16 aprile 2017, Donington Park. E’ in corso la terza manche del secondo round stagionale della British F4 e Billy Monger, giovane pilota diciassettenne in forza al Team JHR, è impegnato in una rimonta dalle retrovie. E’ in scia a diverse auto che lo precedono, le tallona, le insegue da vicino. Forse da troppo vicino. E così, quando una delle monoposto davanti a lui scarta bruscamente verso sinistra per evitare la macchina di Patrik Pasma, rimasta ferma in pista a causa di un guasto tecnico, il giovane pilota inglese non fa in tempo ad imitare la manovra di chi lo precede.
L’impatto è violentissimo, straziante. Dall’onboard di Monger si vede come il retrotreno dell’auto di Pasma venga letteralmente disintegrato dall’impatto, la cui violenza rompe anche il piantone dello sterzo della F4 del 17enne britannico. Sono necessari 90 minuti per estrarre il corpo di Billy dalle lamiere contorte della sua vettura, e dopo una corsa folle in ospedale ed un lungo intervento arriva il fatidico e crudo verdetto: al giovane Monger dovranno essere amputate entrambe le gambe. Molti, dopo una disgrazia simile, si sarebbero probabilmente buttati giù. Ma i piloti, lo penso da tempo, sono gente strana. Non importa cosa il destino toglierà loro per impedirgli di correre: loro lo faranno comunque. Perché se una cosa è nella tua natura, semplicemente, non puoi vivere senza farla. E così Billy, sin dai giorni immediatamente successivi all’operazione, inizia a convivere con il proprio corpo con una consapevolezza che ci si aspetterebbe da una persona più matura, non da un ragazzo neppure maggiorenne. Billy sorride, sorride ovunque lo si veda. Ma soprattutto già inizia a pensare a come poter tornare in macchina.
“Ieri sono andato a trovarlo in ospedale. L’ho trovato sul letto che muoveva le mani per iniziare a capire come accelerare e frenare senza le gambe“, diceva ai microfoni di Motorsport.com uno degli uomini del Team JHR qualche mese fa. Segno che Monger, a smettere di fare il pilota, forse non ci ha pensato neppure per un secondo. Ha soltanto atteso che i tempi fossero maturi, che la sua riabilitazione proseguisse e che si presentasse l’occasione giusta per un ritorno “soft” sull’asfalto di un circuito. Un’occasione che ieri, 4 luglio, si è materializzata sotto forma di una Volkswagen Beetle della Fun Cup, che il Team BRIT ha modificato appositamente per i piloti disabili.
First time back in a car, it's been to long???????? #billywhizz #imback pic.twitter.com/JZbiSxRYkH
— billywhizz (@BillyMonger) July 4, 2017
“E’ stato davvero bello tornare dietro ad un volante” – ha dichiarato Monger al termine della giornata di prove a Brands Hatch – “e voglio ringraziare il Team BRIT per avermi dato questa splendida opportunità che non vedo l’ora di ripetere. Oggi ho provato diversi volanti, ed ho deciso quale usare in caso di corsa. Ora si tratterà di perfezionare la tecnica, di modo tale da poter stare davanti quando tornerò a correre“.
Perché in programma potrebbe esserci una partecipazione con il Team BRIT proprio alla Fun Cup. “Lo scopo del nostro Team è quello di dare l’opportunità di correre a ragazzi con qualsiasi genere di disabilità“ – ha detto il fondatore della squadra, Dave Player – “L’obiettivo di oggi era quello di riportare in pista Billy per la prima volta, il prossimo passo sarà fargli ottenere di nuovo la licenza“.
Una licenza che per Billy Monger potrebbe essere fondamentale per il futuro. Ricordate Frederic Sausset, il pilota quadriamputato che a bordo di una Morgan della Classe LMP2 ha chiuso in 36esima posizione assoluta la 24 Ore di Le Mans 2016? Ecco, lui e Monger pare abbiano in mente un ambizioso progetto: affrontare, nel 2020, la gara di durata più famosa del mondo formando un team di soli piloti disabili, che andrebbe ad occupare il famoso garage #84 che a Le Mans accoglie i progetti – umani e tecnici – più particolari. E chissà che il terzo pilota di questo equipaggio non possa essere quel noto triatleta italiano che oltre ad andare forte sulla sua handbike va ancora fortissimo anche con le BMW…