Abbiamo intervistato, in esclusiva per Fuori Traiettoria, Marco Nesi, voce tecnica per il Fanatec GTWC nonché nostro redattore.
Normalmente, quando dobbiamo preparare un’intervista, dobbiamo scrivere un mucchio di mail a vari uffici stampa sperando che qualcuno ci risponda. Quello che vedete su Fuori Traiettoria è un decimo di quello che vorremmo fare. Questa volta non è stato così: l’ospite di oggi l’abbiamo pescato direttamente… in casa. Marco Nesi, infatti, tra le altre cose, scrive per Fuori Traiettoria da qualche mese. E quali sono queste “altre cose”? Beh, Marco commenta da quest’anno il Fanatec GT World Challenge per SRO TV e su Sky Sport, ed è appena (l’intervista è stata fatta il lunedì seguente alla gara, ma purtroppo è uscita solo ora) uscito dalla massacrante maratona della 24 Ore di Spa-Francorchamps. Massacrante per i piloti, per gli ingegneri e per i meccanici, certo. Ma anche per i telecronisti e per i giornalisti. E con Marco proprio di questo abbiamo voluto parlare: tralasciando la gara in sé (di cui QUI potete trovare il resoconto), abbiamo voluto porgli la domanda che qualunque appassionato che abbia mai visto una gara endurance si sia posto: ma come si fa a commentare una gara di 24 ore? Ecco cos’ha detto ai nostri (che poi sono anche suoi) microfoni.
Fuori Traiettoria: Ciao Marco, e grazie per questa chiacchierata. Parto dal chiederti quando comincia la tua 24 ore di Spa.
Marco Nesi: Ciao e grazie a voi. Allora, la mia 24 ore di Spa è cominciata il martedì prima della gara, con un viaggio in macchina, e visto che eravamo in tre avevamo una marea di cose da portare, tra cui i monopattini elettrici, che sono uno strumento fondamentale per ogni pista nella quale vado. Ovviamente dopo il viaggio la vera 24 ore è iniziata mercoledì, quando siamo arrivati in pista, ritirato gli accessi e tutto e abbiamo assistito alla sfilata dei piloti e delle auto; questa viene fatta ogni anno per presentare l’evento. C’erano tutte le vetture del GT3, tutte le vetture GT4 e in più quest’anno c’erano anche delle vetture storiche per celebrare i trent’anni di organizzazione di SRO. Sono partite dal rettilineo della Formula 1 e sono arrivate proprio a Spa, la cittadina, che dista nove km. E c’era quindi un pilota per equipaggio che guidava la propria vettura da gara per le strade ordinarie. Purtroppo non erano quelle del vecchio circuito, ma erano vicine. Una volta arrivati a Spa centro si firmano gli autografi, si fa la presentazione dell’evento e poi c’è il briefing dei piloti, a cui noi partecipiamo sempre, e con presenti tutti i 253 piloti delle GT3. Durante il briefing il Direttore di Corsa spiega cosa si può fare e cosa non si può fare: track limits, velocità ai box, ecc. Questo è stato effettivamente il mio primo impegno istituzionale per la 24 ore di Spa. Poi ovviamente si entra nel vivo dell’azione il giovedì, con le prime libere: noi le prime sessioni non le commentavamo, però era importante anche per me andare in pista per capire, raccogliere informazioni in giro per il paddock, andare tra i piloti, e magari posizionarmi in quelle due, tre, quattro curve chiave per capire chi fa il tempo e come sono settate le macchine.
FT: Quale materiale avete a disposizione per prepararvi alla gara?
