26 gennaio 2020: ore 13:30. Sulle strade del Col de Braus, Thierry Neuville sta portando a compimento il più grande capolavoro della sua lunga carriera. Al termine di una gara combattutissima, l’alfiere Hyundai conquista in un sol boccone la gara e la Power Stage al Rally di Montecarlo, l’evento più prestigioso del WRC, interrompendo così la striscia di 6 vittorie consecutive del secondo classificato Sebastien Ogier.
Circa un quarto d’ora prima ha terminato la propria fatica anche Kalle Rovanperä, alla prima uscita ufficiale nel Mondiale maggiore da detentore del titolo in WRC-2 Pro: per il precocissimo finlandese arriva una quinta piazza senz’infamia e senza lode ad oltre 4 minuti dai primi, segnale di una corsa interpretata come esperienza di apprendimento prima che come competizione pura.
Sul momento, gli avvenimenti di quei giorni sembrarono la miscela perfetta per innescare rivalità di lungo corso, come nel primo capitolo di un lungo romanzo in cui si introducono i personaggi che si scorneranno per il resto della storia. Compaiono infatti:
- Ogier, il campionissimo finalmente sconfitto sul suo terreno e sulla strada del ritiro;
- Tänak, ritirato al Monte ma comunque Campione del Mondo in carica, capace di sconfiggere Ogier nel 2019;
- Neuville, che apre la stagione con una vittoria impronosticabile, infrangendo una maledizione lunga quanto la sua carriera;
- Evans, talento di lungo corso finalmente al volante di un mezzo degno delle sue doti, anch’egli a podio al Montecarlo;
- e infine Rovanperä, il precoce fuoriclasse a cui gli addetti ai lavori, quasi all’unanimità, pronosticano un futuro grandioso.
Come gli ultimi anni ci hanno purtroppo dimostrato, tuttavia, la realtà raramente si adegua alle nostre aspettative. Tra pandemia e cambi regolamentari sono ormai passati 2 anni e qualche mese da quel 26 gennaio, e le presunte rivalità hanno lasciato spazio ad un assolo tanto magistrale quanto desolante da parte del giovane finlandese, capace di ritoccare al ribasso qualunque record di precocità.
Ritirato Ogier (che ha fatto in tempo a vincere altri 2 titoli, chiudendo a quota 8), i rivali che per tutta la sua carriera hanno tentato di arginarne l’impeto competitivo si sono scoperti incapaci a rispondere alla perfetta combinazione uomo-macchina messa in campo da Rovanperä e Toyota: le 5 vittorie su 7 rally e i 175 punti contro i 92 del più vicino rivale fanno sì che il discorso iridato sia già chiuso prima della pausa estiva.
Senza nulla togliere ai meriti dell’enfant prodige, che non ha sbagliato praticamente nulla dai primi test dell’anno ad oggi, è indubbio che la qualità della concorrenza sia drasticamente calata rispetto al passato recente: il motivo più evidente è la crisi di casa Hyundai, forse mai ripresasi dalla partenza del DS Andrea Adamo.
La i20 N Rally 1 è infatti un mezzo apparentemente incomprensibile e difficile da mettere a punto. L’affidabilità è insoddisfacente, in particolare per il povero Tänak, costretto al ritiro 2 volte su 7 gare per problemi tecnici e una terza volta per foratura. Talvolta eccelle nelle prestazioni (si ricordano il 1° e 3° posto in Sardegna, o il doppio podio in Croazia), più spesso deficita precipitando ad un minuto di ritardo già dopo le prime 6/8 PS. Se si eccettua la Sardegna, per l’appunto, il risultato delle ultime gare è stato sempre lo stesso: primo Rovanperä, secondo Evans.
Il gallese merita una menzione a parte. Negli ultimi due anni il #33 è stato l’unico in grado di insidiare costantemente il re Ogier, perdendo rocambolescamente il titolo nel 2020, quando fu tradito delle innevate Prealpi bergamasche, e venendo nuovamente sconfitto all’ultimo nel 2021. Considerato il principale favorito per l’annata 2022, essendo il pilota più esperto del team che detiene la superiorità nel comparto tecnico, il gallese è partito peggio di tutti i rivali, collezionando solo 17 punti nelle prime 3 uscite (contro i 76 di Rovanpera, ma anche i 47 di Neuville e i 27 di Tänak).
Solo negli ultimi round si è osservato un forte miglioramento che ha condotto a 3 secondi posti su 4 Rally, tutti dietro al compagno di team che sta fin qui cannibalizzando la stagione.
Ed eccoci dunque al termine che dà il titolo a questo pezzo: “Cannibale”. Un epiteto dapprima coniato in ambito rallistico per Loeb, incapace anche solo di lasciare le briciole agli avversari, dopodiché trasposto da alcuni su Ogier, erede spirituale dell’alsaziano, che nonostante il diverso temperamento, ha dimostrato nel tempo di essere all’altezza del difficile termine di paragone.
Dopo di loro, il pronostico e il buonsenso avrebbero suggerito l’instaurarsi di un periodo di maggior equilibrio, con gli esperti Neuville, Evans e Tänak a fare la parte dei padroni, magari insidiati da giovani velocissimi come appunto Rovanperä. Quello che in pochi si sarebbero aspettati è uno strapotere incontrastato del più giovane della classe, al quale i vecchietti sembrano non avere contromisura alcuna.
Certo, la differenza tra le carriere dei cannibali citati sopra e quella del 21enne Toyota è infinita: non può esistere un confronto sensato tra campioni che hanno plasmato questo sport e un ragazzo che ha appena iniziato a vincere, ancora (probabilmente per poco) a secco di titoli iridati.
Diciamo che il difficile epiteto di Cannibale, ad oggi immaturo, calza a Kalle Rovanperä come una maglia di una taglia troppo grande calza ad un bambino. È presto per attribuirglielo, bisogna vedere come si svilupperà il resto della stagione, i prossimi anni e il prosieguo di una carriera che fin qui è incominciata in maniera semplicemente stellare. Però insomma, se è vero che il ragazzo non sta ancora nella maglia, a molti sembra che sia destinato a crescerci dentro.