Quando nelle qualifiche di Imola Max Verstappen, Lando Norris e Oscar Piastri sono transitati in rapida sequenza sul traguardo alle spalle delle Ferrari SF-24 di Carlos Sainz e Charles Leclerc, una cappa di tangibile delusione ha avvolto la gran parte delle tribune dell’impianto del Santerno. Sugli spalti del circuito a cui il Cavallino Rampante è legato a doppio filo, le aspettative, inutile nasconderlo, erano alte.
A infiammare gli animi dei tifosi ancora prima che le monoposto scendessero in pista per le FP1 del venerdì mattina, infatti, aveva provveduto l’argomento che ormai da settimane tiene banco tra gli appassionati di Formula 1: l’arrivo, l’esordio, il debutto del primo, corposo pacchetto di aggiornamenti della Ferrari SF-24.
Purtroppo, come accade sempre in Italia quando si toccano temi riguardanti la scuderia di Maranello, attorno all’introduzione di questa prima tranche di upgrade si è sollevato un polverone mastodontico. Polverone che, per definizione, ha reso tremendamente difficile individuare gli effettivi margini di miglioramento che sarebbe stato lecito e plausibile aspettarsi grazie a questi sviluppi.
A cercare di spegnere l’incendio d’esaltazione appiccato dai piromani del sensazionalismo era stato lo stesso Frederic Vasseur a margine del weekend di Miami, quello in cui secondo alcuni – nonostante Ferrari avesse anticipatamente dichiarato e confermato tutto il contrario – avrebbe dovuto addirittura debuttare una parte del pacchetto di aggiornamenti visto poi giorni dopo. Il Team Principal della scuderia di Maranello, incalzato da domande legate agli update che il Cavallino Rampante avrebbe fatto debuttare nel fine settimana di Imola, aveva cercato di spegnere gli ardori di un entusiasmo diffuso con una dichiarazione tremendamente pragmatica.
“Siamo arrivati a un punto dello sviluppo della monoposto tale per cui, nel momento in cui si porta un aggiornamento, non si guadagnano più secondi ma decimi” – aveva infatti detto Vasseur in un’intervista considerata da pochi e ignorata da molti – “Non è più come qualche anno fa: McLaren ha introdotto un pacchetto enorme, ma non erano mezzo secondo più veloci di tutti”. Immaginare che le Ferrari SF-24 di Charles Leclerc e Carlos Sainz potessero improvvisamente fare un solo boccone di McLaren e Red Bull, dunque, pareva assai improbabile sin dalla vigilia del fine settimana emiliano.
A munirsi di estintori e manichette, non appena la Formula 1 ha posato le proprie ruote sul suolo di Imola, erano poi stati proprio i due piloti del Cavallino Rampante. Tanto Leclerc quanto Sainz avevano infatti tentato di raffreddare i bollori altrui nelle interviste rilasciate al giovedì, raccomandandosi a più riprese di non cadere preda di facili entusiasmi per via della appariscenza di questi update. Lo spagnolo, ricalcando quanto detto da Vasseur in Florida, aveva persino sottolineato quanto nella Formula 1 attuale sia anche la pista – e non solo gli aggiornamenti – a ricoprire un ruolo cruciale nel definire le prestazioni di questa o di quella monoposto. Esistono circuiti favorevoli agli uni e tracciati che strizzano l’occhio agli altri, ed è anche questa grossa variabile a rimodellare di volta in volta le classifiche di prove libere, qualifiche e gare facendo sì che la stessa macchina possa arrivare a 23” da Verstappen in Cina e a soli 2”3 dallo stesso olandese a Miami.
