Max Verstappen impone la sua legge anche nelle qualifiche del GP d’Australia 2024 di F1: il #1 sigla la sua terza pole stagionale in altrettante gare disputate, rispedendo al mittente gli attacchi tentati dalla Scuderia Ferrari e dal compagno di squadra Sergio Perez. Sfumano sul più bello i sogni di gloria di Charles Leclerc, ma i grandi delusi di questa giornata sono senza dubbio Lewis Hamilton e Daniel Ricciardo.
Le qualifiche della stagione 2024 di Formula 1 sono piuttosto semplici da analizzare: 19 – o 18 nel caso dell’Australia – piloti girano in tondo su un circuito per circa un’ora e alla fine, davanti a tutti, si piazza Max Verstappen. L’olandese della Red Bull, mai al comando nelle sessioni di FP che hanno preceduto le prove ufficiali in quel di Melbourne, anche tra i muretti dell’Albert Park Circuit è riuscito a imporsi quando il cronometro contava davvero: per il #1 si tratta della 35ª pole in carriera, la terza consecutiva ottenuta nei primi tre GP del Mondiale 2024.
Il #1 è stato l’unico pilota a scendere sotto il muro dell’1’16”, riuscendo a firmare la migliore prestazione in 1’15”915 nel secondo e ultimo tentativo del Q3. Alle sue spalle, uno stoico Carlos Sainz ha chiuso al 2° posto staccato di soli 270 millesimi: quanto fatto dal #55 ha assunto quasi i contorni dell’impresa, dato che lo spagnolo – operato all’appendice nel weekend di Jeddah – non solo non è riuscito a preparare il fine settimana australiano come avrebbe voluto, ma è parso ancora piuttosto lontano dall’essersi ristabilito del tutto. Alle spalle di Sainz si è messo Sergio Perez, 3° con la seconda delle RB20 a 359 millesimi dal crono del compagno di squadra, mentre Lando Norris ha portato la prima delle McLaren al 4° posto con il suo 1’16”315.
Charles Leclerc, che si era preso la prima posizione tanto nel corso delle FP2 quanto durante le FP3, non è invece riuscito ad andare oltre la 5ª piazza nelle qualifiche del GP d’Australia. Il monegasco ha pagato due errori commessi nel secondo e decisivo tentativo del Q3, decidendo di abortire il giro all’altezza dell’ultimo settore dati gli intertempi non esattamente esaltanti. Alle spalle del #16 ha chiuso Oscar Piastri, idolo di casa acclamato in continuazione dagli oltre 130.000 spettatori presenti sulle tribune dell’Albert Park, mentre George Russell ha cercato di tenere il più salda possibile la barra del timone di una nave Mercedes in tempesta. L’inglese ha terminato le proprie qualifiche al 7° posto pagando oltre 8 decimi di ritardo dalla vetta, venendo addirittura insidiato da un ottimo Yuki Tsunoda – 8° in 1’16”788 – ma comunque riuscendo a fare meglio del plurititolato compagno di squadra: Lewis Hamilton, uno dei grandi delusi del sabato australiano, è stato infatti escluso già nel corso del Q2 e scatterà per il GP d’Australia dalla 11ª casella dello schieramento.
Tra Tsunoda e il #44 si sono messe le due Aston Martin di Lance Stroll e Fernando Alonso, che nel proprio primo tentativo è stato autore di un errore in Curva 6 che ha in parte compromesso le sue qualifiche, mentre è riuscito ad artigliare la 12ª posizione Alexander Albon. Il #23, nel giorno del suo 28° compleanno, ha cercato di massimizzare il sacrificio sportivo patito dal compagno di squadra Logan Sargeant – spettatore non pagante per tutto il resto del weekend – arrivando a soli 107 millesimi da un approdo in Q3 che avrebbe avuto del clamoroso. 13ª piazza per Valtteri Bottas, che è riuscito a portare la prima delle Stake davanti a Kevin Magnussen, mentre in casa Alpine si è potuto quantomeno festeggiare per l’ingresso in Q2 di Esteban Ocon: in un inizio di stagione che ha del disastroso, il francese è comunque riuscito a staccare il biglietto per la manche centrale delle qualifiche del GP d’Australia pur venendo costretto ad accontentarsi della 15ª piazza.
16° posto invece per Nico Hulkenberg, che con la seconda delle Haas riesce a mettersi davanti ai soli Pierre Gasly, Daniel Ricciardo e Guanyu Zhou. Tra questi ultimi, a essere maggiormente deluso è proprio il #3: l’australiano era infatti riuscito a issarsi nella top 15 durante il Q1, salvo dover poi ripiombare nei bassifondi della classifica dopo essersi visto cancellare il proprio miglior tempo per violazione dei track limits.