Considerazioni sulle reazioni suscitate dell’errore di Leclerc durante il GP di Francia e sull’atteggiamento dei media.
Il lunedì dopo il GP di Francia, nel classico marasma social post Gran Premio, tra articoli, pensieri e meme, c’è stata un’immagine che ha attirato la mia attenzione: era lo screenshot di uno stralcio della pagina di Wikipedia Italia di Charles Leclerc, precisamente della colonnina in cui vengono riportati i risultati. Alla voce “Titoli mondiali” qualcuno aveva aggiunto “Se non fa cavolate magari uno lo vince ma non lo vincerà”, un chiaro riferimento al testacoda che ha eliminato il monegasco dalla gara francese mentre era al comando. Oltre all’odio per chi profana la più famosa enciclopedia online (che spazza via il lavoro di chi, come me, cerca di arricchirne il contenuto), il mio primo pensiero è stato quello di chiedermi come fosse possibile che Leclerc, due settimane dopo il GP d’Austria, in cui era stato acclamato come un dio, adesso subisse critiche così pesanti da coloro che si presumono essere Ferraristi delusi.
Si potrebbe concludere che la nuova ondata di tifosi arrivati a guardare la F1 negli ultimi anni, soprattutto grazie alla serie targata Netflix “Drive to Survive”, sia poco obiettiva, tendendo a valutare il pilota soltanto in base al risultato dell’ultima gara. Fernando Alonso si è espresso di recente in merito in tal senso, dichiarando come ci sia poca cultura del motorsport tra i nuovi appassionati.
Ma sarebbe un’osservazione forse semplicistica, e credo che questo atteggiamento abbia radici più profonde. È innegabile che Leclerc sia sempre stato particolarmente coccolato da una certa stampa italiana; e a ben donde, perché i suoi risultati prima di arrivare in F1, e quelli conquistati nella massima serie, parlano per lui. Al momento, il monegasco è chiaramente uno dei migliori piloti in circolazione, e su questo credo (e spero) che siamo tutti concordi. Ma ciò non toglie che Leclerc sia comunque un essere umano, e in quanto tale fallibile. Ammettere che abbia fatto una cretinata (in questo caso specifico o in altri momenti della sua carriera) non implica che lui sia un cretino, così come riconoscere il suo enorme talento non vuol dire che non possa sbagliare di tanto in tanto. Posso comprendere che le aspettative su di lui siano tante, frutto di una narrativa mirata in tal senso, specie dopo i quindici anni di digiuno Ferrarista da quel lontano mondiale di Raikkonen, e che faccia rabbia vedere errori del genere, perché quell’altro, Verstappen, sembra non sbagliare mai da quando è diventato campione del mondo; ma elevarlo fino quasi al cielo è stata una mossa sbagliata, perché è in questi casi che si vede come la caduta sia più rovinosa.
Leclerc in Francia ha sbagliato. Fine. E, da persona matura e intelligente qual è, l’ha ammesso subito ai giornalisti, dimostrando, nonostante la comprensibile rabbia, una lucidità fuori dal comune. Ma mentre lui faceva ciò, in televisione si è cercato in tutti i modi di difenderlo, dapprima tirando in causa un problema tecnico all’acceleratore, ipotesi successivamente scartata, poi affermando che sia stato un errore giustificato dal fatto che stesse spingendo per evitare l’undercut di Verstappen, come se prima non lo stesse facendo, e infine sostenendo che comunque anche Verstappen a parità di gare corse facesse certi errori, senza considerare il fatto che all’epoca l’olandese fosse più giovane e quindi, per definizione, più immaturo. La sensazione è che si deve cercare di proteggere a tutti i costi il prodotto che si è venduto, quello del “Predestinato”. Ma questo alla lunga porterà ad avere sempre più spettatori che, stanchi di sentirsi sempre ripetere come lui sia perfetto, inizieranno a criticarlo gratuitamente per il gusto di andare controcorrente. Come appunto è avvenuto sulla sua pagina di Wikipedia. E queste critiche potrebbero anche influire sulla sua psiche nel tempo, danneggiandolo e privandoci dell’enorme spettacolo che è vederlo guidare come sa fare.
Sembra quasi che la lezione di Vettel non c’abbia insegnato niente: il tedesco, presentato dalla stampa come il nuovo Schumacher per la sua nazionalità e per la sua amicizia con Michael, è stato incensato come un santo, finché, dopo il tragico sportivamente parlando GP di Germania 2018, si è improvvisamente ritrovato solo. Una solitudine che ha portato i tifosi di fede Ferrarista a schierarsi con Leclerc, alimentando il fuoco del pilota perfetto e infallibile. Non credo che al monegasco capiterà lo stesso dopo questo errore al Paul Ricard: ma sbaglierà ancora, com’è giusto che sia. E quanto ci metterà la gente a fare con lui lo stesso che ha fatto con il tedesco?
Leclerc non è un Predestinato. Il Predestinato è colui che ha già nel destino scritto il suo futuro; lui invece è un ragazzo che ha capitalizzato il suo enorme talento nella guida con il duro lavoro, con il sacrificio e con lo studio, riuscendo ad arrivare così ai vertici del suo sport. E, in quanto ragazzo, anzi, uomo, non è una divinità: non va esaltato, ma elogiato, quando fa qualcosa di estremamente buono, e non va crocifisso, ma criticato, quando sbaglia, ma sempre ricordando che la bilancia pende di più dalla prima parte. Prima lo capiremo, meglio sarà per lui e per noi.