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A Maverick Vinales non riesce il colpaccio nel giardino di casa di Marc Marquez, anzi è costretto al ritiro dopo una scivolata al secondo giro. Allora la vittoria se la gode El Cabroncito, ancora lui a dettare legge qui, da buon sceriffo. Il secondo posto è ad appannaggio di Valentino Rossi, che complice la caduta di Maverick agguanta la testa della classifica. Dani Pedrosa chiude il podio, con una bella gara in cui fa sudare sette camice a Marc nei primi 13 giri. Nuvole nere e dense invece nel box Ducati, dove un solitamente pacato Dovizioso si è lasciato sfuggire parole di disappunto verso il team. Vagiti di gioia a tinte tricolori in Moto2 e Moto3 con le vittorie di Fenati e Morbidelli, alla terza vittoria consecutiva.

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Nella mitologia dei nativi americani il coyote era un animale estremamente ricorrente, con connotati antropomorfi. Agiva da eroe picaresco, che con l’umorismo e arguti stratagemmi si ribellava alle convenzioni sociali, ma allo stesso tempo lo si riteneva il braccio destro del Grande Spirito. E così Valentino Rossi, un po’ guascone e un po’ finta patacca (o bronsa cuerta come si dice dalle mie parti) si è issato davanti a tutti. Non ha ancora vinto una gara in questo 2017, eppure tutti guardano Valentino dal basso. E’ il più pesante tra i piloti della Top Class, e dati Brembo alla mano è anche colui che sviluppa maggior potenza frenante in staccata. Due cose che assieme richiedono un’unica cosa: una gomma anteriore dalla carcassa molto rigida. Eppure in questo inizio di stagione la Michelin, secondo le suo nuove specifiche, ha portato delle gomme meno rigide che sembravano doverlo mettere in difficoltà più di altri. Più di chiunque altro.

E allora il Dottore, in attesa di momenti migliori, ha tirato fuori il suo vestito da formichina. Meglio sapersi accontentare e ridurre i rischi al minimo, piuttosto che segnare sulla tabella un zero pesante. Perché contro due flagelli di Dio come Marc e Maverick, ogni punto portato in cascina sarà fondamentale per puntare al decimo titolo griffato VR46. A Marc questa vittoria serviva come il pane. Dopo la scelta di gomme sbagliata in Qatar e la clamorosa caduta in Argentina, tutti gli occhi erano puntati su di lui: la terza gara stagionale poteva essere già un punto di non ritorno. Aver avuto la possibilità di rilanciarsi proprio qui è stata una manna. Nessuno più di lui sa interpretare questo circuito al meglio, e anche la Honda è stata davvero superlativa: tre RC 213-V nei primi 4 posti.

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Lo stesso Dani Pedrosa, grazie anche ad una partenza al fulmicotone delle sue, che da tanto non gli vedevamo fare, ha tenuto la testa per 8 giri. Per quasi altrettante tornate il buon Dani è riuscito poi a tenere il passo di Marquez, che in seguito è però scappato definitivamente, complice la scelta delle gomme. Doppia Hard per Marc, mix di Hard e Medium (anteriore) per Dani. Rossi ha invece capitalizzato al massimo la doppia Medium, riuscendo negli ultimi giri a girare sui tempi di Marc, il quale era però un ormai lontano miraggio da acciuffare. Ma anche Rossi ha rischiato, eccome! Non per colpa sua, colpa di un errore da novizio di Zarco, che poteva costare carissimo alla Yamaha.

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Nei primi giri Johann era nettamente il più veloce in pista. Arrivato quarto a pochi decimi da Rossi ha tentato un sorpasso ardito. Manovra tipica della Moto2, dove date le moto pressoché identiche si è costretti più ad agire d’impulso che a ragionare. Rossi è stato costretto ad una furbata: tagliare la curva. Se non l’avesse fatto, quasi sicuramente la gara di entrambi sarebbe finita lì. Si è visto così comminare una penalità di 3 decimi da scontare a fine gara. Penalità ritenuta ingiusta da molti piloti, tra i quali Marc e Dani, e di cui Zarco se ne assunto pienamente le colpe. La gara di Vinales si è conclusa nel peggiore dei modi, con una caduta al secondo giro, dopo una partenza infelice che l’aveva fatto piombare al 5° posto. “È stata una scivolata davvero strana – ha detto il Top Gun – purtroppo lo pneumatico non aveva lo stesso grip del mattino. Sono molto dispiaciuto, perché non riesco a spiegarmi la ragione di una simile caduta. Per tutto il weekend ho guidato nello stesso modo e non riesco a trovare una risposta a quanto accaduto.  Sarà importante valutare la gomma, perché fin dal primo giro scivolava tanto sulla sinistra, mentre sulla destra riuscivo ad essere veloce. L’assetto della Yamaha era lo stesso del warm-up.” Lasciando intendere che forse era una gomma difettata.

