in modo di andare sempre più nel dettaglio man mano che riceve spiegazioni. Ovviamente maggiore è il numero di domande a cui si risponde, maggiore sarà il punteggio ottenuto. Il fatto è che a volte, quando ci si trova di fronte a determinate giurie, ci si imbatte anche nell’emozione. Qualche anno fa, ad esempio, tra i giudici c’era Aldo Costa: immagina cosa ti possa passare nella testa mentre cerchi di convincere il padre delle Mercedes degli ultimi anni che la scelta tecnica che hai fatto è giusta…“. Nel corso delle tre prove ciascuna squadra dovrà esporre alla giuria i costi del progetto, l’organizzazione e la pianificazione dello stesso, dimostrandone l’eventuale fattibilità dal punto di vista del mercato. Ovviamente in questa fase aiutano parecchio eventuali accordi di collaborazione raggiunti con aziende locali (l’UniPR, ad esempio, lavora il carbonio da Bercella), di modo tale che le squadre possano dimostrare di aver realizzato un prototipo funzionante spendendo la minor cifra possibile. Cosa, quest’ultima, che ad alcuni riesce facile e che ad altri invece non riesce affatto. “In questa fase della competizione molto spesso sono i team che non ti aspetti a fare la differenza” – mi spiega Marco – “Ad esempio università asiatiche o dell’Est Europa, che magari si presentano con tecnologie non esattamente all’avanguardia ma che comunque, a fronte di una spesa bassa, permettono loro di avere una macchina funzionante. In questa fase hanno punteggi alti, ma poi nelle prove dinamiche perdono parecchio. Tutto il contrario di quello che invece accade ad altri atenei, stando a quello che aggiunge Michele Majavacchi, il Responsabile del Motore della CSR02: “Ci sono delle università che collaborano con colossi dell’automotive, e che possono permettersi di spendere 200.000 € per sviluppare un motore che verrà utilizzato esclusivamente sulla vettura di Formula SAE: è ovvio che vadano a picco nella classifica in queste prove basate sui costi, ma poi quegli investimenti pagano parecchio quando arriva il momento di scendere in pista. Noi cerchiamo di mantenere un buon livello medio in tutte le prove, ma c’è anche chi opta per delle strategie estreme”.

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© UniPR Racing Team

Tutto questo lo imparo mentre vago di qua e di là nel box, osservando attentamente i ragazzi ancora impegnati con gli ultimi ritocchi. Una cosa che mi ha colpito parecchio, della Formula SAE – e dell’UniPR nel caso specifico – è il grandissimo spirito di squadra che sembra trasudare da ogni dove, in quei piccoli box del Campus. C’è una collaborazione pazzesca tra tutti i membri della squadra, che si aiutano, si danno consigli, fanno notare eventuali imperfezioni e sono i primi a prodigarsi per eliminarle, si supportano se qualcosa non va. Il tutto con il sorriso sulle labbra, a stemperare una tensione che cresce man mano che diminuiscono le ore che separano i ragazzi dell’UniPR dalla presentazione ufficiale della CSR02. Che, poco dopo le 15:00, viene letteralmente sollevata di peso in tutti i suoi 220 kg di carbonio, alluminio, cromo molibdeno e via dicendo, e viene caricata nel furgone, pronta per dirigersi all’Autodromo Riccardo Paletti di Varano de’ Melegari.

Durante il tragitto, il solito Marco, assieme a Stefano Francavilla – uno dei ragazzi che curano l’aerodinamica della vettura – e Federico Tedaldi – Responsabile dell’Elettronica -, mi raccontano qualcosa di più sulle prove dinamiche, terzo ed ultimo scoglio che le vetture di Formula SAE devono affrontare durante ogni evento. La prima, molto semplice, è l’Acceleration, durante la quale le monoposto hanno a disposizione 4 tentativi (2 per ciascun pilota) per coprire nel minor tempo possibile una distanza di 75 m. La seconda è invece lo Skid-Pad, ovvero una prova cronometrata che si svolge su un tracciato composto da due cerchi posizionati in una sorta di figura ad otto: i piloti devono entrare in uno dei due tondi, completare un giro, effettuarne un secondo – stavolta cronometrato -, immettersi nel secondo tondo e ripetere la stessa procedura. Il punteggio più alto lo ottiene, ancora una volta, chi impiega meno tempo. “Ma fare le cose troppo di fretta può essere controproducente” – mi spiega Federico – “Lo scorso anno in parecchi nel cambio di cerchio hanno colpito diversi coni di delimitazione, ciascuno dei quali ti vale 3 decimi da aggiungere al crono finale”. La terza prova è invece l’Autocross, nella quale le vetture di Formula SAE si lanciano per due giri cronometrati lungo un circuito disegnato dai coni – il cui abbattimento comporta anche in questo caso una penalità -, con il punteggio più alto che anche qui viene assegnato alla squadra che abbia fatto segnare il tempo più basso. La quarta ed ultima prova, infine, è la temutissima Endurance / Efficiency, che per moltissimi team (“Le Università italiane, Parma compresa, l’anno scorso erano piazzate molto bene in classifica. Poi però è iniziata l’Endurance…, mi dice Stefano, lasciando ben poco spazio alla mia immaginazione) rappresenta quasi uno scoglio insormontabile. Le vetture di Formula SAE scendono in pista su un tracciato dalle caratteristiche molto simili a quello che ospita la prova di Autocross, ma stavolta, al posto dei 2 giri da completare, ci sono 22 km da percorrere. 22 km nei quali tra l’altro non è consentito effettuare nessun tipo di intervento sulla macchina, alla quale è permesso fermarsi in Pit Lane solamente per effettuare il cambio pilota obbligatorio. Parte del punteggio di questa prova è assegnato, ancora una volta, sulla base del tempo effettuato per completarla: più basso sarà il crono, maggiore sarà il numero di punti assegnati. L’altra parte dello score, invece, sarà data appunto dalla valutazione dell'”Efficiency”, dell’efficienza della vettura, calcolata sulla base dei litri di benzina usati e sui kg di CO2 emessi. “Anche qui c’è chi opta per delle strategie differenziate” – mi spiega Andrea Ferrarini, un altro dei ragazzi che si occupa del motore della CSR02, mentre dopo aver varcato i cancelli dell’Autodromo di Varano si iniziano a preparare i due box nei quali avrà luogo la presentazione dell’auto – “Alcune squadre puntano a fare una prima parte di gara molto spinta, per accumulare vantaggio, e poi gestire il consumo nella seconda parte della prova. Noi di Parma con il nostro monocilindrico siamo stati i migliori dal punto di vista della Fuel Consumption nel 2016, ma a livello prestazionale abbiamo pagato un po’ rispetto a chi ha più budget di noi (le sovracitate università da 200.000 € di sviluppo, ndr).

