Dopo una 3 giorni molto difficile e carica di emozioni, è giunta al termine la 60esima edizione del Tour de Corse, dal 2015 nuovamente denominato Rally di Francia. Tra alcuni ottimi risultati si sono fatte notare diverse grandi delusioni, nonché alcune piacevoli sorprese. Ecco perché, per la prima volta da redattore di Fuori Traiettoria, ho deciso di portarvi il mio personale pagellino per riassumere il weekend conclusosi…
THIERRY NEUVILLE – 9,5. Il belga ha condotto con autorevolezza e grande maturità uno dei Rally migliori della sua carriera: finalmente libero dai propri fantasmi, non si è lasciato innervosire dal traguardo che diventava sempre più vicino mostrando, a partire dal Day 2, un passo sostanzialmente inavvicinabile per chiunque altro distanziando gli avversari più prossimi di quasi un minuto. Chissà, dati i distacchi allora molto ridotti, non è da escludersi che avrebbe potuto vincere anche senza il regalo della C3 del povero Meeke. Il mezzo voto in meno? Per l’evitabile piroetta senza conseguenze durante la PS 7: se fosse uscito di strada, oltre ai mezzi di soccorso sarebbe dovuto arrivare lo psicanalista. Bravo e, finalmente, fortunato.
SEBASTIEN OGIER – 9. Dopo l’uscita di scena della Citroen di testa, se abbiamo avuto una gara combattuta lo dobbiamo soprattutto al pluricampione del Mondo francese. Finché la sua Ford ha tenuto, ha provato a dare battaglia ad un Neuville comunque superiore per poi cedere la seconda piazza a Sordo alla penultima speciale, percorsa per metà con sole 2 ruote motrici. Ma proprio quando sembrava stesse per crollare si è ripreso, facendo segnare il secondo tempo assoluto nella Power Stage e scavalcando a sua volta lo spagnolo sul traguardo. 22 punti da un rally che sembrava non volergliene dare neanche uno, non sono affatto male. Mai domo.
DANI SORDO – 8. È perfettamente consapevole di essere giunto sul podio prevalentemente per gli errori ed i problemi di gente che, al momento, ne ha più di lui. Ma se per le rotture nessuno (o quasi) ci può far niente, mantenere un buon passo senza mai, e sottolineo mai, commettere un errore, è da pochi eletti, soprattutto in Corsica. Perde il titolo di miglior Hyundai nel campionato, ma lo fa con assoluta dignità, aiutando anche la causa della propria squadre con 15 importanti punti per la Classifica Costruttori. La costanza è la virtù dei Sordi.
JARI-MATTI LATVALA – 9. Il mezzo al momento non c’è. O meglio, dopo l’incredibile exploit svedese, in cui è stato molto importante il manico del pilota, la sua Toyota pare essere la più indietro del gruppo: una situazione difficile da gestire, soprattutto per un pilota da sempre incline ad errori come Latvala, che sicuramente inizierà ad innervosirsi e sbagliare, giusto? Sbagliatissimo! Il finlandese quest’inverno sembra rinato, forse rinvigorito dall’essersi scrollato di dosso l’ingombrante presenza di Ogier, ed ha governato alla perfezione una corsa difficilissima fino alla strepitosa Power Stage, in cui ha scavalcato Breen prendendosi anche 5 punti bonus. Cambiare si può!
CRAIG BREEN – 7,5. Ecco, lui finalmente il mezzo l’aveva… letteralmente, dopo essere stato costretto a saltare il Messico per una discutibile scelta tecnica. Mostra fin da subito un ritmo non alla pari con il più esperto compagno di squadra, ma comunque più che sufficiente per umiliare nuovamente il giovane Lefebvre, giusto per ristabilire qualche gerarchia forse poco chiara in casa Citroen. Il 5o posto finale, beffato da Latvala per un solo decimo e a pochi secondi dal podio, fa comunque piacere e porta altri 13 punti in cascina, che gli consentono di superare nuovamente Meeke nella generale. Un buon bentornato.
HAYDEN PADDON – 6. La sufficienza arriva per l’impegno e per aver comunque preso 8 punti… alla fine però c’è poco altro. Paddon conferma lo scarso feeling con le superfici asfaltate e rimedia distacchi importanti fin dalle prime speciali, che lo relegano in una terra di nessuno: troppo lontano dai primi, ma troppo veloce per le WRC-2. Il risultato è una gara completamente anonima, quasi rovinata da un incidente durante la Power Stage che comunque lo esclude dalla zona dei punti bonus. Meh…
ANDREAS MIKKELSEN – 10. Il punteggio pieno che non ho voluto dare a Neuville arriva per lui. Autore di una gara senza la minima imprecisione, il norvegese si conferma di un’altra categoria e, dopo il ritiro di Camilli, veleggia verso la vittoria con oltre un minuto di vantaggio da gestire sul secondo del WRC-2. Che altro dire? Fa male, molto male, vederlo costretto ad inseguire un contratto in un top team gareggiando in un campionato minore. Non è corretto ne’ per lui ne’ per questo sport. Bring back Andreas!
