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Terminato il Rally Argentina che ha sicuramente rappresentato una delle gare più belle della stagione, tra favoriti in ritardo, panorami mozzafiato e la vittoria decisa sul filo dei decimi di secondo durante la Power Stage, è giunto il tempo di fare un bilancio: alcuni hanno deluso non poco, ma nel complesso buona parte della griglia si merita una sufficienza o anche qualcosa di più…

THIERRY NEUVILLE – 10. Dopo aver dominato senza appello la gara in Corsica, ci si aspettava che il belga potesse essere quantomeno tra i favoriti in Sudamerica: la terza posizione con un minuto di ritardo di venerdì sera non era un dato completamente negativo, ma la rimonta che è seguita costituisce un evento da annali. Certo, recuperare su Evans non è come farlo su Ogier, ma prova dopo prova il vantaggio del pilota Ford è sceso fino a 6 decimi alla vigilia della Power Stage. Lì si è decisa la corsa: Evans ha rischiato di buttare la gara in un’intraversata all’imbocco di un ponte, Neuville è stato perfetto, guadagnando il secondo abbondante che gli serviva per vincere. Thierry colpisce ancora!

ELFYN EVANS – 10. L’anno scorso era su una R5. Basterebbe questo ad etichettare l’impresa del gallese, da tutti annoverato come una delle persone più umili ed alla mano del Mondiale, nel 2016 retrocesso al WRC-2 dopo due stagioni con poche gioie e tante sofferenze in M-Sport. Nonostante ciò, sfrutta la notevole crescita di prestazione delle sue gomme DMACK per volare venerdì, salvo poi venire colpito da ogni genere di sfortuna sabato: una foratura nella mattinata e la perdita del diffusore nel pomeriggio fanno avvicinare Neuville. Aggiungiamo la sicura tensione che avrà provato avvicinandosi alla prima vittoria in carriera, e la frittata è fatta. Rimango dell’idea che, per vederlo trionfare, sarà solo questione di tempo. Provaci ancora Elfyn!

OTT TANAK – 8.5. Battere Ogier è molto difficile per tutti, farlo a pari macchina lo è ancora di più, surclassarlo è quasi impossibile. Ebbene, questo weekend l’estone è riuscito a rifilare quasi un minuto al Campione del Mondo in carica nonché leader del Mondiale a bordo della sua stessa Ford Fiesta WRC. Certamente il fatto di non dover partire per primo è stato di aiuto, certamente la sabbia argentina si adatta molto meglio al suo stile di guida che a quello del francese, ma in Sudamerica la differenza tra lui e il suo caposquadra è stata grande. Gli manca solo la vittoria.

SEBASTIEN OGIER – 7.5. Arrivare al traguardo, in quarta posizione, è qualcosa che molti piloti del WRC riescono a fare. Riuscirci a bordo di una macchina ancora non totalmente capita, il cui assetto è stato ripetutamente sbagliato lungo tutto l’arco del weekend, soffrendo per una guida molto precisa che non paga affatto sui terreni argentini, è da Ogier. Insomma, anche se è stata la prima corsa terminata giù dal podio per il francese, riuscire a limitare i danni in questa maniera quando pare andare tutto male è da fuoriclasse assoluto (non che nessuno abbia mai dubitato che lui lo sia). Quello che si è capito da questa gara è la ragione per cui, a distanza di anni, l’Argentina è l’unica gara dove il francese non ha mai trionfato. Tabù.

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JARI-MATTI LATVALA – 8. Ribadiamo l’analisi che abbiamo fatto l’ultima volta: questo è il miglior Latvala della sua carriera. È costante come non era mai stato, non sbaglia niente, guida bene, non si innervosisce neanche venerdì pomeriggio, quando prima gli si surriscalda il motore e poi buca una gomma… insomma, se è ancora secondo nel Mondiale qualche motivo ci sarà! Tale motivo sicuramente non è il mezzo, dimostratosi ancora una volta molto debole rispetto alla concorrenza su sterrato, ma un pilota che pare aver finalmente trovato la quadra per la sua carriera. Certo, se la Toyota andasse un po’ di più male non sarebbe. Paziente.

