La Dakar 2024 è andata ufficialmente in archivio con la vittoria di Carlos Sainz e Ricky Brabec. Lo spagnolo e lo statunitense, al termine di un’odissea lunga quasi 8.000 km, al traguardo di Yanbu hanno potuto finalmente – e meritatamente – sollevare quel Trofeo Tuareg a cui tanti hanno ambito nel corso della storia e che però solamente pochi sono riusciti a conquistare.
Se l’alfiere di Audi Sport e quello di Honda sono stati i migliori, c’è stato qualcun altro che si è rivelato capace di stupire? E chi invece avrà deluso qualsiasi tipo di aspettativa? Scopriamolo insieme con questo Pagellone (serio ma non troppo) dedicato alla Dakar 2024.
Il Pagellone – poco serio – della Dakar 2024
RICKY BRABEC – 10 E LODE. Zitto zitto, quatto quatto, lo statunitense mette in piedi la miglior Dakar dell’anno. Sempre molto veloce e costante, non corre rischi inutili vincendo Stage per il puro gusto di farlo e si dimostra scaltro come una faina dal punto di vista della strategia: il cambio di passo messo a segno negli ultimi giorni, quando aveva intuito che Branch aveva ormai il fiato corto, è stata la ciliegina sulla torta di una gara perfetta.
CARLOS SAINZ – 10. Il madrileno, a 61 anni suonati, le suona a una manica di ragazzini scalmanati – utilizzando per di più il più tecnologicamente avanzato dei mezzi – in una sorta di rivincita dei boomer. Non vince una Stage neanche sotto tortura perché sa che partire davanti a tutti alla Dakar 9 volte su 10 si traduce in un’immane fregatura, ma è sempre veloce al punto da poter gestire il proprio ritmo e rimanere così sempre a contatto con i primi. Resta il sospetto che abbia tagliato, con l’ausilio di una strana lama celata nella manica, le 5 gomme forate da Loeb nella Stage 11. Il che, data la combinazione marchio – sponsor del madrileno, trasformerebbe lo spagnolo nel cosplay di un personaggio ben noto per utilizzare una simile arma: Ezio Audi-Toro.
ROSS BRANCH – 9. Anche la sua è stata una Dakar pazzesca, corsa su ritmi forsennati che hanno messo in difficoltà moltissimi piloti e ben più di un team. Sembrava potesse tenere il passo di Brabec fino alla fine, ma in realtà il pilota della Hero si è ritrovato con le mani sulle ginocchia prima dello statunitense e non ne ha semplicemente avuto per stare con lui nelle ultime Stage. Peccato.
ADRIEN VAN BEVEREN – 8. È francese, guida una moto e sembra avere trovato la svolta della propria carriera non appena ha mollato la Yamaha: qualcuno, per cortesia, avvisi di tutto ciò quella povera anima di Fabio Quartararo. La sua Dakar 2024 è ottima, giusto un gradino inferiore a quella del compagno di squadra Brabec e dell’appena citato Branch, e solamente un paio di Stage infelici lo hanno costretto ad accontentarsi della 3ª posizione. Con questo ritmo, tuttavia, si ha la sensazione che la vittoria sia solamente una mera questione di tempo.
SEBASTIEN LOEB – 7. Media matematica tra il 10 che meriterebbe per la “cazzimma” mostrata anche stavolta e il 4 che si cucca perché santi numi sono 8 anni suonati che corre la Dakar come fosse una Speciale del WRC. Che senso ha, mio caro Seb, vincere una Stage sì e l’altra pure se poi per fare da apripista si demolecolarizza con frequenza inquietante il proprio veicolo? Nessuno, esatto. Vince comunque l’ambito premio “Strategia Ferrari ad Abu Dhabi 2010” per la più grande scemenza tattica vista in questa Dakar: mancare di proposito un Waypoint e prendersi 15’ di penalità per poi spaccare tutto nel tentativo di recuperare proprio quei 15’ di penalità è roba che si deve tenere lontana dalla portata dei bambini.
