Quattro anni in Kawasaki per Alex Lowes che, però, sono sembrati e stati vissuti come se fossero stati meno, visto il periodo Covid che ha rimescolato le carte in tavola. Un inizio di stagione molto positivo per il pilota inglese che ancora non ha trovato il podio, ma non è lontano dai tempi del plurimedagliato compagno di squadra, con cui condivide una moto difficile. Lo abbiamo incontrato in quel di Misano in occasione dell’Emilia-Romagna Round, ecco cosa ci ha raccontato.
FUORITRAIETTORIA: L’anno scorso hai detto che il tuo obiettivo era essere in condizione di stare in top tre. Ora ti senti di esserlo?
ALEX LOWES: Sì, questo weekend lotterò per il podio, weekend scorso in Barcellona ho fatto un quarto e un quinto posto e ad essere sinceri Barcellona in passato è stata più ostica di Misano, quindi se sono riuscito ad essere vicino al podio lì, mi aspetto in questo Round di poter fare anche meglio. L’inizio di stagione non è stato dei migliori, a Phillip Island, ma penso di poter essere davvero veloce ora.
FT: L’inizio con Kawasaki non è stato dei migliori, anche per il tuo stato di salute: come stai lavorando per essere veloce con questa moto? Lavori più sulla moto, su di te o cerchi di bilanciare le due cose?
AL: Sono in continuo miglioramento, stando in sella imparo sempre qualcosa in più sulla moto. Il livello del campionato, sia dei piloti, ma soprattutto delle moto è diventato altissimo: è difficile, ma allo stesso tempo mette a tutti la giusta pressione per migliorare sempre di più. Io sto migliorando e, sinceramente, me la sto godendo!
FT: Il finale di 2022 è stato molto buono…
AL: Sì, e anche l’inizio di questa stagione non è stato male finora, peccato per i DNF in Australia. Sono decisamente vicino anche a Jonathan.
FT: Avete avuto dei giri motori in più: com’è per un pilota lavorare con una moto così castrata, che potrebbe avere molta più potenza?
AL: È un peccato perché non possiamo davvero usare i giri in più, il nostro set up sulla moto è stato fatto con gli rpm che avevamo a inizio stagione, averne di più non è molto utile perché non li puoi usare realmente, non abbiamo nessun tipo di vantaggio. Questa regola se ti toglie giri un po’ ti penalizza, ma aggiungendone non ti aiuta più di tanto.
FT: Se hai più giri non hai direttamente potenza, dipende anche dalla fasatura e le camme non le potete cambiare…
AL: Esattamente questo.
FT: È il quarto anno in KRT con Rea, come ti stai trovando con il tuo compagno di squadra e cosa hai imparato da lui?
AL: Abbiamo un bellissimo rapporto io e Johnny, anche fuori dal garage. Anche i nostri commenti sulla moto e sulle performance sono simili. A volte il venerdì e il sabato siamo in difficoltà, ma, grazie al modo in cui lui guida, la domenica lui riesce ad aggiustare il tiro e fare bene: questo è ciò che gli ha permesso di vincere così tanto. Siamo molto simili come stile di guida e posizione di guida, è uno dei migliori piloti di SBK, non è facile combattere con lui, ma è sempre bello e ti permette di metterti alla prova. Poi c’è da dire che è vero che sono quattro anni, ma con i due anni di Covid in mezzo, sembra che sia passato molto meno.
FT: Infatti, com’è avere a che fare con un compagno di squadra così veloce?
AL: È il migliore! Quando hai compagni di squadra più lenti di te, non senti la pressione e non riesci a tirare il meglio dalla moto. So che quando combatto con Jonathan sto al limite della moto e lui è sempre un ottimo obiettivo da raggiungere. Se io faccio quarto e lui fa quinto, è semplicissimo per me capire il livello della mia performance.
FT: Questo rapporto che avete si nota anche da fuori essere molto bello.
AL: Per me è importantissimo. Anche quando ero in Yamaha avevo iniziato a costruire un bel rapporto con Michael van der Mark, siamo ancora molto amici, parliamo tanto. Questo forse viene dal fatto che ho iniziato a correre con mio fratello Sam e il rapporto inevitabilmente continuava anche fuori dalla pista! Ci sono molti piloti che quando finiscono di correre a stento si guardano in faccia. Avere un buon rapporto non è solo bello umanamente, ma permette anche di condividere opinioni, idee e commenti quando si lavora, soprattutto quando si testa o c’è da migliorare l’intero pacchetto: questo aiuta la squadra e semplifica la vita ad ogni membro del team.
