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Formula 1

La vicenda di Massa, del Crashgate e del mondiale 2008 di F1 spiegata bene





Negli ultimi giorni è emersa la notizia che Felipe Massa ha presentato ricorso all’Alta Corte di Giustizia di Londra contro la FIA, la F1 e Bernie Ecclestone per contestare l’esito del mondiale di F1 2008, a causa del cosiddetto Crashgate avvenuto nel GP di Singapore. La vicenda è però estremamente complessa, ed è quindi giusto fare chiarezza partendo dall’inizio: perché Massa sta agendo in via legale, e perché lo sta facendo solo ora? E soprattutto, ha ragione?

Il fatto: il GP di Singapore 2008

Partiamo dall’inizio. Il 28 settembre 2008 si svolge il primo Gran Premio di Singapore della storia, nonché il primo GP di sempre in notturna. Si arriva all’appuntamento, il quart’ultimo della stagione di F1 2008, con Lewis Hamilton in testa al mondiale con 78 punti, avanti di una sola lunghezza rispetto a Felipe Massa, mentre un po’ più staccato è Robert Kubica, sulla BMW Sauber, a 64. Dalle prove libere emerge però una rinata competitività della Renault (a secco di vittorie da quasi due anni), che con Fernando Alonso chiude al comando la seconda e la terza sessione davanti ai due sfidanti al titolo. Sembra che lo spagnolo possa essere uno dei contendenti alla vittoria, ma in qualifica si ferma nel Q2 per un problema all’impianto di alimentazione del carburante, non facendo segnare nessun tempo valido e chiudendo quindicesimo. Questo lascia strada libera a Massa, che nel Q3 rifila ben sei decimi a Hamilton, conquistando la pole, mentre in seconda fila si schierano l’altra Ferrari di Kimi Raikkonen e Kubica.

Alonso si ritrova quindi a partire nelle retrovie in una pista in cui è molto difficile superare, tanto che dopo le qualifiche afferma come gli servirebbe una Safety Car per salire sul podio. Prima di andare avanti, è necessario fare alcune precisazioni per chi nel 2008 non seguisse la F1: in primis, all’epoca era consentito rifornire di carburante durante la gara; in secondo luogo, le regole prevedevano, in caso di Safety Car, la chiusura della pitlane finché tutte le vetture non si fossero compattate dietro la Safety Car: chi si fosse trovato prima ai box avrebbe visto il semaforo rosso in fondo alla corsia dei box che si sarebbe spento solo una volta passato il resto del gruppo, mentre chi fosse rientrato a procedura non ancora completa (banalmente, perché era a secco di carburante) avrebbe ricevuto una penalità. Mentre adesso quindi è vantaggioso attendere la Safety Car e rientrare ai box quando questa entra in pista, all’epoca era conveniente pittare prima che questa entrasse. Cosa, ovviamente, non pronosticabile, almeno in teoria.

Alla partenza Massa mantiene la leadership e inizia a guadagnare su Hamilton, alle prese con la difesa nei confronti di Raikkonen. Alonso, dietro, parte molto scarico di carburante, e si ferma al giro 12 di 61 per la prima sosta. È questo il momento chiave della gara: tre giri dopo, al giro 15, l’altra Renault, guidata da Nelson Piquet jr (figlio del tre volte campione del mondo Nelson Piquet) finisce a muro in curva 17. Entra quindi la Safety Car, e la pitlane viene chiusa. Nico Rosberg e Robert Kubica, a corto di benzina, rientrano consci del fatto che saranno penalizzati. Al giro 17 viene riaperta la pitlane, ed è il caos, con tutti, eccetto Alonso, le due Red Bull di Webber e Coulthard (che avevano incredibilmente azzeccato la strategia), Rosberg e Kubica (che avevano appena rifornito), e Trulli e Fisichella (partiti carichi di carburante), che entrano ai box.

In quel periodo, Ferrari stava sviluppando un nuovo sistema, che prevedeva l’utilizzo di un semaforo al posto del classico “lollipop”, la paletta che blocca il pilota. Massa e Raikkonen rientrano ai box insieme, con il finlandese in coda al brasiliano: durante la sosta, tuttavia, la luce verde si accende per sbaglio, e Massa riparte con ancora il bocchettone attaccato, trascinandoselo fino alla fine della corsia box, quando dovrà fermarsi per farsi raggiungere dai meccanici e per farselo rimuovere. Nel fatto verrà anche ferito un meccanico della Ferrari. Massa e Raikkonen scivolano ovviamente in fondo al gruppo, e al brasiliano verrà comminato anche un Drive Through.

