Secondo quanto riportato dalla testata Autocar, Porsche starebbe prendendo seriamente in considerazione l’idea di continuare a puntare in modo deciso sui motori endotermici anche nell’immediato futuro: i perché di un dietrofront che appare tanto forzato quanto necessario.
Il testacoda rischia di essere uno di quelli fatti d’urgenza, con le ruote che stridono e fumano e il motore che romba per sospingere l’auto nella stessa direzione da cui stava arrivando. Porsche, il marchio che non troppi anni fa dichiarava di poter arrivare al 2030 con una quota di auto elettriche vendute pari all’80% della propria produzione annuale, sarebbe alle prese con “decisioni concettuali” capaci di riscrivere il prossimo futuro dell’azienda. Che, improvvisamente, potrebbe vedere di nuovo tornare grandi protagonisti quei motori a combustione interna ormai dovunque demonizzati.
La notizia, circolata con discreta forza e senza alcun tipo di smentita già nel corso degli ultimi mesi dello scorso anno, ha ricominciato a rimbalzare in giro per il web attorno alla metà del mese di gennaio. In modo molto poco casuale, pochi giorni dopo la pubblicazione dei risultati commerciali ottenuti dal marchio di Stoccarda nell’anno solare 2024.
Di come siano andati sul fronte delle vendite gli ultimi 12 mesi per Porsche ne abbiamo parlato di recente sulle nostre pagine social, tramite un post che snocciolava un po’ di dati provenienti dal comunicato stampa del marchio. In mezzo a quel turbinio di numeri e percentuali due sono stati i valori che più hanno attirato la mia attenzione: quello legato al calo di vendite subito dalla Macan, uno dei modelli più remunerativi nella storia di Zuffenhausen, e quello riferito al crollo verticale avuto dalla Taycan, l’auto che ha inaugurato il corso full-electric del brand tedesco. Riporto qui le numeriche per questioni di comodità: il SUV entry-level ha incassato un -5% se paragonato al 2023, mentre la BEV ha incamerato un preoccupante -49% rispetto a quanto fatto registrare nei dodici mesi precedenti. È certamente vero che sui dati di entrambe le vetture abbia pesato la generale flessione avuta dai brand occidentali Premium in Cina, ma additare questo diffuso calo dei volumi come unica causa di simili risultati vorrebbe dire essere ciechi o stupidi.
Per fortuna di Porsche, dalle parti di Zuffenhausen e Stoccarda pare che per ciechi e stupidi non ci sia alcuno spazio. E dunque, per evitare di rovinare quanto di buono è stato fatto dal punto di vista economico sin dal giorno in cui è stata presentata la prima versione della Cayenne, si è deciso di pensare a una strategia alternativa a quella – fortemente improntata sulle vetture elettriche – tenuta in tempi recentissimi.
Al centro di questo riveduto e corretto piano d’azione ci sarebbe, udite udite, quel motore a combustione termica che i clienti di Porsche starebbero abbandonando sempre più malvolentieri. Le 18.278 Macan elettriche vendute in Europa nell’ultimo quadrimestre del 2024, pur rappresentando un atterraggio sui mercati abbastanza positivo, non lasciano del tutto tranquilli gli occupanti delle stanze dei bottoni di Porsche. “La nuova Macan elettrica ha avuto un buon impatto sul mercato” – ha dichiarato un anonimo insider ad Autocar – “Ma i risultati dovranno essere valutati più a lungo termine, tenendo conto di condizioni di mercato tutt’altro che certe”. A preoccupare è infatti l’andamento avuto dalle vendite della Taycan, dimezzatesi da un anno all’altro a causa sia dei dubbi che ancora regnano sovrani sulla mobilità elettrica sia della concorrenza sempre più spietata che viene fatta da più economici marchi – europei e non – sul fronte delle BEV. “La flessione delle vendite avuta dalla Taycan segnala nuove dinamiche di mercato” – ha spiegato ad Autocar l’anonimo insider – “Non possiamo più fare affidamento sulle nostre tradizionali analisi dedicate al comportamento dei consumatori”. I 20.836 esemplari di Taycan venduti da Porsche nell’intero 2024 sono pochi, e voci di corridoio che giungono dalla Germania con sempre maggiore insistenza ipotizzano che questi risultati commerciali possano avere delle conseguenze concrete anche sulle linee produttive. Un po’ come accaduto ad Audi a Bruxelles con gli impianti chiamati ad assemblare la Q8 e-tron, per intenderci.
L’elettrico, che noi da anni consideriamo una validissima alternativa per le esigenze di alcuni e non un’efficace soluzione per le necessità di tutti, non convince diversi tra i clienti di Porsche. Al punto che quest’ultima, contravvenendo a una pianificazione industriale che sembrava essere ormai irrimediabilmente tracciata, per bocca del suo Chief Financial Officer Lutsz Meschke ha fatto sapere di avere iniziato a valutare la possibilità di produrre la nuova Macan anche nelle versioni termiche o ibride. “Stiamo considerando la possibilità di equipaggiare alcune delle auto originariamente pensate come full-electric con motori ibridi o a combustione interna nel prossimo futuro” – ha detto Meschke – “Siamo alle prese con decisioni concettuali, ma ciò che è chiaro è che rimarremo legati ai motori endotermici per più tempo del previsto”. Se il futuro termico o ibrido di Panamera non è mai stato davvero messo in discussione, se la nuova generazione della Cayenne farebbe ancora in tempo a non vedere la luce in versione esclusivamente elettrica e se accostare la parola “elettrico” a un’icona come la 911 appare ancora oggi una bestemmia, a poter ricevere motorizzazioni termiche o ibride dovrebbero essere la già citata Macan e, soprattutto, le nuove versioni della serie 718.
Già, le nuove versioni della serie 718. Quelle che, completamente elettriche, avrebbero dovuto debuttare entro la fine del 2024 e il cui arrivo sul mercato è per ora rimandato a un momento imprecisato del 2025. Per mettere in difficoltà le Boxster e Cayman full-electric non è servito neppure attendere i risultati di vendita: lo sviluppo di entrambe le varianti della 718 è infatti alle prese con dei ritardi dovuti alle difficoltà economiche di Northvolt, società svedese che avrebbe dovuto rappresentare la risposta europea al monopolio delle aziende orientali sul fronte delle batterie. Fondata nel 2015 e salita alle luci della ribalta nel 2020, quando è riuscita ad attrarre enormi finanziamenti da parte di Volkswagen Group e Goldman Sachs e a firmare un importante contratto con BMW Group, la società con sede a Stoccolma nel corso degli ultimi quattro anni ha prima subito la risoluzione dell’appena citato contratto di BMW Group (per non essere riuscita a produrre i volumi di batterie concordati) e poi si è ritrovata ad affrontare grosse problematiche logistiche, occupazionali e di sicurezza. Ora l’azienda, che ha dichiarato la bancarotta negli USA e che secondo Forbes dispone di circa 30 milioni di dollari in liquidità a fronte di un debito complessivo di 5,8 miliardi di dollari, è sull’orlo del baratro. Lo stesso baratro dal quale Porsche sta invece cercando di allontanarsi a tutta forza lasciando ululare, chissà ancora per quanto, quei motori termici che tanti hanno fatto, fanno e faranno innamorare.