HAYDEN PADDON – 6. Si cappotta durante la PS 2, dicendo addio alla zona podio ancor prima di poter dire “Argentina”. Questo in teoria basterebbe per un’insufficienza ma il neozelandese, con un po’ di fortuna, riesce a recuperare la strada in pochi minuti, tornando in corsa per i punti; quantomeno ci prova, spingendo molto e arrivando anche a prendersi una speciale, ma il distacco dal primo gruppo è ormai troppo marcato. Beffato nel finale quando, avendo l’occasione di raccogliere punti bonus dalla Power Stage, perde il servosterzo. Cappottato e mazziato.

JUHO HANNINEN – 6.5. Di incoraggiamento. Si tratta di un voto dato sulla fiducia, a causa dei problemi al motore che lo hanno rallentato per tutto il weekend. Si fa notare poco, per sua fortuna visto che spesso le sue inquadrature coincidevano con una Toyota piantata contro un tronco, ma perde regolarmente dai primi fino a trovarsi dietro anche a Paddon. Premiamo il fatto che, per la seconda volta in stagione, è arrivato al traguardo senza utilizzare il Rally 2. Surriscaldato.

DANI SORDO – 5. Lo spagnolo danneggia gravemente una sospensione lungo la PS 3 di venerdì, e le riparazioni gli fanno perdere una decina di minuti allontanandolo inevitabilmente dai suoi colleghi. Dopo questo niente di rilevante da segnalare per lo spagnolo, che trova il secondo weekend nero della sua stagione venendo beffato esattamente come Paddon: una foratura gli compromette di fatto la Power Stage, unica possibile occasione di redenzione. Invisibile (come Bertelli).

MADS OSTBERG – 5. Il norvegese stava facendo una bella gara, conducendo la propria Ford privata appena davanti a quella ufficiale di Sebastien Ogier. Ma un pilota come lui, che nonostante sia solo ventinovenne ha già un buon bagaglio di esperienza, non dovrebbe commettere errori come quello che lo ha spedito fuori gara sabato pomeriggio quando ha rotto una sospensione colpendo una roccia. Dopodiché non gli resta che spingere come un forsennato per recuperare la zona punti, ma ormai la frittata è fatta. Bravo… fino ad un certo punto.

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PONTUS TIDEMAND – 9. Le esitazioni dello svedese sembrano acqua passata, quest’anno Tidemand è più solido che mai e non teme neanche la concorrenza interna di quel Mikkelsen che ha conquistato ben 3 corse nella classe regina. Il punto in meno è per quella botta subita sabato mattina: alla fine non è successo niente, ma considerando che il suo vantaggio era già nell’ordine dei minuti essere costretti al ritiro in quel modo sarebbe stato terribile. Per il resto poco da dire, contro la scarna resistenza Sudamericana nel WRC-2 ha fatto gara a sé. Senza avversari.

CRAIG BREEN – S.V. Impossibile giudicare l’irlandese, giunto quindicesimo. Si ritira presto venerdì per un problema al cambio e sabato non prende nemmeno il via a causa di una perdita d’olio. Giustificabile la mancanza di passo di domenica: mentre gli altri avevano percorso ben 18 speciali, lui era solamente alla sesta! La fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo.

LORENZO BERTELLI – 5. Bertelli non è sicuramente annoverabile tra i talenti più fulgidi del WRC, ma quando è in giornata ci sa fare. Purtroppo in questo caso all’unico italiano nella top class mancano prima il motore poi il passo, fatto che lo fa sprofondare rapidamente fino in fondo alla zona punti. Infine, per una ragione tuttora non chiara, si ferma lungo la penultima speciale a coronare un fine settimana in cui, sostanzialmente, non si è visto. Impalpabile (come Sordo).

KRIS MEEKE – 2. Come gli assegni che Citroen ha dovuto staccare per coprire i danni del nordirlandese: prima si cappotta venerdì durante la quarta speciale, mentre era secondo, poi replica il sabato in maniera ancora più brutale, peraltro mentre non si stava giocando niente. Purtroppo (o per fortuna) la macchina è messa troppo male per essere riparata, ragion per cui Meeke segue l’ultima tappa dalla televisione del parco assistenza. È tornato quello di inizio stagione, e non va affatto bene. Meekappotto come prima.





Tags : Hyundai MotorsportRally di ArgentinaThierry NeuvillewrcWRC 2017
Michele Nicolini

The author Michele Nicolini

Nasco in Liguria durante il GP di Spa 1998 e, come era prevedibile, dimostro fin da subito una grande passione per qualsiasi cosa abbia delle ruote e un motore indipendentemente dalla categoria. Su Fuori Traiettoria mi occupo del mondo rallistico ma non solo, occasionalmente trattando altri ambiti.