Dopo la Safety Car la situazione vede in testa Rosberg, davanti a Trulli, Fisichella, Kubica e Alonso. Rosberg e Kubica vengono però penalizzati, mentre i due italiani devono ancora rifornire: una volta messi tutti quanti “in paro” con le strategie, Alonso si ritrova quindi al comando, e va a vincere per la prima volta dopo un anno, mentre per la Renault è la prima dopo quasi due. Secondo è Rosberg, mentre Hamilton, bravo a sbarazzarsi della due Red Bull, chiude al terzo posto, guadagnando sei punti (all’epoca il sistema di punteggio era 10-8-6-5-4-3-2-1) e portando il suo vantaggio su Massa, solo tredicesimo, a 7 lunghezze. Sette punti cruciali, perché in Brasile, all’ultima gara, Hamilton vincerà il mondiale di F1 2008 per un solo punticino nei confronti del brasiliano, superando Timo Glock all’ultima curva per la quinta posizione, in uno dei più bei finali della storia del motorsport.

In quel momento tutti notarono la coincidenza della fortunata strategia di Alonso. Qualcuno avanzò anche delle illazioni, ma l’allora Presidente della FIA, Max Mosley, interpellato in merito, non si espose in mancanza di prove evidenti.

Il Crashgate

Salto avanti di undici mesi. Il 3 agosto 2009, dopo il GP d’Ungheria, Nelson Piquet annunciò di essere stato licenziato da Renault per gli scarsi risultati, venendo sostituito da Romain Grosjean. Alla fine del mese, l’emittente brasiliana Rede Globo rivelò come la FIA stesse indagando proprio sull’incidente avvenuto l’anno precedente a Singapore, che sarebbe stato concordato con Flavio Briatore (Team Principal della Renault) e Pat Symonds (Direttore Tecnico). Questi, prima della gara, avrebbero chiesto a Piquet di causare un incidente per favorire la rimonta di Alonso, la cui strategia sarebbe stata basata in tal senso. Secondo Piquet, era stata scelto con cura anche il punto del tracciato in cui farlo, curva 17, poiché in quel punto non vi era la gru, e quindi sarebbe dovuta per forza rientrare la Safety. Addirittura, Piquet avrebbe fatto una “prova generale” nel corso del giro di formazione, quando finì in testacoda all’ultima curva, riprendendo poi la sua posizione in griglia.

La motivazione con cui Piquet accettò fu la speranza di ottenere un rinnovo di contratto, in bilico dopo una prima parte di stagione così così. In effetti, fu rinnovato per il 2009 fino al già citato GP d’Ungheria

A seguito dell’apertura dell’indagine, Briatore e Symonds vengono da licenziati Renault, e il 21 settembre 2009 viene decisa una squalifica a vita per Briatore e una di cinque anni per Symonds dalla F1, mentre Renault viene squalificata per due anni, ma con la condizionale. Nessuna condanna per Piquet o per Alonso: lo spagnolo venne ritenuto estraneo ai fatti, anche dallo stesso pilota brasiliano. Un anno dopo, il Tribunal de Grande Instance di Parigi annullò le squalifiche a Briatore e Symonds, ma la fogna era ormai stata scoperchiata. La gara rimase però valida: con l’annullamento, Massa avrebbe vinto il mondiale con cinque punti di vantaggio su Hamilton.

Ma perché Massa non ha fatto causa subito?

È la domanda che ci siamo fatti tutti, e effettivamente, a qualcuno che non segue, può sembrare che Massa si sia “svegliato” di colpo solo un anno fa. In realtà, il pilota brasiliano, come dichiarato in un’intervista a Motorsport.com, aveva provato sin da subito ad agire legalmente. Tuttavia, esiste una regola secondo cui, una volta che viene effettuata la premiazione, l’esito del mondiale non può essere modificato. Massa lo sapeva, e sapeva che non c’era margine di manovra.

All’epoca gli avvocati della Ferrari mi dissero questa cosa [della regola sopracitata, ndr]. Andammo allora da altri legali, e la risposta era sempre che non si poteva fare niente. Così ovviamente ho smesso di crederci.

Felipe Massa a Motorsport.com nell’aprile 2023

Massa, quindi, aveva provato sin da subito ad attivarsi, in un periodo in cui tra l’altro era anche in convalescenza per l’incidente occorsogli a Budapest. Ma, semplicemente, non si poteva fare niente, poiché il titolo era già stato assegnato ad Hamilton. Massa si è quindi messo il cuore in pace e, seppur sicuramente amareggiato, ha evitato di riprendersi il mondiale, arrivando anche a “riappacificarsi” con Timo Glock, correndo nel 2021 una gara del campionato di Stock Car brasiliano in coppia con il tedesco.

Felipe Massa
© Sam Bloxham

Cos’è cambiato?

La svolta è arrivata circa un anno fa, nel marzo 2023. L’ex patron della F1 e della FOM, la società che detiene i diritti della F1, Bernie Ecclestone, aveva dichiarato a F1-Insider che lui e l’ex Presidente della FIA, Max Mosley (ora deceduto) sapessero PRIMA della cerimonia di premiazione dell’illecito. E, pertanto, c’era la possibilità di invalidare la gara.

Sapevamo [lui e Max Mosley, ex Presidente FIA, ndr] la situazione già durante la stagione 2008, ma decidemmo di non fare niente. Cercammo di proteggere lo sport e di salvarlo dallo scandalo, e infatti cercai di persuadere il mio ex pilota Nelson Piquet [il quale aveva guidato per la Brabham di Ecclestone negli anni 80, ndr] con parole angeliche a stare calmo.

All’epoca c’era una regola, secondo cui la classifica del campionato del mondo non poteva più essere cambiata dopo la cerimonia di premiazione. Pertanto, Hamilton fu presentato con il trofeo e tutto finì lì. Avevamo abbastanza informazioni al tempo per investigare, secondo i regolamenti avremmo dovuto cancellare il GP di Singapore. E in questo caso Massa sarebbe diventato campione del mondo

Bernie Ecclestone a F1-Insider nel marzo 2023

Ecclestone ha successivamente ritrattato queste dichiarazioni, ma la pallina ha iniziato a rotolare. Massa ha quindi messo in moto una macchina legale, sentendosi defraudato di un mondiale che, senza la gara di Singapore, sarebbe stato suo, quest’ultima la quale, stando a quanto detto da Ecclestone, si sarebbe potuta annullare in tempo. È questo il punto cruciale: Massa non ha fatto niente all’inizio perché credeva che la vicenda fosse rimasta segreta tra Briatore, Symonds e Piquet; invece, secondo quanto detto da Ecclestone, si sapeva e si poteva agire, ma semplicemente non si è fatto niente.

Ci sono le regole, e ci sono molte cose, a seconda del Paese, che non possono essere risolte dopo quindici anni. Ma ho intenzione di studiare la situazione, ciò che dice la legge. Abbiamo un’idea di ciò che è possibile fare. Non lo farei per un risarcimento, ma per avere giustizia. Credo che se sei stato punito per qualcosa che non è colpa tua, che è il prodotto di un furto, la giustizia debba occuparsene. La soluzione è cancellare il risultato di quella gara, è l’unica giustizia che può essere esperita in una situazione come questa

Felipe Massa a Motorsport.com

A onor di Felipe, c’è da dire che non ha mai avuto niente contro di Hamilton. Il brasiliano, infatti, ha ammesso che sarebbe disposto anche ad avere un titolo assegnato ad ex aequo con l’inglese. La scorsa estate, addirittura, Bernardo Viana, uno dei legali di Massa, avrebbe chiesto un aiuto mediatico proprio a Hamilton, sfruttando il suo legame con il Brasile (di cui è cittadino onorario), a supporto della propria causa. Commentando questa tattica a dir poco comica, Hamilton ha detto come non gli interessasse rivangare cose di quindici anni fa (e grazie al ca..).

Le azioni intraprese da Massa

Nei mesi successivi a questa notizia, il pilota brasiliano si è messo effettivamente all’opera. Il 15 agosto 2023 ha inviato una lettera congiunta alla FIA e alla F1, chiedendo sia un risarcimento economico che il ribaltamento del risultato del mondiale 2008. Non essendo (presumibilmente) giunta risposta, l’11 marzo 2024 lo studio legale Vieira Rezende Advogados ha dichiarato tramite una nota di aver presentato una causa presso l’Alta Corte di Londra nei confronti della FIA, della F1 e di Bernie Ecclestone, chiedendo la restituzione del titolo mondiale e un risarcimento che oscillerebbe tra le 60 e le 150 milioni di sterline.

Ho sempre detto che avrei lottato fino alla fine. Poiché la FIA e la FOM hanno deciso di non fare nulla, cercheremo di correggere questa storica ingiustizia nei tribunali. La questione è ora di competenza degli avvocati, che sono pienamente autorizzati a fare tutto il necessario per garantire che sia fatta giustizia nello sport

Felipe Massa

La causa arriva in un momento complicatissimo sia per la F1, alle prese con il caos interno alla Red Bull, che per la FIA, alle prese con le presunte interferenze del Presidente Mohammed Bin Sulayem nel GP dell’Arabia Saudita 2023 e nell’omologazione del circuito di Las Vegas. Chi ha commentato per primo, però, è stato Bernie Ecclestone:

Se me l’avesse chiesto, avrei detto che era la causa era la cosa più giusta da fare. Si lasci che un giudice inglese decida cosa sia giusto e cosa sia sbagliato

Bernie Ecclestone presso l’agenzia di stampa PA

Cosa può accadere da qui in avanti?

