Di nuovo Lewis Hamilton, ancora Lewis Hamilton: il weekend di Melbourne della F1, finora, ha un solo dominatore, ed è il #44 della Mercedes. L’inglese, dopo aver chiuso in cima alla classifica le FP1, si è preso la vetta anche nella seconda sessione di prove libere del GP australiano, durante le quali ci si è cominciati a scoprire un pochino di più.
Prova ne è il fatto che, a parità di gomma – la UltraSoft -, Hamilton sia stato quasi 1″ più rapido rispetto a quanto fatto vedere nelle FP1. La W08 Hybrid dell’inglese ha infatti chiuso la propria simulazione di qualifica in 1’23″620, un crono che è già due decimi più veloce rispetto alla Pole Position del 2016 a dimostrazione di quanto siano incrementate a livello prestazionale le nuove vetture. A migliorare è poi anche Sebastian Vettel: dopo una prima sessione caratterizzata da un problema al DRS, il tedesco della Ferrari si prende la seconda posizione in classifica, a 547 millesimi dal crono di Hamilton a parità di gomma. Gran parte del distacco accusato dalla SF70-H #5, però, è maturata nel corso dell’ultimo settore, e qualcuno ha ipotizzato che in Ferrari – visto il comportamento simile mostrato anche da Kimi Raikkonen – abbiano deciso di continuare ad utilizzare la “Tattica Barcellona”, rallentando in un settore del tracciato per non scoprire del tutto il proprio potenziale. Chiude il podio virtuale Valtteri Bottas: anche nelle FP2 il finlandese della Mercedes rimedia oltre mezzo secondo di distacco dal compagno di Team, mettendo peraltro in mostra una guida più…”fallosa” e con qualche sbavatura in più. E’ evidente che il finlandese sia alle prese con un’auto ancora da conoscere a fondo, e che l’inglese dal canto suo voglia immediatamente ribadire chi sia la prima guida nel team in questo 2017.
Quarta posizione per Kimi Raikkonen, che chiude la propria simulazione di qualifica in 1’24″525, anche lui con un gap maturato per gran parte nel corso del T3. Dietro la SF70-H del finlandese si piazza poi il duo RedBull, ancora una volta con Daniel Ricciardo davanti a Max Verstappen: il distacco accusato dalle due RB13 rispetto al crono di Hamilton è superiore ad 1″, e tra i due piloti ci sono invece 363 millesimi di differenza. Sono solo 8 però i giri completati da Verstappen: il giovane olandese infatti, mentre era impegnato nella sua simulazione di qualifica – che non ha completato, visto che il suo tempo è stato messo a segno con le SuperSoft -, è andato lungo in uscita di Curva 12, danneggiando il fondo in maniera piuttosto importante e venendo così costretto a saltare la maggior parte della seconda sessione di prove libere. Dietro ai due “Tori”…ce n’è un altro: 7° è infatti Carlos Sainz con il suo 1’25″084 ed una STR12 che sembra essersi messa alle spalle i problemi di gioventù legati alla PU Renault.
Renault che piazza poi la prima delle R.S. 17, quella di Nico Hulkenberg, in nona posizione dietro la Haas di Romain Grosjean, 8° ad 1″8 dalla vetta nonostante qualche problema di troppo ai freni che lo ha costretto ad un paio di escursioni fuori pista. Chiude poi la Top Ten Daniil Kvyat con il suo 1’25″493, un crono che lo porta a 409 millesimi di ritardo dal compagno di team.
Appena fuori dalla zona punti virtuale, rispettivamente 11° e 13°, ci sono Sergio Perez ed Esteban Ocon, rispettivamente ad 1″9 e 2″5 di ritardo dalla vetta della classifica. In mezzo a loro, un po’ a sorpresa visti i disastrosi test pre-stagionali, c’è la McLaren MCL32 di Fernando Alonso: l’asturiano riesce a far segnare un onesto 1’26″000, ma soprattutto chiude 18 giri senza particolari patemi d’animo. E’ ovvio che Alonso voglia lottare per vincere, ma viste le premesse ci si attendeva una McLaren piantata nella via di fuga dopo appena un paio di tornate: un rischio che, almeno finora, in Honda pare siano stati in grado di scongiurare. 14° è invece Felipe Massa, alle prese in questa sessione con dei problemi al cambio che lo hanno costretto allo stop forzato dopo appena 5 giri: è poco indicativo dunque il suo 1’26″331, arrivato prima che il brasiliano potesse davvero tentare una simulazione di qualifica.
In 15esima posizione troviamo poi Marcus Ericsson, capace di chiudere in 1’26″498 prima di finire nella sabbia – e causare una bandiera gialla – nel corso dei minuti finali della sessione. Dietro di lui Lance Stroll, che accusa un ritardo di 2″9 dal tempo di Hamilton ma che probabilmente sta cercando di sfruttare queste FP per conoscere meglio sia macchina che circuito senza creare troppi danni, e Stoffel Vandoorne, a quasi 3″ dalla cima della classifica ma con 33 passaggi all’attivo sulla sua McLaren.
18° posto per Pascal Wehrlein ed il suo 1’26″919, crono sufficiente a tenersi dietro Kevin Magnussen (1’27″279) e Jolyon Palmer (1’27″549), entrambi alle prese con dei problemi: il danese per noie tecniche è riuscito a completare solamente 8 passaggi in questa sessione, mentre l’inglese è andato a muro piuttosto violentemente in uscita dall’ultima curva, causando una bandiera rossa e ovviamente la fine anticipata delle sue FP2.
Dal punto di vista del passo gara, non sembra che ci si debba discostare di molto dai valori di forza visti finora sul giro secco. Ad impressionare è stato ancora Lewis Hamilton, che con un set di UltraSoft è riuscito ad inanellare parecchi passaggi sul piede dell’1’28” basso, un ritmo che persino il suo compagno di squadra Bottas ha fatto parecchia fatica a replicare. A poca distanza seguono le Ferrari e le RedBull, con tutti i piloti di entrambe le scuderie che dicono però di non essere particolarmente soddisfatti del bilanciamento delle loro vetture, lasciando quindi intravedere una qualche possibilità di miglioramento per i giorni successivi.
Ecco la classifica completa al termine delle FP2: