Willi Weber, ex manager dei due fratelli Schumacher, nel suo ultimo libro ha analizzato le differenze tra Michael e Ralf, tracciando un interessante ritratto dei due.
Willi Weber è un nome conosciuto dai fan della Formula 1. Per oltre vent’anni, infatti, è stato il manager dei due fratelli Schumacher (nonché di altri sportivi, come Nico Hulkenberg), prima dando a Michael la sua primissima possibilità in Formula 3, e poi prendendo sotto la sua ala il fratello minore Ralf. Nel suo ultimo libro, “Benzina nel sangue”, edito da Rizzoli, il manager tedesco ha raccontato la sua storia, soffermandosi in particolare sul rapporto avuto con il sette volte campione del mondo, dal loro incontro nel 1988 fino all’incidente con gli sci del 2013, definendolo “il mio migliore amico”.
Weber ha però parlato anche del fratello Ralf, descrivendo il loro primo incontro, avvenuto una sera nel suo ristorante quando invitò l’intera famiglia Schumacher per parlare del futuro di Michael “Con noi c’è anche il fratellino di Michael, Ralf. Un piccolo ciccione con l’apparecchio. Dodici anni, sfacciato come pochi, mette senza sosta il becco nella conversazione con la sua aria saccente. ‘Ha ingaggiato la persona sbagliata, signor Weber’, mi comunica. ‘Ah sì?‘ ribatto, ‘Sai correre anche tu?’ ‘Può scommetterci’ dichiara con solenne serietà ‘Sono più veloce di Michael. L’ho già battuto due volte!’“.
Nel libro poi Weber prosegue dedicando un intero capitolo al pilota ex Jordan, Williams e Toyota, parlando di come le differenze caratteriali con il fratello gli abbiano impedito di raccogliere risultati migliori in carriera. “Le persone mi chiedono […] qual è la differenza con Michael? […] Supponiamo che io dica ‘Il primo che arriva a Milano vince un milione!’ – prosegue Weber – Michael si metterebbe subito a correre, con un paio di scarpe di ricambio al collo, mentre Ralf si siederebbe sul divano e cercherebbe i collegamenti in elicottero per il giorno successivo. Michael, il perfezionista, mette in discussione ogni cosa e fa impazzire i meccanici con i suoi ‘Ma perché lo spigolo è quadrato? Non possiamo arrotondarlo?’“
“A Ralf, – continua – invece, piace stare comodo […] ‘Va bene così’ scriveranno sulla sua lapide un giorno. Non voglio nemmeno immaginare dove arriverebbe Ralf se mai prendesse la Formula 1 sul serio quanto suo fratello Michael.”
Dopo essere stato convinto dal padre Rolf ad occuparsi anche del fratello minore, Weber parla di com’era gestirlo “Il lavoro è estremamente facile. Ralf […] se vuole sa essere più veloce di suo fratello, come dimostrato in un duello sulla pista vicino casa. Sottolineo il ‘se vuole’. Perché è questo il punto. Ralf ama la dolce vita. Ha le maniglie dell’amore sui fianchi, non ama muoversi e considera le corse un mezzo per raggiungere un fine. Se si potesse diventare milionari giocando a bocce sul ghiaccio, girando sulla ruota a Rhon o stando seduti, lascerebbe subito la griglia di partenza. Ben diverso da Michael, che pagherebbe qualunque cifra e rinuncerebbe a qualunque cosa pur di correre.”
Il tedesco viene spedito in Giappone, a correre in Formula Nippon (l’attuale Super Formula), dove stravince il campionato al primo colpo. “Riesco a organizzare un test con la Mclaren. Come il leggendario test di Michael con la Jordan. Ralf ha tempi promettenti E così, con poco preavviso mi siedo al tavolo con Ron Dennis […] ‘Ralf è perfetto per la Mclaren, mi creda! Sulla macchina giusta è più forte di Michael. Ne sono certo. […] Nelle coppie dei fratelli famosi in Formula 1 […] il più forte è sempre il più giovane’“
Alla fine Dennis disse che avrebbe offerto a Ralf un posto come terzo pilota, e questo venne rifiutato da Weber, portando il tedesco ad accasarsi nel 1997 alla Jordan, lo stesso team con cui Michael sei anni prima aveva sbalordito il mondo all’esordio. E ciò fu possibile anche grazie al contributo economico di Michael, che pagò di tasca sua quanto chiesto da Eddie Jordan. Ralf già alla terza gara realizzò il primo podio in carriera, in Argentina, dimostrando un grande potenziale, ma nel corso degli anni non fu mai in grado di poter avere la costanza di un top driver. E resta quindi la sensazione che il parere di Willi Weber, l’unica persona ad averli visti entrambi da vicino correre, forse non fosse così sbagliato…