TEEMU SUNINEN – 7,5. Il talento c’è, la voglia pure, ci sono anche i contatti giusti: non ci sarebbe troppo da stupirsi se questo ragazzo, da tempo in orbita Toyota, esordisse su una Yaris ufficiale da qui a 2 anni e probabilmente, considerato chi la guida attualmente, questo fatto non sarebbe neanche così sbagliato. Suninen guida bene, venendo battuto solo da un fuoriclasse come Mikkelsen e tenendosi dietro una griglia di WRC-2 mai così folta negli ultimi rally. Certo, a pari macchina Camilli stava andando di più, ma non c’è gloria per chi non vede il traguardo. Promessa.
STEPHANE SARRAZIN – 10. Aspetta aspetta, dove l’ho già sentito… Questi i miei confusi pensieri quando, scrivendo l’articolo i venerdì pomeriggio lo vidi in decima piazza. Poi l’illuminazione: ma certo, è quello che corre nel WEC! Beh, parzialmente credo di essere scusato: mai e poi mai mi sarei aspettato di trovarmi un 4 volte secondo a Le Mans a disputare il Tour de Corse in forma privata, peraltro in maniera così competitiva. Ad ogni modo complimenti al 41enne francese che, con una prestazione maestosa si piazza virtualmente in terza posizione nella graduatoria virtuale WRC-2 (in cui non è classificato non essendo, per ovvi motivi, iscritto al campionato) in uno dei Rally più difficili dell’intera stagione. Poliedrico.
YOHAN ROSSEL – 7+. Classe 1995, questo giovane francese, partecipante a bordo di una Citroen DS3 R5 privata, ha sicuramente del talento. Certo, tra lui e la vetta della sua categoria ci sono oltre 4 minuti e mezzo, ma non dobbiamo dimenticare che in testa si è piazzato un certo Mikkelsen, un ragazzo con un po’ di esperienza in più. Grazie ai numerosi ritiri e incidenti, il terzo classificato reale della WRC-2 riesce anche a classificarsi decimo nella generale ottenendo un punto Overall: non male, soprattutto per un pilota promettente in cerca di visibilità. Il primo podio non si scorda mai.
OTT TANAK – 5. La gara dell’estone dura 2 prove speciali, durante le quali riesce brillantemente a tenere il ritmo di Neuville. Poi, durante la PS 3, l’uscita in un fosso compromette la sua corsa, rovinandola sul nascere: peccato, la velocità per stare con gli altri pareva esserci. Rientra sabato mattina con il Rally 2, ma ormai è tardi per rimediare e Tanak conclude mestamente 11esimo la prima gara senza punti della sua stagione, mantenendo comunque la quarta posizione nel Mondiale. Deluso.
ELFYN EVANS – 5. Dopo un Day 1 disastroso, condizionato fortemente dai problemi idraulici, il gallese è costretto alla rimonta furiosa nella giornata di sabato. Durante la PS 6 però, l’aver sottovalutato una scivolosa curva a sinistra gli fa fare la fine del Tanak. Si tratta dell’ennesima gara in cui Evans non è messo realmente in condizione di mostrare il proprio valore: prima i problemi di DMACK sulle superfici fredde, poi il motore, ora il sistema idraulico. Un po’ di nervosismo è più che comprensibile, però non dovrebbe sfogarlo in questo modo. Frustrato.
STEPHANE LEFEBVRE – 3. Altro weekend disastroso per il giovane francese che a differenza di Tanak, non mostra neanche di avere il passo prima di colpire un muretto e ritirarsi mestamente durante la PS 5. Difatti Lefebvre dopo le prime 4 prove era soltanto in nona posizione, oltre 2 minuti dietro alla vetta e soli 40 secondi davanti a Mikkelsen. Il fatto che il norvegese, che corre in una categoria inferiore (e che ha disputato la metà delle sue gare) abbia più punti Overall di lui fa riflettere e preoccupare. In crisi.
JUHO HANNINEN – 0. Se la gara di Lefebvre è stata poco soddisfacente da tutti i punti di vista, la resa di Hanninen è stata al limite dell’imbarazzante. Ricapitolando, il finnico va a sbattere durante la PS 1 causando un principio d’incendio sulla propria Toyota, rientra sabato con il Rally 2 e va nuovamente a sbattere domenica mattina durante la PS 9, peraltro inutile visto che non si stava giocando posizioni a punti e che l’unica possibilità di ottenerne sarebbe arrivata durante la successiva Power Stage. Va bene tutto, va bene essere premiati per il fondamentale ruolo di collaudatore, ma una top 10 in 4 gare è un bollettino francamente imbarazzante, specie paragonato con il secondo posto nel Mondiale di Latvala. Inadeguato.
KRIS MEEKE – 9,5 (?). Non ve la prendete troppo fan del nordirlandese, il voto è soltanto indicativo. La prestazione del 37enne è stata formidabile fino a quando lo stesso è rimasto in gara. Il ritiro, avvenuto durante la PS 6 per un guasto al motore, è stata l’ingiusta conclusione di un weekend che ci stava presentando un Meeke ancora una volta fenomenale, in grado di acquisire e mantenere un vantaggio di circa 15 secondi sul Campione del Mondo uscente nonché Leader del Mondiale. Ad ogni modo le prove disputate vanno a confermare la teoria della rinascita sportiva del pupillo di McRae che, alla pari di Neuville, stava affrontando uno dei momenti più cupi della sua lunga carriera. Solo che qui Neuville ha vinto, mentre lui è rimasto a bocca asciutta. Che peccato!