MATTIAS EKSTRÖM & STEPHANE PETERHANSEL – 6. Entrambi decollano dall’Arabia Saudita facendo pernacchie in direzione del Qatar, ma nessuno dei due può dirsi davvero soddisfatto della propria Dakar 2024. Le loro Audi patiscono l’AvAudi Krepata, l’anatema senza perdono di Al-Attiyah, e alzano bandiera bianca ben prima del tempo, costringendo i due a trascorrere la seconda settimana di gara nel ruolo di scorta armata di Carlos Sainz. Allo svedese, che ha fornito le gomme allo spagnolo nella fondamentale Stage 11, pare che sarà dedicato un mezzobusto in un particolare materiale del suo Paese. Una statua di Malmö, insomma.
KEVIN BENAVIDES & TOBY PRICE – 5. Meglio di loro ha rischiato di fare Matthias Walkner. Non sarebbe di per sé una cosa grave, se non fosse che l’austriaco è fermo a letto per infortunio da metà dicembre. Scherzi a parte, l’argentino e l’australiano sono stati forse tra le più grandi delusioni di questa Dakar 2024 contando soprattutto che nel 2023 finirono primo e secondo. Mai in grado di accorciare sulle Honda, hanno comunque avuto il merito di dimostrare che, per una cosa Orange e con sponsor Red Bull, qualche volta può anche capitare di arrancare in una gara motoristica.
GUILLAUME DE MEVIUS – 4. Che non è solamente il voto ma anche il numero di persone che avrebbero puntato sul suo 2° posto alla Dakar 2024. Il belga con il nome da villain di D’Artagnan invece porta a casa un risultato eccellente al termine di una gara ottima, che al netto di qualche – oserei dire inevitabile – passo falso lo ha visto correre con grande ritmo e buona velocità supportato da un Hilux ancora in grande spolvero. Torna a casa con una crisi di identità dopo essere stato confuso con Mathieu Serradori un giorno sì e l’altro no da chi caricava le foto sul portale Media della Dakar.
NASSER AL-ATTIYAH – 3. Come i secondi che in media passano tra un insulto ad Audi e l’altro. Il qatariota, probabilmente consapevole sin dai primi test che il suo Hunter vedrà più braccetti rotti di una sala gessi, si presenta nervosissimo e non mette neanche in mostra il proprio proverbiale ritmo tra le dune. Capita l’antifona e con le Olimpiadi in vista, inizia ad allenarsi per il tiro al piattello già durante la gara facendo una sparata dietro l’altra e conclude dicendo che, piuttosto che tornare su quell’auto, sarebbe disposto a fingere un malore. A mettersi in mal-attiyah, insomma.
LUCAS MORAES & SETH QUINTERO – 2. Su di loro si nutrivano grandi aspettative visti i risultati della Dakar 2023, e invece i rampante virgulti di Toyota hanno vissuto una gara non esattamente facile e felice. In più di un’occasione entrambi hanno mostrato ottima velocità, ed è dunque lecito aspettarsi che in futuro possano togliersi tutti e due ben più di una soddisfazione. Menzione d’onore per Quintero che, dopo avere dilaniato la sospensione della propria Toyota in un brusco atterraggio, per evitare che accadesse anche ad altri nello stesso punto è tornato indietro in tutta fretta a piedi facendosi una bella corseth.
JOAN BARREDA – 1. Voci di corridoio dicono che stia in gran segreto cercando di contattare “Fleximan” in vista della Dakar 2025, dato che di autovelox nelle zone di trasferimento non vuole vederne uno neppure in cartolina. Fratello in Cristo, ma puoi sforare il limite di velocità di quasi 50 km/h e prenderti per questo quasi 15’ di penalità? Dai, suvvia. Stoico ai limiti dell’eroico quando riesce a portare a termine Stage nonostante svariate fratture, dimostra ancora una volta di possedere un enorme talento. Abbinato però al raziocinio di un tasso del miele.
LOIC MINAUDIER – 0. Il voto che si becca il navigatore di Mathieu Serradori è pari alla pazienza mostrata nei confronti del povero motociclista che, distrutto da chissà quanti km percorsi su un’aspra pietraia senza fine e arrancante davanti alla loro auto, si è visto sottrarre la moto da questo tizio che sacramentava in francese dovendola quindi rincorrere a piedi. Un personaggio fuori di Senna, visto il Paese di provenienza.