Se sono arrivate un po’ in ritardo quelle della F1 non sarebbe potuto accadere diversamente per quelle della MotoGP. Ma tanto, siccome siamo comunque in clima motomondiale visto che si sta già correndo al Sachsenring, va bene pubblicarle anche oggi. Per augurarvi un inizio di weekend, dai. Buona lettura.
VALENTINO ROSSI – 10. Neanche la Penelope dell’Odissea ha impiegato tutto il tempo che ci ha messo la Yamaha per sistemare un telaio. Dopo 7 GP in cui Valentino ha trascorso il weekend a fare le poste al box Tech3 per controllare se qualcuno avesse mai lasciato lì un telaio 2016 inutilizzato, la Casa di Iwata ha cominciato a tornare a delle soluzioni dello scorso anno. Il risultato è eccezionale: Valentino infatti, per la prima volta in questo 2017, supera i 10° di piega in curva e riesce a concludere in rettilineo in quinta marcia non avendo perso 25″ in attesa che finisse di spinnare la gomma. La sua è una gran gara, peccato si lasci andare a quelle dichiarazioni post GP: sua è infatti la frase “Mi è semblato di vedele un matto” riferita a Zarco, che visto il luogo della corsa è stato da tutti visto come quel famoso gatto bianco e nero dei cartoni che cerca sempre, per l’appunto, di prendere un canarino. TT & SILVESTRO
DANILO PETRUCCI – 8. Inizia il weekend facendo una pessima figura con Dani Pedrosa, visto che avendo saputo di correre nei Paesi Bassi il buon Danilo ha chiesto al #26 se fosse contento di correre nuovamente sul circuito di casa. Le cose migliorano nettamente quando, dopo aver depredato 8 Coffe Shop consecutivi, cala giù talmente tanti funghetti da credere di essere diventato un fungo anch’esso: da definizione quindi non appena inizia a cadere la pioggia comincia a crescere e non si ferma più. Anche lui fa una grande gara, ma anche lui come Valentino non prende benissimo il gesto di un suo collega, reo di non essersi spostato in tempo mentre Danilo arrivava roteando catene infuocate e calando porconi altisonanti. E’ stato bravo però nelle interviste a non scadere nella volgarità, limitandosi a dire che per il nervosismo era in una situazione simile a quella della tipica costruzione olandese, i mulini, quando tira molto vento. “MI GIRANO LE PALE”
MARC MARQUEZ & CAL CRUTCHLOW – 8,5. Dopo che il #93 ha saputo della postilla sul suo contratto che lo costringe a ripagare i telai demoliti – cosa che dopo Barcellona lo ha costretto a ridare indietro ad HRC lo stipendio fino al 2015 – e dopo che Cal nel suo rinnovo ha messo nero su bianco la sua volontà di non piegarne uno a weekend, i due alfieri di Honda in questo GP se la cavano egregiamente. Bullizzano tremendamente il povero Dovi, con Marquez che lo spinge a girarsi da una parte e Crutchlow che rifila un coppino arrivando dall’altra, con Cecchinello e Suppo che in quei giri in cui sono stati in lotta hanno imparato a pregare anche in olandese pur di non vederli spalmati fuori entrambi. Alla fine però la loro è una bella gara, e la motivano dicendo di essersi lasciati ispirare dai tanti pittori che hanno popolato storicamente l’Olanda. In particolare, i due hanno detto di essere stati colpiti da una particolare tecnica in cui vengono utilizzati colori che permettono, a loro dire, di fare drift sul bagnato. L’impressione però è che sia Marc che Cal abbiano leggermente frainteso il nome di quella tecnica. GLI ACQUARALLY
ANDREA DOVIZIOSO – 7. Dopo la doppia vittoria atterra in Olanda carico come una molla, ma ci impiega due sessioni di FP per capire che stare nel raggio di 4 metri da Danilo Petrucci in questo weekend non è esattamente raccomandabile. Fa affidamento però su quelle poche gocce di pioggia per far raffreddare i bollori del #9, e allora prende coraggio e si getta nella mischia. A contatto con due tipi tranquilli come Marquez e Petrucci fa sudare così tanto gli uomini del Box Ducati da far trasformare a fine gara Ciabatti in Infraditi, ma il vero brivido l’ha fatto provare a mezza galassia quando ha deciso di tentare l’inizio di una carriera da barbiere rischiando di scotennare il malcapitato Vinales, lisciato per un soffio. A fine gara, per sdrammatizzare, pare che si accompagnasse proprio con Maverick nel paddock intonando una nota canzone di Lucio Dalla, adattata per l’occasione. CARO AMICO TI SCHIVO