MN: In primis, come ho detto prima, il monopattino elettrico, perché, soprattutto a Spa, è importante girare, e per farlo a piedi sprechi un sacco di tempo per quanto è lungo il circuito. Poi, il materiale fondamentalmente viene fornito dai responsabili media di SRO, come ad esempio lo Spotter Guide, in cui ci sono tutti gli equipaggi, i nomi dei piloti, le categorie a cui appartengono, le vetture, ecc, e che quindi è uno strumento fondamentale, durante le telecronache soprattutto. Poi, un altro strumento che abbiamo assolutamente è il timetable televisivo, che serve quindi per sapere quando andiamo in onda, quando siamo fuori, ecc. Poi, io mi prendo alcuni video on board, che mi vengono passati da alcuni piloti, o me li vado a recuperare dallo storico delle gare precedenti, per capire così alla tale curva con quale marcia si affronta, con quale velocità, come si entra e altro per poterlo raccontare in telecronaca. Infine, un altro strumento fondamentale che abbiamo a disposizione sono tutti i vari professionisti del campo. E’ importantissimo stringere buoni rapporti nel paddock, specialmente con gli italiani, perché se sei bravo a creare queste relazioni ti arrivano già tantissime informazioni.
FT: E tutte queste cose cerchi di impararle a memoria o ci rinunci e te le segni e basta?
MN: Allora, mi viene molto facile impararle a memoria perché sono cose di cui ho tanta passione. Nel momento in cui sei fortemente appassionato a qualcosa, e sei attento a ciò che stai facendo, allora viene tutto molto più semplice. Poi certo, ad esempio il giro, con le velocità, le marce e tutto il resto, quelle ovviamente me le segno sull’Ipad. Il briefing dei piloti ad esempio me lo scrivo tutto su una pagina. I nomi delle curve d’altro canto le so tutte a memoria, ma lì è perché ho passione per questo. E questo a prescindere da Spa, conosco i nomi delle curve di tutte le piste in cui vado. Per me è importante prepararmi, è segno di professionalità.
FT: Quanti telecronisti eravate, qual era il vostro ruolo e che turni facevate?
MN: Noi eravamo in tre: c’era Ivan (Nesta, ndr) come prima voce. Ovviamente lui è la voce narrante, è quello che dà l’enfasi, e il suo focus è sugli avvenimenti della gara. Io, invece, da seconda voce e commento tecnico, ho un po’ meno focus sugli avvenimenti della gara, ma mi concentro di più sul perché le cose succedono. Se un pilota o una macchina vanno forte in determinate condizioni il mio compito è dire perché sono andati forte in quelle condizioni. Io devo essere quello che studia, che analizza ciò che succede nelle prove e che dice “Io i miei due euro li punto su questa macchina per questo e quello”. E quest’anno, tra l’altro, c’avrei preso se la BMW non avesse forato a meno di due ore dalla fine (ride, ndr). C’era anche Daniel (Montinari, ndr), che dava il cambio sia ad Ivan che a me per le fasi notturne. Poi abbiamo fatto alcuni cambi di scaletta, perché in alcuni casi sono entrati in cabina dei piloti o comunque degli ospiti, in momenti magari in cui la gara non era particolarmente accesa, e in questi momenti rimaneva in cabina uno di noi e l’ospite. Ad esempio, è successo con Mattia Drudi, con Gianpiero Pindari, il titolare di Dinamic Motorsport e con Sergio Bonfanti, direttore del “reparto applicazioni speciali” di Ferodo. Ivan invece ha avuto in cabina Raffaele Marciello (appena sceso dal suo turno di guida!) e Matteo Braga, responsabile delle attività GT in pista per Pirelli.
FT: Ecco, a proposito degli ospiti: con loro vi accordavate per farli salire in cabina di commento prima della gara o proprio nel mezzo della corsa in maniera improvvisata?
MN: Dipende: con chi hai confidenza puoi farlo anche durante la gara. Nel caso invece di persone che per il loro ruolo hanno tempi più ristretti, come ad esempio i piloti, cerchi di accordarti prima, sapendo che però questo accordo ha un grande asterisco: avremmo dovuto avere anche altri due ospiti, che però per eventi di gara, come un cambio di strategia o altro, non sono riusciti a venire da noi in telecronaca. Mi è spiaciuto molto, ma recupereremo. Alla fine si tratta di un 70% di preaccordo e un 30% di rapporto confidenziale.
