“Oggi sono stato spodestato, e me ne sono semplicemente andato. E’ ufficiale: non sono più il capo della società. La mia posizione è stata presa da Chase Carey“. Sono queste le poche parole con cui, in un’intervista rilasciata ad Auto Motor und Sport, Bernie Ecclestone ha dato, in quello stile parecchio laconico che è un po’ il suo marchio di fabbrica, l’ufficialità della notizia che lo vedrebbe definitivamente fuori dalla F1.
“Mister E”, l’uomo che per anni ha rappresentato il volto commerciale e non dell’immensa macchina della F1, abdica così, di netto, e forse anche un po’ all’improvviso. Perché chiariamoci, il fatto che Liberty Media fosse entrata in maniera così decisa nel mondo del Circus lasciava presagire che a breve sarebbe cambiato qualcosa anche a livello dirigenziale, ma non so in quanti sarebbero stati pronti a scommettere su un disimpegno così netto, per di più alla vigilia di una stagione che potrebbe rappresentare un crocevia di questo sport, da parte di Ecclestone. Un personaggio che, volenti o nolenti, ha sempre teso ad accentrare nelle sue mani il maggior potere decisionale possibile. Ma la realtà dei fatti è un’altra, e racconta di un Mister E. “relegato” ad un ruolo dal valore evanescente che neppure Bernie sente davvero come proprio: “La mia nuova posizione è legata a quegli strani termini americani. E’ qualcosa di simile ad una presidenza onoraria, anche se non so questo titolo cosa significhi“.
Di certo, significa che Jean Todt dovrà decidere se lasciargli ancora il voto in seno al Consiglio Mondiale della FIA, vista la perdita di poteri presidenziali effettivi. Bernie stesso dubita di poter avere ancora diritto ad un seggio, ma mai dire mai. Sicuramente, comunque, lo vedremo ancora in giro nel Paddock della F1 perché, come dice anche lui, “Ho ancora molti amici in F1, ed ho ancora abbastanza soldi per permettermi di andare ad una gara.”
Per un volto noto che lascia, tuttavia, ne arrivano di nuovi. Oltre al sovracitato Chase Carey, che appunto andrà a rivestire il ruolo di CEO del F1 Group, c’è anche Sean Bratches, ex uomo ESPN, al quale sarà invece affidata la gestione della parte commerciale della Formula 1. Eppure, tra tutti queste nuove facce che Liberty Media sta facendo entrare nel Circus, ne spicca una molto familiare: è quella di Ross Brawn, indimenticato ingegnere Ferrari negli anni del dominio Schumacher e vincitore di un Titolo Mondiale con Jenson Button e con la Scuderia che portava il suo nome. Quello del 62enne britannico è un ritorno in grande stile: per diversi mesi è stato uno dei più importanti consulenti in seno a Liberty Media, e Chase Carey ha deciso di promuoverlo nel ruolo di Direttore Generale degli sport motoristici dell’azienda americana, con il compito particolarmente importante di gestire i rapporti tra una FIA sempre più evanescente e le varie Scuderie di F1.
“E’ fantastico tornare nel mondo della Formula 1” – ha commentato Brawn – “Ho apprezzato il mio ruolo di consulente con Liberty Media nel corso degli ultimi mesi e adesso non vedo l’ora di lavorare con Chase, Sean ed il resto del team di Formula 1 per contribuire alla crescita di questo sport.“ E forse, puntando all’obiettivo di far crescere ulteriormente l’appeal di uno sport che ad oggi latita un po’ di credibilità, Liberty Media si è affidata alla persona giusta. I rapporti di Brawn sono buoni con tutto il Paddock, e sono in molti a conservare ottimi ricordi di lui. In più, l’ingegnere inglese conosce bene le dinamiche del Circus, avendolo vissuto dall’interno per parecchi anni, ed è certo conscio di quelle che possano essere le più importanti tematiche da affrontare per risollevare una disciplina un po’ in difficoltà.
Ecco perché la parole con cui Brawn ha chiuso il comunicato stampa che sanciva la sua discesa in campo al fianco di Liberty Media suonano come un lenitivo per tutti gli appassionati della F1: “Abbiamo un’opportunità quasi senza precedenti per lavorare assieme a squadre e promotori” – ha detto – “Possiamo migliorare la Formula 1 per chi ci lavora e, soprattutto, per i tifosi”.
Che, a questo punto, ripongono ancora più aspettative nella stagione 2017. Un anno in cui si osserveranno con trepidazione non solo le nuove monoposto, ma anche le nuove decisioni di un gruppo dirigenziale che, almeno sulla carta, promette di rendere la Formula 1 un mondo nettamente migliore di quello che attualmente è.