 

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Per quanto riguarda le dichiarazioni post podio, Marquez ha ammesso che “Non è stata una gara semplice come poteva sembrare da fuori. All’inizio ho cercato di mantenere la calma, consapevole della scelta della gomma. Non nego tra l’altro di avere accusato del chattering all’anteriore. Però sapevo che anche gli altri piloti si sarebbero dovuti confrontare con il degrado e così è stato. Sono felice – ha concluso – questo risultato mi avvicina alla vetta del Campionato”. Valentino si è rivelato contento dell’efficacia in gara della M1 di quest’anno: “Lo scorso anno riuscivo ad essere veloce sin da subito, ma nella seconda metà di gara ero in grossa difficoltà con il consumo della gomma. Quest’anno è il contrario, riesco ad essere molto veloce nella seconda parte di gara, senza però perdere troppo terreno all’inizio. La corsa è stata difficile però sono riuscito a rimanere agganciato alle Honda. Marc purtroppo è fuggito, però sapevo che Pedrosa avrebbe dovuto confrontarsi con il consumo della gomma media, proprio come me. Ho stretto i denti e sono riuscito a superarlo, adesso sono in testa al Campionato e felice del mio momento.” Un pizzico di amarezza per Dani, che nonostante si ritenga soddisfatto della prestazione, ha detto di essere dispiaciuto per non aver raggiunto la seconda posizione: “purtroppo nel finale ho avuto alcuni problemi con l’anteriore, rischiando tra l’altro di cadere in più occasioni sul lato destro (quello con la mescola più dura ndr).

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Le Ducati chiudono indietro, 6° e staccato di 14 secondi Dovizioso, 9° Lorenzo. E soprattutto da Andrea arrivano parole che non ti aspetti. “Questo GP è stato un disastro visti i risultati raggiunti in passato e le aspettative che c’erano qua in America. Peccato, perché speravo in qualcosa meglio, in particolare per quanto riguarda l’usura delle gomme. Stessa cosa per quanto riguarda la velocità, ma questo già lo sapevo: soffriamo gli stessi soliti problemi. Non c’è un piano ben preciso per risolvere la situazione e questo è l’aspetto più importante. Adesso è arrivato il momento di metterci seduti attorno ad un tavolo e parlare del futuro. Dal momento che siamo un team ufficiale non possiamo permetterci simili prestazioni. Dobbiamo parlare di tutto, a 360 gradi: ci sono diversi problemi che vanno risolti. Non avendo un piano sotto mano, non posso fare un pronostico di quanti mesi siano necessari per fare determinati cambiamenti.” Lorenzo invece considera buona la posizione finale “in confronto a Qatar e Argentina, c’è stata una buona progressione, peccato per il finale di gara.” Ha poi pronto un confronto, tra Ducati e Yamaha: “Yamaha è sempre stata ossessionata col telaio, in Ducati invece si è lavorato più sulla potenza motore e l’elettronica negli ultimi dieci anni. Dobbiamo lavorare per trovare telai differenti, cercando di girare meglio la moto in curva.”

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Ecco la classifica aggiornata, con Rossi primo a 56 punti, seguito da Vinales a 50. Poi Marquez a 38.

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Nelle classi “minori” sventola orgoglioso il tricolore. In Moto3 Fenati coglie una vittoria molto attesa. La gara si è corsa in due Manches. La prima partenza ha visto Canet a farla da padrone, con più di un secondo di vantaggio accumulato su tutti in 3 giri. Ma proprio al terzo giro vengono esposte le bandiere rosse a causa della caduta di Kaito Toba. Il pilota era rimasto sul tracciato in curva 14 e per cui la direzione gara ha deciso lo stop. Procedura di ‘quick start’ e gara ridotta a 12 giri, con griglia di partenza che non prenderà spunto dai tre giri precedenti di corsa ma dai risultati delle qualifiche. Sarà costretto a partire dai box Pagliani, che non è riuscito ad uscire in tempo dai box: alla riapertura della pit-lane i piloti hanno solo sessanta secondi di tempo per uscire dai box e partire per formare la griglia. Riprende parte alla corsa anche lo stesso Toba, che non aveva subito danni nella caduta. Alla ripartenza Fenati sin da subito si è messo a pressare Canet, nel tentativo di non farlo scappare. I due hanno iniziato ad allungare su Di Gianantonio, primo degli inseguitori, ma al 4° giro colpo di scena: caduta di Canet! Una caduta rovinosa, con il pilotino disarcionato dalla moto all’ultima curva. Da lì la gara non ha più subito scossoni in testa, con Fenati che è riuscito piano piano ad accumulare vantaggio su tutti e scappare, grazie ad una magistrale interpretazione delle splendide curve in successione del t1, dove tra l’altro aveva sverniciato due volte Canet nei primi giri. Nelle ultime tornate battaglia a 4 per i due restanti gradini del podio tra Bastianini, Bulega, Di Gianantonio e Martin. A spuntarla gli ultimi due.

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In Moto2 Franco Morbidelli centra la terza vittoria stagionale. Il brasiliano di Roma made in Tavullia risulta così a punteggio pieno dopo 3 gare nella classifica iridata. Cosa mai successa nella classe di mezzo da quando è stata istituita la Moto2. I primi 5 giri sono stati elettrizzanti, con continui sorpassi e controsorpassi tra il Morbido, A.Marquez e Pasini, che partiva 2°. A loro si aggiunge poi Luthi che si porta in 2/a posizione, mentre Franco è riuscito ad allungare leggermente su tutti. Al 9° giro cade Pasini, che era davvero al limite ma non voleva saperne di mollare il gruppo dei primi. Battaglia contro il cronometro tra Morbidelli e Luthi, che si strappano giro dopo giro lo scettro di più veloce in pista, ma il distacco non scende mai sotto il mezzo secondo. Marquez intanto perde terreno e viene superato da Nakagami e Oliveira. A tre giri dalla fine però Morbidelli  riesce a spingere ancora molto forte mentre Luthi molla il colpo. E così ancora Morbidelli taglia il traguardo per primo. Chiude sul gradino più basso del podio Nakagami. 4° Alex Marquez.

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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.