Rosa è il colore che Aurora Angelucci ha scelto per contraddistinguere la sua società di management, Angeluss Women Management. Un rosa shocking che potrebbe far pensare subito ad una Barbie e, probabilmente, non ci potrebbe essere complimento migliore visto che la bambola più famosa del mondo è sempre stata un esempio per le bambine. Perché? Perché lei faceva qualunque mestiere volesse. E questo è proprio l’obiettivo di Aurora: far sì che la presenza femminile all’interno del mondo delle due ruote non sia più l’eccezione, ma la norma. Che una Team Manager sul podio non sia una quota rosa, ma un’addetta ai lavori al pari dei colleghi uomini. Abbiamo incontrato la Angelucci qualche settimana fa per parlare del suo progetto, ecco cosa ci ha raccontato.
FUORITRAIETTORIA: Ciao Aurora, iniziamo subito con una domanda molto diretta: chi sei? Raccontaci di te!
AURORA ANGELUCCI: Sono una ragazza romana di vent’anni e mi sono avvicinata al motociclismo da piccola, quando la mia famiglia mi portò al Circuito di Misano, da lì è scoppiato l’amore. Ho iniziato a seguire assiduamente e, con il tempo, mi sono resa conto che la presenza di donne all’interno di questo ambiente, soprattutto nella parte tecnica, è molto scarsa. Ho iniziato a chiedermi quale potesse essere il motivo e, di conseguenza, ad un’eventuale soluzione.
FT: E così inizia a nascere l’idea di Angeluss…
AA: Sì, ho iniziato a lavorare su quello che è il mio progetto e sulla società, dovendo cercare un modo per entrare in un ambiente che è molto molto chiuso. Non è stata una passeggiata… Circa due anni fa ho iniziato a cercare di capire come poter fare, ho iniziato a prendere tutti i contatti dei vari team, a cercare i membri sui social per scrivere loro e avere informazioni per sapere come funziona questo mondo. Non nego che sono stata bloccata sui social diverse volte e ho ricevuto pochissime risposte, ma alla fine ho incontrato una persona che ha preso a cuore il mio progetto e che mi ha aiutata a entrare in questo ambiente.
FT: Ci sono state varie barriere all’ingresso, non è stato così semplice come si potrebbe pensare…
AA: No, anzi! Mi è stato vivamente consigliato di iniziare dalle categorie inferiori dicendomi che al Mondiale non ci sarei arrivata; invece, poi dopo sei mesi ho conosciuto questa persona che mi ha aiutata a entrarvi.
FT: Per quanto riguarda il tuo progetto, a molti non è chiaro quale sia l’obiettivo finale.
AA: L’obiettivo è che all’interno dei paddock diventi la normalità avere delle donne all’interno dei team. Quindi delle squadre “miste” come sono adesso, però con più presenza femminile anche tra le figure tecniche. Per fare questo, nel percorso abbiamo come obiettivo quello di avere un team completamente femminile per dimostrare che tutte le figure all’interno di una squadra possono essere donne. Ma è un passo tra i tanti per arrivare poi all’obiettivo ultimo: che la presenza femminile non sia più vista come fuori dalla norma.
FT: Come hai conosciuto le ragazze del team?
AA: Per quanto riguarda la parte tecnica, la maggior parte delle ragazze che abbiamo in squadra sono venute in contatto con noi o avendo già precedentemente lavorato con membri del team MTA, altre grazie a curriculum che mi sono arrivati dopo la prestazione della wild card di Aragon a giugno dell’anno scorso. Quest’anno, le due meccaniche che sono nel Mondiale arrivano da ETG Racing, la scuola spagnola di meccanica e motorsport. Per quanto riguarda le pilota, è più facile che ci si conosca in pista o tramite contatti di altre squadre, anche se ora iniziano a scriverci anche tramite i social perché iniziano a vederci come il punto di riferimento femminile.
FT: C’è un po’ di confusione fra Angeluss e MTA. Ci puoi spiegare bene quale sia la partnership?
AA: Ci tengo molto a chiarire questa cosa perché fin dall’anno scorso si è creata confusione. Non è mai stata una sponsorizzazione vera e propria, ma una partnership. C’è la concezione che se c’è un nome, un logo, sulla moto deve essere per forza uno sponsor, ma non è questo il caso. La wild card, ad esempio, si può richiedere solo se si è iscritti al Mondiale, e noi abbiamo partecipato perché MTA lo era. Quest’anno, invece, ci dà la possibilità di avere un team tecnico femminile, che è anche un modo per creare dei role model in cui le ragazze che si vogliono avvicinare a questo modo possono rivedersi.
FT: Si ha la concezione del mondo dei motori come ancora un ambiente molto maschilista. Essendo voi ragazze, anche molto giovani per la media degli addetti ai lavori, vi siete mai sentite considerate poco seriamente all’interno del paddock?
AA: Per quanto riguarda me, non ho mai avuto problemi per il fatto di essere donna, ho avuto più difficoltà ad essere presa seriamente per la mia età. Sicuramente sono stata anche molto fortunata perché MTA è un Team molto familiare e molto aperto.
FT: Secondo te quale è il motivo per cui le donne che lavorano nel mondo delle due ruote sono quasi sempre in posizioni di comunicazione e quasi mai in posizioni tecniche o manageriali?
AA: Io credo che sicuramente sia un mondo a cui è difficile avvicinarsi, ma principalmente è come se mancasse la fiducia non essendoci state molte donne in determinati ruoli, si pensa che non ci possano stare. Questa cosa l’ho notata soprattutto con la figura del meccanico che è considerata prettamente maschile. E ciò su cui sto lavorando io è esattamente questo: dimostrare che una donna può lavorare bene anche in quei ruoli, creando così modelli per le altre ragazze che si vogliono avvicinare all’ambiente. Il discorso è un po’ diverso per quanto riguarda i piloti, secondo me il problema principale è che i ragazzi si allenano molto di più delle ragazze: quelle che erano con me l’anno scorso avevano solo sei gare l’anno e durante il resto del tempo non si allenavano. Poi, comunque, spesso si fanno percorsi completamente diversi ed essendo uno sport molto costoso, lo sponsor che deve scegliere di investire su un giovane tende a scegliere l’uomo perché ci vede più futuro, principalmente perché non c’è uno storico di ragazze che hanno avuto carriere come i coetanei uomini. E questo pensiero viene fatto anche in molte famiglie.
FT: Parlando proprio di giovanissimi, siete presenti anche al CIV e siete parte del progetto Talenti Azzurri. Ci vuoi raccontare di cosa si tratta?
AA: L’idea con cui è nato il management era quella di mettere sotto contratto delle bambine per poi portarle al mondiale. Ci siamo resti conto che bisognava lavorare un po’ su tutto il percorso per arrivare alle massime categorie. Quest’anno siamo presenti in minimoto, CIV Junior, PreMoto 3, più la JuniorGP in Spagna. Il progetto Talenti Azzurri è un ottimo modo per dare la possibilità alle ragazze di allenarsi, avendo l’opportunità durante l’anno di fare più di 40 allenamenti, cosa molto difficile al momento per una bambina. Ci si allena con piloti di alto livello e questa cosa aiuta molto anche a crescere.
FT: Il colore distintivo di Angeluss è il rosa, riesci a trovare anche i vestiti formali dello stesso colore della divisa!
AA: Ho l’armadio pieno di cose rosa, voglio essere sempre pronta per qualunque tipo di evento! Cerco di non lasciare nulla al caso anche per quanto riguarda l’immagine mia e della società.
FT: Una domanda must di Fuori Traiettoria. C’è qualcosa che avresti sempre voluto raccontare nelle interviste e non ti è stata mai chiesta?
AA: C’è una cosa che non viene mai detta e che a me piace molto perché ci ho tenuto proprio a fare! Durante la Wild Card di Aragon lo scorso anno l’unica parte maschile del team era… l’ombrellino. Non siamo state le prime, ma mi piaceva questa contrapposizione molto netta, in una situazione già mai vista prima. E per questo motivo non abbiamo chiamato un modello, ma un collega di Maria [Herrera, la pilota, ndr], il pilota di rally Dani Sordo. Abbiamo voluto completamente ribaltare la situazione considerata “classica” di team maschile e ombrellina donna!