ANDREA IANNONE – 60°. Infastidito dalle vittorie ottenute dal suo compagno di squadra, Andveino arriva in Olanda con in mente un solo obiettivo: fiocinare il #04. Con quella pillola di Viagra su due ruote che si ritrova sotto al sedere il #29 parte fortissimo, e dopo aver seminato il terrore in tutta l’Olanda arriva finalmente vicino al suo obiettivo, con Dall’Igna che dal Box già era pronto con 4 calendari in mano per affrontare le conseguenze di un eventuale cappottone del Dovi. Ma l’unico tentativo di Andveino non va a buon fine, e nel frattempo la sua Giesseics-evveevve ha mangiato più gomme di quanto non facesse Cafù mentre giocava. Almeno però potrà dare la colpa della sua brutta prestazione alle Michelin e non alla squadra, con la quale pare ci sia stato un fraintendimento. Andvea infatti aveva chiesto che gli portassero un vecchio parente che abitava vicino al circuito, mentre gli uomini Suzuki hanno capito tutt’altro e gli hanno fatto trovare nel box una borraccia piena di un certo tipo di alcool, che ha offuscato pian piano i sensi del #29 e lo ha spedito indietro in classifica. ASSEN-ZIO
JOHANN ZARCO – 5 ROSSO. Lui per calarsi meglio nel folleggiante clima olandese era arrivato ad Assen già completamente steso. Il problema è che giungendo orizzontale in Olanda, si convince che la bandiera dei Paesi Bassi altro non sia che un tricolore francese attaccato male, e da quel momento in poi corre esaltato come se fosse il GP di casa. Si rende conto di stare esagerando un po’ nella lotta contro Rossi quando, dopo aver toccato il #46, il bestemmione simultaneo calato da mezza Italia non gli ha fatto incrinare il cupolino, dopodiché non appena vede cadere un po’ d’acqua decide di fare una scommessa e puntare sulle Rain. La scelta si rivela sbagliata in maniera clamorosa, con il buon Johann che continua a vedere acqua sulla visiera solamente per via delle sputazze che gli inviano i tifosi del #46 sulle tribune. Comunque, dopo questo GP, nel Paddock quando vorranno intendere qualcuno che ha sfidato la sorte penseranno sicuramente un po’ a lui. GIOCO D’AZZARCO.
JORGE LORENZO – 69. Non appena il barometro ad Assen segna un tasso di umidità maggiore del 35% lui corre dentro il box a prendere galosce, impermeabile, salvagente ed ombrello, figurarsi quando dal cielo iniziano a piovere quei prodotti del demonio che l’uomo chiama “gocce d’acqua”. In gara si lamenta della poca visibilità dovuta all’acqua sollevata da quelli davanti a lui, ma qualcuno dovrebbe anche avvertirlo che la Medical Car con quattro ruote tira su molta più acqua. Finisce doppiato, ma c’è una spiegazione. Per svagarsi, pare che il Porfuera si sia recato al giovedì nel famoso quartiere a luci rosse di Amsterdam, dove avrebbe particolarmente apprezzato uno spettacolo di Lap Dance. Il #99, visto il luogo, ha pensato che la dicitura “+1 Lap” significasse l’aver diritto ad altri spogliarelli gratis. Per farvi capire quanto fosse eccitato dalla prospettiva, si dice che sia andato all’anagrafe per farsi cambiare il nome, pronto a far capire alle eventuali malcapitate donzelle quale sarebbe stato l’andazzo della serata. ORGE LORENZO
ALEX RINS – 9. Al ritorno da un infortunio, la sua utilità in gara è pari a quella di un impianto Dolby Surround 5.1 mentre si scorrono le pagine del Televideo. Si qualifica in vergognesima posizione e fa tutta la gara in distantesima piazza vicino a Lorenzo, del quale, con un colpo di genio, decide di copiare la strategia. Si ritrova così in gara con le Rain su un asfalto più asciutto della sabbia del Sahara, trovandosi a proprio agio sul circuito olandese come Trump alla Giornata Mondiale per la pace. Nota di merito però per l’incoscienza con cui si frappone tra Petrucci e la sua preda, riuscendo nel non facile intento di venire spedito al porto di Rotterdam con una sola carenata. Visto dov’era finito dopo la spallata presa dal #9, comunque, nel paddock pare sia stato coniato in suo onore un nuovo aggettivo per descrivere i piloti spediti nel ghiaione da un contatto con un collega. RINSABBIATO
MAVERICK VINALES – 6,5. Come detto più sopra, la Yamaha con il telaio nuovo sta provando a tornare allo stato in cui era nel 2016. Ed infatti, come nel 2016, la M1 con un pilota spagnolo sopra se la gioca sul bagnato con le Mahindra della Moto3, perdendo anche qualche decimino nel terzo settore. In gara stava rimontando bene, ma non appena vede quei nuvoloni neri che si addensano sul circuito il timore di dover di nuovo affrontare la pioggia è talmente elevato da spingerlo a trovare il modo più rapido per ritornare ai Box, ovvero tuonandosi fuori da solo. Certo è che il vantaggio in classifica accumulato nella prima parte del campionato è andato a farsi benedire, e di ciò se ne sono resi conto anche in Yamaha. Ecco perché a fine GP i suoi meccanici gli hanno regalato una maglia di Robin, famoso attaccante della nazionale di calcio olandese, per fargli capire cosa succede ai punti di vantaggio se si continua a correre così. VAN PERSIE