FT: E quando sono più disponibili gli ospiti? Nelle prime ore di gara, durante la notte o verso la fine?
MN: Le prime ore assolutamente no, perché è la fase in cui la gara si delinea. Diciamo che le disponibilità si creano nel momento in cui ci sono dei tempi morti. Ma d’altronde, anche per noi telecronisti, quando ci sono parecchie azioni in pista, è inutile portare qualcuno, perché da un lato non dai abbastanza credito all’ospite, che sono comunque importanti e le cui risposte sono iperinteressanti, e dall’altro non riesci ad essere sul pezzo per gli eventi di gara. Ovviamente, anche se c’è l’ospite, l’occhio rimane sempre sullo schermo per vedere eventuali bandiere, ma lì siamo aiutati anche dal fatto che in cuffia riceviamo dall’organizzazione eventuali comunicazioni importanti (un FCY, una bandiera rossa, ecc).
FT: Bene. Ora, c’era un’altra domanda a cui hai parzialmente già risposto: nei giorni precedenti alla gara, quando magari correvano le altre categorie ma non il GTWC, cosa facevate? Riunioni tra di voi, giravate per il paddock in cerca di informazioni, guardavate le altre gare o cos’altro?
MN: Personalmente giro tantissimo per il paddock, in primis. Poi, io che sono molto puntiglioso, mi vado a studiare un sacco di aneddoti della pista, mi appassiona molto studiare la storia dei circuiti così come mi piace portare questa mia passione agli spettatori: il campo di battaglia è ciò che rende grandi le battaglie, e cerco di farlo capire agli spettatori. Poi, il venerdì sera prima della gara abbiamo fatto un bel ripassone del regolamento sportivo: quindi i punteggi, le categorie, tutto quello che può essere utile. Io per esempio ho calcolato quanto fosse la perdita in secondi percorrendo la pitlane a Spa: 994 metri a 50 km/h sono 71 secondi. Ed è un aspetto importante, perché 71 secondi più i 41 per il pit stop sono quasi due minuti (1:52, ndr); e considerando che a Spa si gira in 2:19, perdere quei quasi due minuti vuol dire perdere tre quarti di giro; e quindi bisogna anche andare ad approfondire con i team quali sono le loro strategie di rientro ai box per gestire il traffico. E quindi questi sono tutti aspetti che magari mi segno e mi annoto per chiederli poi il giorno dopo ai protagonisti.
FT: Arriviamo quindi alla domanda più interessante: cosa fate durante la gara quando non siete in cabina a commentare? Dormite, mangiate, seguite la gara, girate per il paddock, ecc?
MN: Guarda, da sabato mattina, quando ci siamo svegliati per andare in autodromo, a lunedì, quando ce ne siamo andati, io ho dormito letteralmente un’ora e mezza, da dopo le sei fino a quasi le otto di domenica mattina. Perché c’è tanta attività, soprattutto per quello che è la mia figura: coprendo la parte tecnica io devo relazionarmi tanto con i piloti e con gli ingegneri, facendo domande che a volte sono anche un po’ “rompiballe” per quanto sono puntigliose. Quindi fondamentalmente io giro per il paddock per portare contenuto.
FT: Ok, non hai dormito. Però la gara la seguivi dal paddock o andavi semplicemente a cercare informazioni e contenuti?
MN: Visto che la gara era ancora abbastanza nella fase strategica, quindi con poca azione, il mio focus principale era sul contenuto. Poi sì, ovviamente nel paddock c’è sempre lo speaker che ti tiene aggiornato sugli eventi di gara, e in generale buttavo un occhio ogni mezz’ora per vedere se fosse successo qualcosa di particolare. Quindi sì, cerco comunque di essere sul pezzo per la gara, ma in quel momento mi concentro principalmente sul cercare informazioni nel paddock. Nel momento in cui mi davo il cambio con il collega, li si fa un piccolo recap delle azioni salienti e di quello che è successo mentre eri “staccato”.