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© UniPR Racing Team

Poi la presentazione ha ufficialmente inizio, con Lorenzo Cavalieri e Marco Di Mola – rispettivamente Team Leader e Team Manager dell’UniPR – che iniziano ad esporre ai presenti cosa sia la Formula SAE, la storia del team dell’Università di Parma e quali siano le caratteristiche principali della loro ultima creazione. Lorenzo e Marco non sono però i soli ad intervenire: quest’anno infatti l’UniPR ha instaurato una collaborazione con i ragazzi dell’ITS Maker – l’Istituto Superiore Meccanica, Meccatronica, Motoristica e Packaging dell’Emilia Romagna – per la realizzazione di un nuovo volante in carbonio, creato per sostituire quello che aveva equipaggiato la vettura dell’anno precedente. “Il vantaggio del vecchio volante era il suo diametro ridotto” – mi spiega Andrea Sacconi, che oltre ad occuparsi del telaio è anche uno dei piloti del team – “Ma forse lo era fin troppo. Nell’Endurance infatti dopo i primi km abbiamo iniziato ad avere delle difficoltà con la maneggevolezza, visto che lo spazio per i pollici era estremamente ridotto e facevamo fatica a girare completamente il volante nelle curve strette. Di qui dunque la volontà di coinvolgere un’altra realtà nel progetto, con i creatori dei due volanti che hanno esposto le loro creazioni durante l’evento di presentazione della CSR02 poco prima che i veli venissero definitivamente tolti alla vettura dell’UniPR.

Che, una volta svelata e completa di tutte le appendici aerodinamiche, non smette neppure per un istante di essere guardata con soddisfazione dai ragazzi del team, consapevoli che mesi di sforzi hanno dato alla luce quel gioiellino azzurro e nero che hanno davanti agli occhi. Poi, a conclusione dell’evento, la verifica finale: un breve shakedown tra le curve di un circuito disegnato dai coni certifica definitivamente che la CSR02 non è solo bella, ma anche funzionante. I ragazzi del team si scambiano sorrisi, si fanno i complimenti, si rendono conto che tutti quei mesi trascorsi nei box del Campus o dietro allo schermo di un PC hanno portato a creare quella che, nel proprio piccolo, è un’auto da corsa.

E così, mentre il sole tramonta sull’Autodromo di Varano, l’atmosfera che si respira nei box dell’UniPR è bellissima. I ragazzi del team sanno che la sfida, quella vera, inizierà di lì a poco: la CSR02 dovrà infatti dimostrarsi non solo bella e funzionante, ma anche veloce ed affidabile. Ma la fiducia nel proprio lavoro e in quello dei compagni di squadra è enorme, e nessuno – e sottolineo, nessuno – ha dei dubbi sull’esito positivo della gara.

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Anche perché, mentre tutti i ragazzi dell’UniPR – che ringrazio uno ad uno per questa esperienza – si schierano nella Pit Lane del Riccardo Paletti di Varano per la foto di rito -, mi ritrovo a pensare che probabilmente a prescindere da come andrà la gara sono tutti consapevoli di aver vissuto un’esperienza fantastica. Hanno imparato a lavorare come una squadra, hanno imparato a fidarsi gli uni degli altri, hanno imparato a superare ed appianare eventuali divergenze per conseguire un obiettivo comune, hanno imparato a condividere un sogno. Non credete a chi vi dice che la Formula SAE è solamente ingegneria. C’è anche ingegneria, è vero. C’è soprattutto ingegneria, è verissimo. Ma non c’è solo ingegneria. Nelle squadre di Formula SAE c’è un intero mondo da scoprire. Quindi fidatevi: se doveste averne la possibilità, entrate nei team.

Non ve ne pentirete.





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow