Non ha portato a nulla l’istanza presentata dalla Scuderia Ferrari per cercare di ottenere una revisione della penalità di 5” inflitta a Carlos Sainz nelle battute finali del GP d’Australia 2023 di Formula 1: la FIA, dopo avere esaminato quelli che secondo il Cavallino Rampante avrebbero dovuto essere “nuovi elementi rilevanti e significativi”, ha rigettato il ricorso del team di Maranello confermando così la decisione presa in quel di Melbourne.
Con un pugno di mosche in mano. Così si sono ritrovati Carlos Sainz e la Scuderia Ferrari a seguito della decisione della Federazione Internazionale dell’Automobile di rigettare il ricorso presentato dal #55 e dal Cavallino Rampante nel tentativo di cancellare la penalità di 5” inflitta allo spagnolo durante lo scorso Gran Premio d’Australia.
L’accaduto lo ricorderete praticamente tutti. Lo spagnolo, alla terza standing start della corsa, finendo lungo alla staccata della prima curva ha spedito in testacoda prima e nelle retrovie poi Fernando Alonso, incolpevolmente cilindrato dalla SF-23 del connazionale. La FIA, che di lì a poco avrebbe considerato irrilevante ai fini della classifica finale quanto successo tra il terzo spegnimento dei semafori e la bandiera rossa sventolata a seguito del disastro Made in Alpine, non ha avuto dubbi in merito all’irregolarità della manovra di Sainz e ha punito lo spagnolo con una penalità di 5”. La sanzione, gestibile in altre situazioni, nel caso specifico del GP d’Australia ha finito per giustiziare la gara del #55: dato che il Gran Premio si è concluso con il gruppone delle monoposto ben compatto per via di un ultimo giro percorso dietro Safety Car, i 5” con cui è stato penalizzato Sainz hanno infatti spedito lo spagnolo della Ferrari indietro fino alla 12ª piazza lasciando parecchio amaro in bocca tanto al pilota quanto al team.
La scuderia di Maranello, convinta dell’eccessiva severità della pena comminata al #55, nei giorni scorsi ha dunque presentato una istanza di revisione alla FIA. Che però, dopo avere valutato quelli che secondo Ferrari erano “nuovi elementi rilevanti e significativi” (e tra i quali a sorpresa non risultava la mancanza di penalità per alcuni piloti che hanno compiuto manovre simili a quella dello spagnolo), ha confermato la decisione presa nel GP d’Australia rigettando la richiesta avanzata dal Cavallino Rampante.
A essere considerata innanzitutto irrilevante è stata la telemetria della vettura di Carlos Sainz, che secondo gli uomini di Maranello avrebbe dovuto dimostrare quanto brusca sia stata la frenata dello spagnolo. “I dati della telemetria non costituiscono di per sé un nuovo elemento, significativo e rilevante, necessario per decidere di chi sia la colpa della collisione” – si legge nel documento ufficiale della Federazione – “I Commissari Sportivi hanno accesso a una notevole quantità di dati telemetrici. Anche noi eravamo in grado di accedere a tali dati. I dati telemetrici presentati sono (nel migliore dei casi) ambigui e, a nostro avviso, non scagionano Sainz ma anzi, di fatto confermano la nostra decisione di attribuirgli tutta la colpa della collisione. Egli afferma di aver frenato più bruscamente, ma di non essere riuscito a fermare la vettura a causa degli pneumatici freddi. Sostiene, inoltre, che un giro di formazione lento abbia contribuito ad abbassare in quel modo la temperatura delle gomme. Ci sono due brevi osservazioni in merito. In primo luogo, anche se ciò fosse vero, la presentazione della telemetria che mostra il suo punto di frenata non è un elemento nuovo e significativo ai fini dell’Art. 14. In secondo luogo, le condizioni della pista e degli pneumatici erano qualcosa di cui ogni concorrente doveva tenere conto e a cui doveva adattarsi. Cercando di frenare in ritardo mentre era in lotta con Gasly, Sainz ha deciso di rischiare di perdere il controllo della sua auto. In questo caso, tale rischio si è concretizzato, generando così una collisione per la quale è stata comminata una penalità”.
A finire sotto la lente di ingrandimento della FIA è stato poi il secondo nuovo elemento introdotto dalla Ferrari, ovverosia la dichiarazione dello stesso pilota spagnolo. “La testimonianza scritta di Sainz non è un nuovo elemento significativo e rilevante necessario per decidere di chi sia la colpa della collisione” – prosegue il comunicato della Federazione – “In primo luogo, se avessimo ritenuto che fosse necessaria una dichiarazione di Sainz per analizzare l’evento, lo avremmo convocato dopo la gara. Non abbiamo ritenuto necessario ascoltarlo per decidere questo fatto. La sua testimonianza, in sostanza, afferma che l’aderenza era scarsa (ma abbiamo già spiegato perché questa non possa essere considerata una scusa valida) e che aveva il sole negli occhi. La logica potrebbe però indurre a pensare che la posizione del sole avrebbe dovuto avere lo stesso effetto anche sugli altri piloti, e dunque non è un motivo giustificabile per evitare una sanzione per una collisione”.
Infine, la FIA ha analizzato il terzo e ultimo nuovo elemento addotto come prova dalla Ferrari: le dichiarazioni – riguardanti condizioni di luce e temperature delle gomme – rilasciate da altri piloti al termine del GP d’Australia. “Le dichiarazioni degli altri piloti non costituiscono nuovi elementi significativi e rilevanti necessari per decidere sull’incidente, dato che nessuna di esse conteneva nuove versioni significative e rilevanti sulla collisione” – conclude la Federazione prima di rigettare l’istanza di revisione – “Queste dichiarazioni erano tutte registrazioni di frasi che i piloti hanno detto dopo la gara ai media, e sono state presentate per avvalorare la tesi secondo cui il livello di aderenza era basso e i pneumatici erano freddi. Anche in questo caso, sebbene tali dichiarazioni siano state rilasciate successivamente alla nostra decisione, e quindi non potessero essere presenti al momento della stessa, nulla di quanto dichiarato in tali commenti sarebbe risultato significativo o addirittura rilevante per le nostre considerazioni. Neanche tali dichiarazioni, dunque, soddisfano i requisiti dell’articolo 14”.
Alla luce di quanto accaduto, non deve stupire che nella mente di molti sia riaffiorato il ricordo di ciò che è successo nel 2019 a seguito del GP del Canada. Anche in quel caso infatti la Scuderia Ferrari si incaponì presentando un’istanza di revisione che – purtroppo per il Cavallino Rampante – non poggiava su “nuovi elementi significativi e rilevanti” solidi, incassando esattamente come oggi una sconfitta abbastanza netta. Il peso politico di Maranello, sfortunatamente per gli uomini in Rosso, non è decisamente più quello di un tempo: presentarsi sul campo di battaglia in possesso di armi spuntate come quelle mostrate in questa occasione, ora come ora, non basta più.