E’ stata una lotta titanica, quella andata in scena al Montmelò tra Lewis Hamilton e Sebastian Vettel: gli alfieri di Mercedes e Ferrari hanno dato vita ad una battaglia senza quartiere per la vittoria, ed alla fine ad uscirne trionfante è stato il #44. Voti altissimi per entrambi dunque, ma nessuno dei due può davvero dire di aver fatto un weekend perfetto, a differenza di altri loro colleghi. Scopriamo insieme perché.
LEWIS HAMILTON – 9. Si prende Pole Position, vittoria e giro più veloce in gara al termine di un GP corso sempre al limite. Trae giovamento sia dalla presenza di Bottas davanti a Sebastian Vettel sia dalla VSC, ma lui e il suo muretto sono abilissimi nello sfruttare entrambe le situazioni ed una strategia rivelatasi, con il senno di poi, più efficace di quella Ferrari. Sarebbe da 10 per la vittoria e perché dalla prima curva non commette un errore che sia uno, ma l’incertezza in partenza ed il fatto che i secondi fatti perdere da Bottas a Vettel gli tornino utilissimi pesano un minimo sulla sua valutazione complessiva.
SEBASTIAN VETTEL – 9,5. Meriterebbe lo stesso voto di Hamilton perché anche il suo weekend non è del tutto perfetto – manca la vittoria -, ma credo che la sua prestazione abbia un peso specifico più elevato. Fulmina in partenza il #44, scava un solco importante nella prima fase, diventa funambolico quando è costretto a strappare la prima posizione dalle grinfie di Bottas e si immedesima in un muro insormontabile quando deve difendersi da Hamilton dopo il pit stop. Peccato per quella scelta strategica che non ha pagato, per il cinismo del muretto Mercedes e per quella VSC, altrimenti staremmo a parlare di un altro risultato.
DANIEL RICCIARDO – 6,5. Va a podio, ma il suo weekend è l’emblema dell’anonimato. In qualifica si piazza dietro Verstappen, poi in partenza, per strategia o per mancanza di mordente, si tiene ben lontano dai guai e a quel punto scompare. La sua RB è in un limbo che oscilla tra Mercedes e Ferrari e gli altri, e l’australiano nulla può per aumentarne la competitività. Certo è che, trofeo a parte, non può essere contento: i tre che si sono ritirati, con ogni probabilità, gli sarebbero finiti tutti davanti. E non è esattamente quello che ci si aspetterebbe da un pilota come lui.
SERGIO PEREZ – 10. 4° al traguardo, un punto dietro Kimi Raikkonen in classifica piloti: il tutto con una Force India, un’auto che nel corso dei test invernali era stata data in difficoltà. Parte bene, si tiene lontano dai guai, guida con costanza e velocità e va di nuovo a prendersi punti pesantissimi. Questa fase della sua carriera andrebbe incorniciata.
ESTEBAN OCON – 9. Nell’anno dei rookie – o dei quasi tali, visto che Ocon qualche GP nel 2016 l’ha fatto – il giovane francese è quello che sta impressionando più di tutti. Finisce di nuovo dietro a Perez, ma i distacchi non sono esorbitanti vista la differenza di esperienza tra i due. Teniamolo d’occhio: non si sa mai arrivi qualche chiamata da un top team nel futuro…
NICO HULKENBERG – 8,5. Cicca in maniera quasi inaspettata la qualifica ma poi, invertendo la tendenza dei primi GP dell’anno, si ritrova alla domenica mettendo in scena una gara solida e costante, conclusa ampiamente nei punti. Finisce dietro alle Force India, ma la monoposto della Casa francese è in netto miglioramento rispetto alla passata stagione: può ben sperare per il futuro.
CARLOS SAINZ – 7,5. Davanti al pubblico di casa ci teneva a fare una grande prestazione, e dopo una qualifica deludente direi che, almeno per lo spettacolo mostrato, ci sia riuscito. Troppo nervoso in alcune fasi della gara, quando sembra quasi pretendere che Magnussen si faccia da parte per farlo passare, ma possiamo perdonare i suoi gesti di stizza per via della giovane età e della trance agonistica di cui sembrava essere preda.
PASCAL WEHRLEIN – 10 E LODE. Monumentale. 8° con una Sauber mossa da una Power Unit vecchia di un anno è un qualcosa che andrebbe premiato quantomeno con una statua a grandezza naturale di fronte alla sede della Scuderia di Hinvil. Guida benissimo, si tiene dietro a fasi alterne le più performanti Toro Rosso di Sainz e Kvyat e centra un risultato insperato e meritatissimo. Altro manico da tenere d’occhio con una certa attenzione, ma diciamo che non lo scopriamo solamente oggi.
DANIIL KVYAT – 7. La Toro Rosso, come la cugina maggiore RedBull, non era a postissimo a Barcellona, e la sua gara – ma soprattutto la sua qualifica – lo dimostrano. Rimonta bene sfruttando anche il caos della prima curva, ed è arcigno sia nei confronti di Alonso che di Magnussen. Arriva dietro a Sainz, è vero, ma gli partiva parecchio più dietro: lo stesso voto, secondo me, può starci.
ROMAIN GROSJEAN – 5,5. Nelle FP le Haas avevano dato la sensazione di poter essere tranquillamente in zona punti, poi invece nel corso del weekend le due VF-17 si sono un po’ perse. Il francese chiude 10°, racimolando un punticino per via dei guai di chi gli è davanti, una gara decisamente anonima al termine di un weekend in cui ha forse commesso troppi errori, non ultimo quello durante il suo tentativo in Q2.
