L’incidente di Alex Albon al primo giro del GP del Giappone di F1 ha comportato conseguenze spiacevoli per la Williams: anche il secondo telaio è stato danneggiato, e dovrà essere spedito in fabbrica prima del GP di Cina.
Sembra quasi una barzelletta quella che si è consumata nel box della Williams tra i GP di Melbourne e di Suzuka. Dopo che il botto causato nelle libere australiane da Alex Albon aveva comportato dei danni non riparabili in loco, la squadra aveva rivelato di non avere un telaio di riserva. A farne le spese era stato però Logan Sargeant, che prima è stato costretto a saltare la gara dell’Albert Park per cedere la sua vettura al compagno di squadra, e poi a Suzuka ha ricevuto il telaio riparato in fabbrica nelle due settimane di pausa. Questo perché non solo non c’era il telaio di riserva, ma quanto si era detto inizialmente, questo non sarebbe arrivato prima del GP della Cina.
In due settimane si è fatta tanta ironia su cosa sarebbe potuto succedere in Giappone. Un botto di Sargeant nelle libere 1 ha fatto temere il peggio, ma fortunatamente tutto si era risolto. Fino alla gara, almeno: l’incidente proprio tra Albon (che correva con l’unico telaio “integro) e Daniel Ricciardo nel corso del primo giro, ha complicato ulteriormente la situazione. Anche questo telaio è stato infatti danneggiato nel contatto con le barriere, ed è stato rispedito in fretta e furia nella fabbrica di Grove per essere riparato. Anche perché, come spiega proprio il Team Principal della Williams James Vowles, il telaio di riserva non arriverà prima del GP di Miami, in programma nel weekend 3-5 maggio, e pertanto in Cina bisognerà stringere i denti.
Il danno rilevato è nella parte frontale destra, causato dal contatto con le barriere. Secondo Albon, la velocità nell’impatto non è stata neanche così alta, “ma è il modo in cui sono finito contro il muro di gomme a preoccupare. Normalmente abbiamo le barriere di plastica, i guard rail. Ma queste, quando ci sono finito contro, hanno fermato la macchina in modo violento. Ecco perché sono preoccupato. Non per me, ma per la macchina, perché è il modo in cui si arrecano danni”. Così si è espresso Albon al termine della (sua) gara, prima ancora di conoscere la reale entità del danno. “Ho pensato alla nostra situazione legata ai pezzi di ricambio e ai nostri telai immediatamente, anche prima che finissi per sbattere contro il muro”.
Secondo Vowles, il problema di fondo è l’organizzazione del team: non ci sono abbastanza persone in Williams per fare anche dei telai di ricambio. “Se investi tutte le tue risorse a tua disposizione – ha detto il Team Principal – ci possono volere 8-10 settimane per realizzarlo [il telaio, ndr]. Per fare i primi due, invece, ci vuole più tempo perché bisogna abituarsi al processo di realizzazione”. “Chiaramente non abbiamo l’intera squadra che lavora solo su questo, ma lavoriamo contemporaneamente sui ricambi e sugli aggiornamenti. Nel nostro caso specifico non abbiamo mai avuto l’intenzione di essere qui senza il telaio di scorta. La nostra intenzione era averlo eccome!”
“Il problema è dovuto a un sovraccarico di sistema, alla complessità della vettura e alla quantità di lavoro che stavamo cercando di portare avanti. in termini di complessità, è enorme. Il telaio è composto da migliaia e migliaia di pezzi che si cerca di mettere insieme allo stesso tempo” ha concluso Vowles.
Al team inglese toccherà quindi un difficilissimo weekend di Shanghai, in cui probabilmente la parola d’ordine sarà “Non fare danni”. Tutto questo si aggiunge alla pesante situazione della squadra inglese, che nelle premesse sperava di poter quantomeno replicare il settimo posto in classifica costruttori del 2023, ma che dopo quattro gare è ancora a zero punti. In tutto ciò, anche il Team Principal di Alpine, alla vigilia della gara giapponese aveva dichiarato che neanche loro, come la Williams, hanno un telaio di riserva. Una situazione grottesca, se si pensa che meno di trent’anni fa queste due squadre (nel caso dell’Alpine la sua precedente incarnazione Benetton) lottavano per il mondiale con Michael Schumacher e Damon Hill.