Le Yamaha più lente dei motorini dei Commissari di percorso, le Honda che sarebbero state in grado di far funzionare anche le gomme di pietra dei Flintstones, le Ducati che su una pista rettilinea come un cavatappi riescono a fare una gara decente. Sembrerebbe una dimensione parallela, ma poi Iannone e Crutchlow che si stendono ridanno tranquillità al mondo, consapevole di aver visto ancora una volta una gara della solita MotoGP. E dopo la solita gara, arrivano loro: le solite Pagelle Rimappate. Buona lettura.
DANI PEDROSA – 93. Voci di corridoio dicono che i Commissari di Jerez stiano ancora cercando di scrostare il #26 dalla carena della Honda di Camomillo per controllare se in realtà sotto non ci sia la calcomania del #93. Allo spegnimento dei semafori è talmente rapido che mentre gli altri stanno inserendo la terza marcia lui è già arrivato in Curva 4 del Montmelò, poi si esibisce in un cosplay eccezionale di Casper salutando la compagnia e apparendo negli schermi TV tante volte quante sono le gare in cui Iannone è finito al traguardo in questo 2017. Le lacrime sul podio hanno fatto piangere il 98% della popolazione mondiale causando un innalzamento di 10 metri del livello del mare, ma gli sono valsi anche un regalo. Pare infatti che, per celebrare al meglio l’avvenimento, un gruppo di suoi meccanici romani gli abbia regalato un bonsai di un certo tipo di albero che descrive alla perfezione, in romanesco, come il buon Dani sia andato sul podio. “SALICE PIANGENTE”
MARC MARQUEZ – 4. Atterra a Jerez memore del 2016 e pronto quindi a dover riscrivere 6 o 7 assunti della fisica pur di far rimanere la sua Honda vicino alle Yamaha. Sin dalle FP1 si rende però conto che le M1 sono agili a Jerez come un elefante in una vetreria di Murano, e decide che questo è il weekend giusto per riprendersi la vetta del Mondiale. Pur di stare davanti a Pedrosa prende un rischio talmente grande nelle qualifiche da far demolire all’istante il record di svenimenti simultanei in uno stesso luogo, con 3/4 del box HRC tramortiti. L’altro quarto che rimane vigile è pero bravissimo nell’acquistare l’85% della produzione spagnola di tranquillanti, che gli viene iniettato endovena per evitare disastri in gara. Ecco perché durante il GP si limita ad arrivare 2°, anche perché con quei punti è evidente cosa stia facendo nei confronti di Valentino in classifica mondiale. ROSSICCHIANDO IL VANTAGGIO
JORGE LORENZO – 86 MILLIBAR. A Jerez la Ducati non può andare forte per via del rettilineo cortissimo e delle continue curve veloci, e questo Jorge lo sa bene. Ecco perché, per dimenticare in anticipo quella che sarà un’altra gara pessima, arriva in circuito con più sangria che sangue nelle vene. Quella però è la svolta del weekend. Dall’Igna, stratega sopraffino, fa aggiungere qualche sprazzo di blu alla carena della GP17, e Jorge si convince di essere di nuovo in Yamaha. Con una scelta di gomme eseguita sulla base di un complicatissimo algoritmo – chiamato “Acculo Totale” -, il Ducatone danza tra i cordoli con la grazia di un rinoceronte, ma porta comunque il buon #99 sul podio. Podio sul quale Jorge arriva ormai sobrio, giusto in tempo per accorgersi che quella roba che sta sgorgando dagli occhi di Pedrosa altro non è che acqua. Pare che il Porfuera abbia addirittura chiesto al #26 un risarcimento per via dello spavento avuto per essersi trovato così vicino al mortifero liquido. DANI MORALI
JOHANN ZARCO – 8. In ogni GP i suoi meccanici lo vedono arrivare in pista con occhiaie sempre più grandi. Inizialmente si pensava ad una vita mondana particolarmente eccessiva, ma da Jerez iniziano a circolare voci strane. Sembra che in tutte le località finora toccate dalla MotoGP, nel corso dei weekend di gara, si aggiri nella notte una strana figura su una cavalcatura nera, con mantello, cappello e mascherina nera, intenta a sabotare le moto dei Team ufficiali per vendicare i soprusi delle Case sui team clienti, lasciati con le moto dell’anno prima. Ecco perché in gara sia Rossi che Vinales pare si siano ritrovati, dopo aver subito il suo sorpasso, una “Z” incisa sulla tuta e perché lui vada in giro per il Paddock presentandosi come Don Diego de la Vega. LA Z CHE VUOL DIRE ZARCO
MAVERICK VINALES – 33%. Se la prima delle Yamaha ufficiali è quella che arriva in poveresima posizione non c’è di che essere molto contenti dalle parti di Iwata. Causa la morte di 876 ingegneri nel mondo quando pronuncia la frase “La Ducati di Dovizioso mi andava via in percorrenza”, quando è uno dei tre principi della dinamica il fatto che “Ducati” e “velocità di percorrenza” siano due cose inaccostabili. A fine GP comunque non era disposto ad addossarsi interamente la colpa per un weekend fallimentare. Andava infatti in giro travestito da Massimo Troisi nel Paddock continuando a ripetere che lui, Yamaha e Michelin avrebbero diviso la responsabilità in parti uguali: “Trentatre, Trentatre e Trentatre!” diceva, adattando la pellicola di Troisi e Benigni all’occasione per indicare il suo stato d’animo affranto. NON JEREZTA CHE PIANGERE