FT: Pirelli sta lavorando sulle soluzioni morbide all’anteriore, tu cosa ne pensi?
AL: Pirelli sta facendo un gran lavoro, le gomme sono molto più consistenti e anche migliori in confronto a quando sono arrivato. Ma con la nostra moto… se ci fate caso i piloti Kawasaki preferiscono sempre la mescola più dura a disposizione perché le alternative più morbide non ci permettono di arrivare a fine gara, la Kawasaki distrugge l’anteriore. Hanno cambiato le gomme rendendole più morbide per avere più grip, ma se non si riesce ad arrivare a fine gara, bisogna bilanciare un po’ di più. Il fatto che qualcuno si trovi benissimo e altri malissimo, non facilita il lavoro a Pirelli!
FT: E tu vieni dal BSB, ci puoi dire cosa rende questo campionato così speciale, quasi magico?
AL: Si corre su molti circuiti speciali, molto belli. Ci sono una decina di circuiti nel giro di tre ore di auto, cosa che permette alle persone di seguire più weekend di persona e di appassionarsi sempre di più. Questo penso sia il motivo per cui c’è così tanto seguito. E il regolamento che c’è tiene i piloti tutti vicini, “chiudendo” le gare. Anche se penso che dovrebbero aggiungere l’elettronica, non è possibile correre ancora con moto che sono indietro di dieci anni in confronto a quelle in vendita, ormai piene di componenti elettroniche. Però il campionato è veramente bello, piloti bravi, circuiti davvero bellissimi e un sacco di team forti che si battagliano fra loro.
FT: Parlando di Endurance, ti dispiace non essere alla 8 Ore di Suzuka quest’anno o pensi di aver dato abbastanza gli altri anni?
AL: L’anno scorso sono stato male durante la 8 Ore, quindi mi sarebbe piaciuto tornare quest’anno e fare un lavoro migliore anche insieme a Jonathan. È una gara molto bella, ho davvero bei ricordi legati a Suzuka e correre per un costruttore giapponese la rende ancora più speciale. Ovviamente mi sarebbe piaciuto andare, ma quest’anno mi godrò un po’ di tempo a casa con la famiglia. E comunque, come pilota del WorldSBK, la priorità è quella di sviluppare al massimo il pacchetto che portiamo in pista in campionato.
FT: E ti piacerebbe partecipare ad altre gare dell’EWC?
AL: Ora no, ma prima del mio ingresso in Superbike mi sarebbe piaciuto poter fare qualcosa in endurance magari insieme a mio fratello. Con Johnny ogni tanto parliamo di quanto sarebbe bello poter fare una 24 ore insieme, ma non è un tipo di gara che si prepara facilmente.
FT: C’è questo rumor riguardante il passaggio di tuo fratello in Superbike. Come ti sentiresti ad avere Sam in griglia? Perché spesso si vedono fratelli correre insieme, ma non è comune trovare dei gemelli!
AL: In realtà non mi dispiacerebbe! Lui è in un momento in cui deve capire cosa fare perché è diventato troppo vecchio per la Moto2, che è una classe che è piena di ragazzini che vogliono arrivare in MotoGP, ma allo stesso tempo è ancora molto veloce ed è un peccato lasciare ora. Ha un bel rapporto con la sua attuale squadra, Marc VDS Racing, e gli dispiacerebbe molto lasciarli. Ma a me farebbe davvero molto piacere averlo qui e poter passare più tempo con lui, potergli insegnare qualcosa… ma non troppo! Essere sulla stessa moto e nello stesso team sarebbe un sogno per me. Sono davvero felicissimo quando vince, è quasi più soddisfacente di quando succede a me perché abbiamo un rapporto meraviglioso, non abbiamo mai litigato una volta nella vita.
FT: L’anno scorso abbiamo visto i tuoi genitori con le tue bimbe qui, per te avere la famiglia qui è un aiuto anche per la performance del weekend?
AL: Prima che nascessero le bimbe, mia moglie mi seguiva in tutti i weekend. Quando sono nate non pensavo nemmeno che sarebbe stato possibile avere le gemelline vicino e concentrarmi sulle gare. E invece… anche questo weekend sono qui e ne sono felicissimo. Poco fa stavano scorrazzando per il paddock e hanno iniziato a urlare “dad dad” quando hanno visto la mia gigantografia sulla parete dell’hospitality! Poi la cosa strana, che sinceramente non immaginavo, è che ora è come se sentissi meno la pressione: essere pilota è il mio lavoro, ma essere il papà delle mie bimbe è la mia priorità.