FT: Quanto è difficile mantenere alta la concentrazione in una gara così lunga, con tanti momenti morti, e soprattutto con la stanchezza che sale sempre di più? E soprattutto, come copri i momenti in cui non accade nulla: statistiche mazzoniane o silenzi poltronierani?
MN: Non è per niente difficile restare concentrati, perché se facciamo quello che facciamo è perché abbiamo una grandissima passione; io poi ho anche un grandissimo interesse e una grandissima curiosità per scoprire le cose nuove, e le cose nuove le può raccontare solo chi le vive in diversi ruoli. Proprio per questo abbiamo portato in cabina di commento piloti, team manager, team owner, responsabili tecnici (come ad esempio Ferodo e Pirelli), e ognuno ha portato il proprio contenuto. E quindi questo aiuta la curiosità e a rimanere attenti. Per quanto riguarda poi i tempi morti, questo è un campionato molto complesso, e quindi è giusto concentrarsi ad esempio sugli aspetti regolamentari: il regolamento di SRO per la categoria GT3, per il Fanatec GTWC, è lungo 109 (CENTONOVE!) pagine. Ne hai di cose da raccontare. Poi, ogni ora e mezza facevo il recap di quelle che erano le varie classi, la suddivisione dei piloti e così via. Considero importante tornare sempre sulle regole principali, così da permettere al telespettatore a casa di capire come funzionino queste gare. Perché ovviamente non si tratta solo di parlare della posizione di Valentino, ma anche ovviamente dire chi ha vinto, in che classe ha vinto, cos’ha fatto per vincere e altro. Non è la Formula 1, in cui il primo che taglia il traguardo ha vinto; qui ci sono diverse categorie.
FT: L’hai citato e quindi direi di fare la domanda più spinosa: vi hanno dato delle “indicazioni” su come trattare Valentino?
MN: No, non c’hanno detto niente. Per me Valentino è un rookie che ha un grande passato nelle due ruote e che si sta approcciando nel modo giusto. Lo dico in maniera totalmente disinteressata, questo è il punto di vista di Marco Gabriele Nesi: Valentino sta facendo le cose come vanno fatte, è un grande professionista e ha un grandissimo approccio. Lui poi è una persona ipercuriosa, e d’altronde non diventi nove volte campione del mondo se non hai la conoscenza di ciò che ti succede attorno, e sta applicando questo anche nelle macchine. Oltre alla curiosità, poi, la sua più grande dote è la velocità di recepire le informazioni che i suoi compagni più esperti gli passano.
Con lui poi abbiamo una roundtable in cui risponde alle domane di alcuni giornalisti raccontando la sua esperienza attuale, e a me piace sempre partecipare perché lui è una persona molto onesta e ti racconta per filo e per segno quali sono le sue reali sensazioni in macchina. Questo è molto interessante, soprattutto perché, come detto prima, lui è molto schietto. Per me è una persona davvero piacevole e competente anche con cui chiacchierare.
FT: Molto bello questo! Qual è poi il rapporto con gli altri giornalisti (internazionali e non) all’interno del paddock?
