Era il 1963 quando Colin Champman disse: “Suvvia, ci vuole una nuova auto qui!”. È così che la parola “SUV” prende vita in Lotus. Una semplice parola del fondatore della nobile casa di auto sportive inglese tracciò la linea per avere quel mezzo, dalle linee non ancora ben identificate, che nel corso degli anni avrebbe preso il nome di SUV.
Logicamente, quanto appena detto è una balla colossale. Molto probabilmente il buon Sir Colin Chapman si starà rivoltando nella tomba guardando i tempi attuali e osservando che il marchio che ha raffigurato fino ad oggi l’idea di sportività, leggerezza e trazione posteriore si sia convertito. O meglio, abbia tradito le sue origini e la sua indole. Al giorno d’oggi ahimè bisogna rimanere in vita, i manager lavorano per volumi – con bonus a fine anno – e il marketing è diventato il nuovo mantra dell’automobilismo. Poteva esonerarsi da tale andamento anche lo storico marchio inglese? La risposta purtroppo è no. Dopo le tante parole di amarezza poste in essere è ora, seppure con rammarico, di parlare della nuova nata di casa Lotus. La Eletre sarà la prima di una generazione di SUV completamente elettrici griffati Lotus. Pausa di riflessione. Tempo per chiamare un cardiologo. Ecco se siete ancora vivi, possiamo riprendere. La nuova Lotus, come detto poc’anzi, rappresenta un salto nel vuoto per il marchio: la prima auto di serie a cinque porte, il primo modello al di fuori dei segmenti delle auto sportive, la prima EV lifestyle, la Lotus più “connessa” di sempre. Tutte cose che non avremmo mai voluto sentire dal marchio inglese. Tra le tante parole festanti fanno particolarmente rumore quelle di Qingfeng Feng, CEO di Lotus Group: “L’Eletre, il nostro Hyper-SUV, è una nuova vettura ad alte prestazioni di un iconico marchio di auto ad alte prestazioni e si rivolge agli appassionati di guida indipendenti e avventurosi, coloro che amano il brivido della guida. È una combinazione unica di design accattivante, prestazioni dinamiche eccezionali e usabilità quotidiana, per coloro che osano guardare oltre il convenzionale, e segna un punto di svolta per la nostra attività e il nostro marchio. Mentre il plauso della critica mondiale per l’Emira ha riaffermato la posizione di Lotus come un rispettato marchio di auto sportive, l’Eletre renderà Lotus accessibile a un pubblico completamente nuovo. È un’alternativa convincente per coloro che desiderano un’auto da vero guidatore, ma il cui stile di vita richiede qualcosa di più pratico di un’auto sportiva tradizionale. Ed è solo l’inizio per Lotus: c’è molto altro in arrivo”. L’Eletre inoltre sarà prodotta interamente nel nuovissimo stabilimento di Wuhan in Cina. Sì, quella Wuhan. Verrebbe da dire che ultimamente le disgrazie escano tutte da lì.
Dopo le nostre lamentele – che si contrappongo alle parole festanti di chi questa Lotus dovrà produrla e venderla – vediamo nel dettaglio cos’è la Eletre. Come ogni Lotus ha un nome che inizia per “E”, e in alcune lingue dell’Europa orientale vuol dire “prendere vita”. È il primo Suv della casa di Hethel, nonché la sua prima auto completamente elettrica. La linea ed il design sono ispirati alle già presentate Evija e Emira, riprendono l’idea di essere scolpite dall’aria e pongono il nuovo SUV Lotus al centro di sofisticati studi aerodinamici per garantire una maggiore efficienza del mezzo in termini di autonomia, grazie alla riduzione del Cx. Sarebbe insomma bastato farla bassa, ma in Lotus erano convinti del modello, del SUV. Certo vedere una vettura che è letteralmente così alta da far passare sotto una Lotus Elise, fa pensare. L’Eletre entra nella categoria dei SUV di lusso, degli Hyper-suv o di quelle cose che vanno tanto di moda nei paesi arabi e in Cina, almeno a detta del marketing. Le dimensioni sono molto simili a quelle di una Lamborghini Urus: è lunga 5,10 metri, alta 1,63 metri e con un passo di 3,02 metri. Se a qualcuno interessa. Le versioni disponibili saranno sia a 4 che a 5 posti, e il nuovo SUV oltre ad ospitare materiali all’avanguardia per risparmiare peso, è un concentrato di tecnologia unico. Spicca tra tutto il nuovo sistema Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging per gli anglofoni), utilizzabile nei Paesi che ne consentono l’uso, ed inoltre è presente la predisposizione per la guida autonoma di livello 4. Questa enorme Lotus verrà mossa da ben 2 motori, elettrici però, in grado di sviluppare circa 600 CV, di far coprire lo 0-100 km/h in meno di 3″ e di fare raggiungere una velocità massima di 265 km/h. Il pacco batterie invece garantisce una autonomia – stando a quanto dichiarato – di circa 600km. Ultime due note: prezzo e peso. La Eletre avrà un costo superiore ai 100.000 €, con un peso di circa 2 tonnellate. Quasi come tre Lotus Elise S1.
In quest’ultima parte mi voglio scusare con chi si aspettava di trovare scritte quali o quante informazioni tecniche e parole soddisfatte presenti nei media kit. Quelle parole che ogni testata riceve e su cui deve ricavarci un articolo in cui spiega la nuova uscita. Sono stato polemico e sono, tutt’ora, polemico. Pensare di fare una Lotus elettrica è un conto, e ahimè sarà quasi inevitabile, ma produrre un SUV elettrico ed utilizzare toni festanti è un altro. Questa è l’antitesi di ciò che ci si aspetta da un marchio come Lotus, simbolo di sportività e leggerezza, uno degli ultimi baluardi dell’automobilismo nudo e crudo, uno degli ultimi brand capaci di incarnare l’amore per le quattro ruote grazie a linee bellissime, a quel suo farti sentire con il culo a terra e al suo far percepire l’auto come il prolungamento naturale del guidatore. Bisogna essere onesti intellettualmente, anche perché qui nessuno paga nessuno ergo non ci sono vincoli di reverenza o che. Continuare ad utilizzare parole di elogio e pregio nei confronti di auto che non servono a una bega non ha alcuna utilità che non sia quella di dipendere dal marketing e di farsi guidare da un universo fatto di lucine e SUV perché sono comodi e perché nel Sud Est asiatico vanno a ruba, anche se contrari allo spirito guida che per decadi ha creato un mito. Ecco, questa è la morte della passione e dell’automobilismo. E utilizzare parole festanti, a mio avviso, vuol dire essere complici di un omicidio.