È difficile prevedere cosa potrà nascere dal quadro che vi abbiamo descritto. Ci sono però alcune pennellate che vanno ancora aggiunte: la prima riguarda l’attuale CEO della F1, Stefano Domenicali. L’italiano, all’epoca, era Team Principal della Ferrari e di Massa, e la cosa potrebbe portare ad un conflitto di interessi.

Per quanto riguarda la stessa Ferrari, Massa in estate aveva chiesto il sostegno della sua ex squadra, ma il Team Principal, Frederic Vasseur, aveva scelto di non commentare la faccenda. Cosa che vista a posteriori assume incredibilmente senso: se Ferrari stava già lavorando per portarsi Hamilton a casa, di certo non poteva sostenere qualcuno che sta cercando di togliere all’inglese uno dei suoi sette titoli mondiali. Infine, uno dei protagonisti, l’ex Presidente FIA Max Mosley, è venuto a mancare nel 2021: la sua testimonianza sarebbe stata certamente utile per chiarire meglio i fatti.

Dire cosa potrebbe accadere è complicato. Per quanto Massa abbia tirato in ballo casi di cancellazioni famose di titoli (ad esempio, i Tour de France revocati a Lance Armstrong), sembra difficile che possa essere riassegnato il mondiale con così tanto ritardo. Non è però escluso che non gli venga dato un risarcimento economico, e, soprattutto, che venga stabilita l’effettiva responsabilità della FIA e della F1 nel coprire la vicenda di Singapore. Questo sarebbe effettivamente molto interessante. In ogni caso, non resta che aspettare i prossimi aggiornamenti sul caso.

Ma Massa fa bene a fare tutto questo?

Chiudiamo con una domanda che tutti si sono posti. E la risposta è sì, nella misura in cui fa bene a cercare di ottenere la verità su una vicenda ancora oscura in molti suoi aspetti. Molti sostengono come il brasiliano stia solo cercando attenzione, e come stia semplicemente rosicando per una cosa vecchia di sedici anni. Ma siamo onesti: tutti noi saremmo arrabbiati per molto meno di un mondiale di F1 perso anche per via di una frode sportiva, che non rientra nel merito dello sport. Perché è questa la differenza tra il Crashgate e molte delle cose che sono state dette per giustificare che Massa abbia demeritato il titolo (le gare opache a Silverstone e Sepang, la penalità di Hamilton a Spa, o lo stesso errore ai box a Singapore): le seconde sono tutte questioni sportive, che restano nel novero di una competizione comunque corretta e leale; la prima è un comprovato illecito, che di fatto ha falsato il campionato.

Felipe Massa Lewis Hamilton
Felipe Massa e Lewis Hamilton

Attenzione però: con questo nessuno sta dicendo che il titolo andrebbe tolto a Hamilton: l’inglese ha vinto meritatamente il titolo, senza sapere nulla di quanto successo, semplicemente sfruttando una situazione che a sua insaputa gli è venuta incontro. Non si può certo biasimare per la sua fortuna. Ma, certamente Massa fa bene a sapere se la FIA e la F1 sapessero prima che fosse impossibile modificare il risultato dell’esistenza della frode. E, perché no, nel caso anche a prendersi un bel risarcimento, visto che di fatto quella fu la vera sliding doors della sua carriera: avrebbe potuto ritoccare l’ingaggio grazie al suo status da campione del mondo, o magari, dopo il deludente 2009, avrebbe potuto separarsi dalla Ferrari per andare in McLaren, in Mercedes o in Red Bull. Chi può dirlo? Senza considerare tutti gli sponsor che avrebbe potuto guadagnare come campione del mondo. Singapore 2008 gli ha cambiato in peggio la carriera: non credete che anche voi sareste altrettanto alterati?





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Alfredo Cirelli

The author Alfredo Cirelli

Classe 1999, sono cresciuto con la F1 commentata da Mazzoni, da cui ho assorbito un'enorme mole di statistiche non propriamente utili, che prima che Fuori Traiettoria mi desse la possibilità di tramutarle in articoli servivano soltanto per infastidire i miei amici non propriamente interessati. Per FT mi occupo di fornirvi aneddoti curiosi e dati statistici sul mondo della F1, ma copro anche la Formula E (categoria per cui sono accreditato FIA), la Formula 2, la Formula 3, talvolta anche la Indycar e, se ho tempo, anche tutte le varie formule minori in giro per il mondo.