MARCUS ERICSSON – 7,5. Perché va detto che per poco il miracolo di portare una Sauber in zona punti non riusciva nemmeno a lui. Termina 11° una gara che però ha corso molto bene anche lui, non commettendo errori, gestendo bene il degrado delle gomme e tenendo anche un buon ritmo, viste le potenzialità della C36. Gli è mancato forse il guizzo finale.
FERNANDO ALONSO – 6,5. Voto “politico” per l’impresa titanica in qualifica e la gara condotta tristemente nelle retrovie. Partendo 7° ci si aspettava qualcosa di simile ad un miracolo, ma in partenza non riesce ad incidere come al solito e si ritrova lanciato nella ghiaia di Curva 2 da Felipe Massa. Finisce nel gruppone e a quel punto la sua gara, con una MCL32 non in perfette condizioni – qualcuno ha parlato di qualche problema al fondo causato dall’escursione fuori pista – e complice una non ottimale strategia a 3 soste, diventa quasi un calvario: scalda gli animi quando si toglie lo sfizio di sverniciare le due Williams nelle fasi finali della gara, ma viste le premesse del sabato è davvero poca cosa.
FELIPE MASSA – 6. Un altro di quei GP in cui la FW40 sembra fare tutto tranne che funzionare a dovere. Il brasiliano sembra in difficoltà sin dalle FP1, ed il prosieguo del weekend non fa altro che confermare questa sensazione. Chiude 13°, lontanissimo dalla zona punti, con una strategia a 3 soste (alla quale è costretto da una foratura) che non paga. In attesa di circuiti che possano essere forse più favorevoli alla monoposto di Grove.
KEVIN MAGNUSSEN – 7. Peccato. Stava correndo bene, finendo davanti a Grosjean e guadagnando punti iridati, quando la lotta contro Kvyat gli consegna una foratura a pochissimi giri dalla fine relegandolo alla 14esima piazza finale. E’ comunque in costante miglioramento rispetto alle prime deludenti uscite stagionali.
JOLYON PALMER – 3. 5 GP diversi, un unico risultato: Hulkenberg che lo annichilisce in qualsiasi situazione e condizione, facendolo sembrare ancora più lento di quello che realmente è. Lo ribadisco: deve svegliarsi, altrimenti questa stagione rischia di diventare per lui una tremenda umiliazione.
LANCE STROLL – 4. Qualche dubbio, lo ammetto, inizia a sorgere. Ok che la Williams non fosse un fulmine di guerra al Montmelò, ma il giovane canadese, è inutile negarlo, è in estrema difficoltà in questa sua fase di adattamento alla F1. Le prende di nuovo da Massa, sia in qualifica che in gara, ed è l’ultimo pilota a tagliare il traguardo nonostante la strategia a due soste che si rivela più efficace rispetto a quella a tre pit che viene scelta da chi gli è immediatamente davanti. Deludente.
VALTTERI BOTTAS – 7. Nell’incidente in Curva 1 non ha particolari responsabilità, perché la reazione della W08 è improvvisa e di certo non voluta, ma stavolta non aveva il ritmo per stare con Hamilton, Vettel e forse anche Raikkonen se il finlandese in rosso non fosse stato messo immediatamente fuori gioco. La sua gara viene rovinata dalla strategia del muretto Mercedes, che decide di sacrificarlo sull’altare della vittoria di Hamilton lasciandolo fuori con delle Soft usurate pur di provare a tenersi dietro Vettel. Poi le fiamme avvolgono la sua PU e la gara finisce lì, assieme alle speranze di un altro podio.
STOFFEL VANDOORNE – 3. Altro oggetto finora misterioso. Nel 2016 è stato presentato come il nuovo castigamatti, e invece il belga non riesce ancora a trovare la quadra, venendo di nuovo demolito nel confronto diretto da Alonso. Probabilmente inizia a soffrire l’ingombrante paragone con l’asturiano, e lo si intuisce anche dalla manovra difensiva assurda su Massa, che lo aveva ampiamente già affiancato. Sperduto.
MAX VERSTAPPEN – S.V. Volendo dare un voto al weekend, potremmo dargli un 7 per come si tiene dietro Ricciardo con autorità e per come, ancora una volta, stava seminando il panico in Curva 1 rischiando di passare clamorosamente 3° già in Curva 2. Poi la carambola innescata da Bottas lo mette fuori dai giochi prima del tempo, ed ora arriva Monaco, una pista con la quale lui storicamente non ha un bel rapporto. Vedremo se questo 2017 sarà più proficuo.
KIMI RAIKKONEN – S.V. Volendo anche qui valutare il weekend, si potrebbe dare un 6 per il buon passo gara messo in mostra – ma non per la qualifica – e per l’ottima partenza, che lo ha portato ad attaccare Bottas in Curva 1. Il #77 sarebbe stato infilato dal #7 senza particolari patemi d’animo, ma il destino ha deciso diversamente e ha fatto sbandare la W08 proprio quando al fianco della SF70-H c’era la RB13. Peccato, perché la sua assenza si sente eccome nel non avere un’altra arma da opporre ai giochi strategici della Mercedes. 10+, invece, per la combo cappellino + foto concessa al suo giovanissimo tifoso.