MN: Noi abbiamo, soprattutto per questa 24 ore, un gruppo WhatsApp con tutti i vari giornalisti internazionali, gli inviati dai box, i vari coordinatori delle tv, la regia, eccetera, sia per richieste che per eventi particolari che vengono raccolti dagli inviati. Ad esempio, c’erano due inviati, Amanda e Gemma, la prima che segue il GTWC nel lato America, mentre la seconda nel lato Europe; ovviamente, essendo una ventiquattr’ore il lavoro è molto più importante e quindi è necessario avere almeno due inviate. Con questo gruppo Whatsapp quindi ci scambiavamo tutte le informazioni utili: ad esempio, noi abbiamo raccontato la nostra linea editoriale a Mike, che è il numero 1 di SRO TV, oltre che, passami il termine, “il mazzo” che ci stavamo facendo per portare degli ospiti interessanti con dei contenuti molto succosi a casa. La cosa è stata apprezzata tantissimo, e ti posso dire che noi italiani, siamo stati gli unici a portare così tanti ospiti e così variegati. E questo per noi, posso dirlo, è un vanto, e posso dire con grande orgoglio che abbiamo fatto un lavoro notevole. Poi ti devo dire che ho creato un bel rapporto con il collega francese, che fa questo lavoro da venticinque anni; ci siamo seduti insieme a mangiare a Misano, gli ho spiegato che questo era il mio primo anno e che ascoltavo come fosse oro colato quelli che erano i suoi consigli. Lui è stato molto carino, perché mi ha detto fondamentalmente che i protagonisti sono quelli in pista e che noi in cabina di commento, non dobbiamo fare gli eroi. (Che poi è ciò che c’ha detto anche Gianfranco Mazzoni qualche tempo fa, ndr. Qui per recuperare l’intervista). Devo infine ringraziare anche Mauro Sanchini, perché ogni volta mi dà dei consigli preziosissimi; e anche lui è un professionista pazzesco, perché Sanchini è uno de commentatori tecnici più preparati nel suo campo e ricevere dei consigli da lui è sia un grande onore che tremendamente utile.
FT: Parliamo dell”importanza del rapporto tra i due o più telecronisti: è fondamentale avere una buona chimica, o anche un buon rapporto proprio d’amicizia, o basta il rispetto professionale?
MN: L’importante è che ci siano fiducia e rispetto reciproci. Non bisogna pestarsi assolutamente i piedi, ed è una cosa questa importantissima; ma soprattutto, e qui mi rifaccio all’esempio di Meda e Sanchini, è fondamentale avere delle interazioni in cabina, soprattutto quando ci sono dei momenti morti, come nelle prove libere o proprio nelle gare di durata lunghe, andando a fare degli interventi un po’ più mirati: Ivan infatti in questi momenti mi fa spesso delle domande, che possano generare una risposta dettagliata. E questo è importantissimo, perché crei interesse, e in primis la telecronaca ti scorre più semplicemente, e poi porti un contenuto ancora di maggior livello. Quindi, per tornare alla tua domanda, è fondamentale che ci siano intesa e collaborazione. Poi ovviamente in cabina scherziamo tanto, ci prendiamo anche in giro, alla fine siamo giovani e così lo è anche gran parte del pubblico del Fanatec GT World Challenge, che arriva a questo campionato o perché ama Valentino (ed è inutile negarlo) o perché ama i simulatori di guida, che hanno un ruolo fondamentale per questo campionato. Tante delle visualizzazioni che facciamo sono per gli amanti dei simulatori.
FT: Chiudo facendoti una domanda proprio sul TUO mestiere: qual è la differenza tra una prima voce (generica) e una seconda voce (generica)?
MN: La prima voce è quella che ha in mano il pallino della telecronaca, per fartela proprio bene Io non sono una prima voce e ambisco ad essere una seconda voce competente. Perché il ruolo della seconda voce in gare molto lunghe diventa fondamentale. Io lavoro tanto per far sì che le nozioni tecniche che porto siano il più comprensibili e digeribili possibili. Perché alla fine è inutile andare a parlare di numeri, cifre e altro, se poi queste non arrivano ai telespettatori; il mio scopo è quello di comprendere una questione tecnica per poterla portare ai più, in modo tale o da rispondere alla domanda o di generare maggiore interesse negli appassionati per far sì che vadano ad approfondire la tematica per conto loro. La seconda voce, in sintesi, deve darti le chiavi di lettura per leggere la gara e supportare la prima voce; il primo telecronista ti dice COSA succede e pome l’enfasi sulla gara, la seconda voce PERCHE’, sono due ruoli molto diversi.
FT: Perfetto, grazie mille Marco. (A questo punto nelle interviste di solito ci si saluta augurandosi buon lavoro o cose così, ma sarebbe stato strano visto che è nel gruppo della redazione e quindi ci sentiamo spesso, quindi finisce qui)