Will Power è tornato. E adesso ci sono tutti gli ingredienti per trasformare l’IndyCar Series 2017 nel campionato più combattuto degli ultimi anni. Quest’anno finora ci ha regalato colpi di scena e sorprese incredibili: dalla Honda in vantaggio al debutto di Alonso, vediamo assieme cosa ci manca e facciamo il punto di quel che abbiamo già avuto.
Sabato scorso si è disputata la 600 chilometri del Texas Motor Speedway. La corsa, molto travagliata, lo ha visto davanti a tutti dopo un incidente tra Sato e Dixon. I due piloti stavano battagliando quando il giapponese ha innescato una caution a pochi giri dalla fine. Davanti a tutti è quindi arrivato Will Power per il Team Penske, che imballa così il 31° successo in carriera.
La corsa non è stata priva di incidenti, come quello di Alexander Rossi al giro 37 o quello di Hinchcliffe nella confusione dei box. Altri crash degni di nota sono stati quelli di Helio Castroneves al giro 93 e poi il contatto tra Carpenter e Vautier alla ripartenza della successiva bandiera gialla (e Ed ha mostrato a tutti come si gestisce un 360° completo su un ovale). L’incidente più grande è stato però quello innescato da Hinchcliffe e Kanaan e che ha finito per coinvolgere Aleshin e i piloti di Coyne e Carpenter, e anche Munoz e Hunter-Reay. Tutti i piloti sono illesi.
Anche per questa serie di problemi a concludere la gara sono rimasti in 10, con Ed Carpenter, 11°, doppiato di 24 tornate. I piloti a pieni giri sono stati soltanto 6, e unicamente Conor Daly ha pagato un solo giro di ritardo dal leader.
Questa prima metà di stagione si chiude finalmente qui in Texas. La prossima gara si terrà tra quindici giorni a Road America: queste due settimane sono la prima boccata d’ossigeno dopo la lunga preparazione per la 500 miglia di Indianapolis. Al momento in testa alla classifica c’è ancora Scott Dixon con 326 lunghezze, ma nello spazio di una gara (50 punti negli States) ci sono altri sei piloti: Pagenaud, Sato, Castroneves, Power, Rahal, Newgarden. E poche briciole sotto c’è Kanaan.
In questa stagione si registra un certo equilibrio tra i motoristi, con la Honda in vantaggio. La Casa giapponese dispone infatti di 39 punti in più nella classifica costruttori e può puntare su una squadra di calibro come il Chip Ganassi Racing. Al momento le chances di Dixon di conquistare il quinto titolo sono buone ma con valori tecnici così bilanciati e le tendenze delle performance tanto fluide fare un azzardo è impossibile.
Alcuni dati appaiono sicuri: la Honda ha recuperato il gap e mantiene una superiorità sugli ovali lunghi. Va più in difficoltà invece quando si tratta di stradali e ovali corti (mentre ha vinto sui cittadini di St. Petersburg e Detroit). Proprio per questo le prossime gare potrebbero vedere i nipponici più in affanno: un’ottima notizia sia per Power sia per Pagenaud, alfieri del Penske-Chevy che vorrebbe rifarsi dopo un inizio stagione giù di corda. Per tacere di Josef Newgarden a caccia del colpaccio (e che a Toronto e in Iowa, prossime corse, ha già vinto in passato).
Tenta di consolidare la sua posizione e replicare il risultato del 2015. Ma ci riuscirà? Stiamo parlando di Graham Rahal, figlio d’arte e pilota del team del padre. Al momento naviga in 6^ posizione a quota 283 punti, dietro tutti i pezzi grossi che vorrebbero giocarsi l’iride. Ha vinto a Detroit ed è arrivato 4° in Texas, quindi le carte in regola ce l’ha. Ma dovrà vedersela col ritorno dei Penske. In particolare, se ci chiedessero di puntare un nichelino su chi si giocherà il titolo all’ultima gara, noi diremmo Scott Dixon, Will Power e Helio Castroneves, che quest’anno sembra molto costante (anche se non velocissimo). Voi che ne pensate?