VALENTINO ROSSI – 38″. Secondo alcune fonti, il #46 nazionale sarebbe in attesa dei giornalisti nel parco chiuso di Jerez per rilasciare le interviste post-gara, essendo sceso poco fa dalla sua M1. Mettendo in mostra angoli di piega degni di un Iveco Stralis munito di rimorchio, finisce la gara dietro a Petrucci, Espargarò e al carro attrezzi che riportava ai box la BMW M5 frantumata con perizia da Uncini nel pre-gara. Per risolvere comunque i suoi problemi, sembra che i suoi meccanici gli abbiano procurato una carta fedeltà del LiDL. Il motivo? Pare che abbiano frainteso cosa stesse dicendo Rossi, che forse ha utilizzato il termine sbagliato quando ha detto che la colpa era degli pneumatici che slittano soprattutto quando si torna a correre nel Vecchio Continente. EUROSPIN
ANDREA IANNONE – 4. Finora sulla sua Suzuki è a proprio agio come un cacciatore di frodo a un raduno del WWF, ma rifilando un po’ di mazzette a due-tre Commissari di pista si fa aprire i cancelletti del circuito per poter tagliare nel secondo settore del giro ed accedere così in Q2. Memore della sua falsa partenza, stavolta è saggio nell’agganciarsi con un rampino al codone di Pedrosa per farsi trainare fino alla terza posizione. Stava correndo bene, poi Vinales tenta di tuonarlo fuori pista e a quel punto Andveino non capisce più nulla. Si getta con perizia all’inseguimento del #25, e quando pensa di averlo a tiro lancia la sua GSX-RR a mo’ di Shuriken tentando di falciare lo spagnolo. Non riesce nell’intento perché sulla Suzuki anche il mirino non ha bilanciamento, ma non ha intenzione di farla passare liscia a Vinales. Pare infatti che il #25 abbia ricevuto una cartolina firmata “A. I.” da una famosa città spagnola, con la didascalia “A Le Mans la mia Suzuki per te sarà come questa città”. GRANADA
CAL CRUTCHLOW – 11%. Il cammello nella cruna dell’ago, il Milan in Europa League, Iannone sotto la bandiera a scacchi. Tutte cose che potrebbero sicuramente passare meno raramente di quanto non lo faccia un’ape dentro la tuta da motociclista. Per poco Cal non si frattura l’intero lato sinistro nel corpo per quante legnate si tira nel tentativo di togliersi di torno l’infingardo insetto, ed è per via del braccio sinistro ancora indolenzito per via delle fucilate tirate che si stende nella via di fuga, rotolando in maniera armoniosa. Sembra comunque averla presa con filosofia: ai giornalisti che gli chiedevano infatti di descrivere il suo weekend, lui offriva un drink. Il tutto perché secondo lui il nome di quella famosa bevanda da aperitivi era in grado di sintetizzare al massimo sia l’insetto, sia il rotolamento. APE ROLL
JACK MILLER & ALVARO BAUTISTA – 70 KG. L’ultima constatazione così amichevole vista in terra iberica è stata quella tra gli spagnoli e gli arabi, visto che in entrambi i casi parliamo di un Cid. Da premiare comunque il gesto tecnico di entrambi: prima quello di Alvaro – che però deve migliorare: le cannonate si tirano a favore di telecamere, non in incognito che diamine – che tuona fuori Miller, poi quello di Jack che vede la sabbia e in preda ai fumi dell’ira prende la Ducati a mo’ di Super Santos. Il chiarimento tra i due è sembrata una discussione piuttosto accesa, ma in realtà sono stati fraintesi: era infatti semplicemente un modo per dire che entrambi avevano dimenticato il passato e che si stavano già concentrando per la prossima gara. Solo che l’hanno fatto mettendo in pratica quell’espressione che solitamente indica l’inizio di una colluttazione, ecco tutto. “PASSIAMO A LE MANS”
TAKUYA TSUDA – 17. In Suzuki hanno raccontato in giro di aver portato in Spagna il loro pilota collaudatore, ma la verità è che pare si siano affidati ad un cuoco di un ristorante sushi nei pressi di Jerez che avevano visto ruotare bene il coltello nel polso. Il buon Takuya in gara girava talmente piano da far chiedere agli spettatori se quella cosa azzurra immobile con la scritta “Rizla” fosse un cartellone pubblicitario finito in mezzo alla pista o la sua GSX-RR. Non va però sottovalutata la sua impresa: riuscire a beccarsi 19″ da questo Sam Lowes è opera che richiede un certo impegno. Ecco perché, complice il caldo di Jerez, a fine gara gli uomini Suzuki lo hanno iniziato a chiamare in un modo più adatto per descrivere la sua eccessiva sudorazione, causata dall’immane impegno in pista. TSUDATACCIA