Il risultato maturato al termine delle qualifiche del GP dell’Emilia Romagna, dunque, deve indurre alla riflessione più che alla delusione. Cosa ci saremmo davvero potuti aspettare dagli aggiornamenti introdotti dalla Scuderia Ferrari, alla luce di tutto ciò che i diretti interessati hanno avuto la premura e l’accortezza di dichiarare, non è così distante da quello che il cronometro ha raccontato al termine delle qualifiche. Soprattutto considerando che si corre su una pista che, sulla carta e a differenza di Miami, non si sposa bene con le caratteristiche della SF-24 come ammesso dallo stesso Carlos Sainz dopo le qualifiche. Il distacco dalla vetta sul giro singolo è nell’ordine dei due decimi (è il secondo miglior dato stagionale dopo quello delle qualifiche di Miami), e siamo ora in attesa che la domenica emetta l’unico verdetto che conta dimostrando se e quanto il team di Maranello sia riuscito a migliorare sul fronte del passo gara.
Questa volta, a differenza di situazioni del recente passato in cui erano stati gli stessi esponenti del Cavallino Rampante a pronunciare roboanti proclami sconfessati in fretta dalla realtà, non torna troppo utile neppure puntare il dito contro la Scuderia Ferrari. Gli uomini di Maranello, che si scontrano con due team ben organizzati, consolidati e composti da figure tecniche di assoluto rilievo, hanno lavorato in modo da ottenere ciò che ciascuna squadra si aspetta in questi tempi da un pacchetto di aggiornamenti: un miglioramento di qualche decimo della propria prestazione velocistica. Non si è annunciata con arroganza la pole o la vittoria, non si è millantato un vantaggio di mezzo secondo nei confronti dei diretti inseguitori. Il seme della delusione, come tanto, troppo spesso accade quando si parla della Scuderia Ferrari, è stato seminato da qualcosa di diverso. Più precisamente, da una narrazione diffusa composta solo e soltanto da un’infinita alternanza di picchi di esultanza e abissi di disperazione.
Ovunque si guardi sui social, ovunque si cerchi sul web, la Formula 1 è ormai preda di una esaltazione generalizzata che, tanto in positivo quanto in negativo, avvelena il racconto di uno sport sempre più spesso rovinato da diatribe, querelle, questioni artefatte e clamorose notizie in esclusiva che si rivelano poi fuffa. Rapporti tra compagni di squadra sono distorti ed esasperati; manovre in pista vengono caricate di misteriosi significati nascosti; titoloni ad hoc vengono scritti dando credito a personaggi ormai usciti dal cono di luce del Circus che cercano disperatamente di rientrarvi grazie a dichiarazioni basate sul niente; gli aggiornamenti Ferrari diventano all’improvviso risolutivi e persino vincenti nonostante non si abbia ancora neanche un minimo riscontro dalla pista. Il Motorsport trattato come fosse gossip di bassa lega per un pugno di clic e di like, fin quando almeno il contatto con la realtà non viene ripreso grazie ai fatti, siano essi riferimenti cronometrici, classifiche di gara o dichiarazioni dei piloti. Fatti che devono essere discussi nel momento in cui avvengono e – soprattutto – osservati senza le lenti distorte del sensazionalismo e della drammatizzazione e, ove possibile, analizzati senza farsi coinvolgere dal tifo.
In questo modo, così come dal pacchetto di aggiornamenti Ferrari non ci si sarebbe dovuti attendere un dominio incontrastato da parte della SF-24, allo stesso modo non si dovrebbe considerare irrilevante, superfluo o addirittura peggiorativo il lavoro che gli uomini di Maranello hanno svolto per tenere testa a dei team che comunque hanno continuato a progredire e a sviluppare. Occorrono calma e lucidità, tanto per valutare che i passi avanti compiuti rispetto al 2023 siano innegabili quanto per riconoscere che, seppure con un margine minore rispetto allo scorso anno e a dispetto delle speranze di molti, siano ancora Max Verstappen e la Red Bull RB20 ad arrivare in ogni circuito vestendo i panni dei favoriti. Solo quando saranno mandate a memoria queste due considerazioni ci si potrà finalmente augurare, in pieno spirito sportivo, che le prossime gare le vincano i migliori. Migliori che, a dispetto dell’affrettato disfattismo che sembra regnare sovrano dalle 17:01 di sabato 18 maggio, potrebbero persino essere gli uomini Ferrari.