È l’alba del giorno dopo. Sorge, a tinte rosse, dopo avere lasciato scivolare via la notte di Sakhir. È il lunedì successivo al Gran Premio del Bahrain, round di apertura della rivoluzionaria stagione 2022 della Formula 1, vinto da Charles Leclerc davanti a Carlos Sainz e Lewis Hamilton. È giornata di bilanci, di riflessioni e, perché no, anche di voti. Ecco dunque le pagelle di tutti i protagonisti del primo GP dell’anno.
CHARLES LECLERC – 10. Pole, vittoria e giro più veloce. Duellando – e battendo – un mastino come Verstappen, spazzando via in un colpo solo tutti i dubbi che sono sorti attorno alle sue capacità nel poco scintillante 2021. Sembra abbia anche ritinteggiato il box Ferrari a tempo perso. Fare più di così sarebbe stato impossibile, ammettiamolo.
CARLOS SAINZ – 7,5. Voto forse severo, ma per tutto il weekend non dà la sensazione di averne quanto Leclerc. Da duro lavoratore qual è non si perde d’animo e tira comunque fuori il massimo, venendo premiato da un 2° posto meritato. Incassa il primo destro del monegasco, ma tiene alte le sue aspirazioni. Mike Dyson.
LEWIS HAMILTON – 8. Tiene a galla la dondolante barca Mercedes con un giro da qualifica dei suoi e con una gara in cui, non appena sente l’odore del sangue, tira fuori i canini e si mette a caccia. Menzione d’onore per non avere effettuato l’elicottero con proprie parti anatomiche per il doppio 0 incamerato dalle Red Bull.
GEORGE RUSSELL – 6,5. No, non ci siamo ancora. È vero, chiude subito alle spalle di Hamilton, ma come nel caso di Sainz non sembrava averne tanto quanto il compagno di team. Mezzo voto in più per non essere finito in psicanalisi quando, nonostante il passaggio in Mercedes, si è reso conto di doversela ancora vedere con Alfa Romeo e Haas.
KEVIN MAGNUSSEN – 9. Per imparare ad andare forte su queste auto occorrono km e km di test, ma lui non lo sa e quindi gli basta un giorno e mezzo di test per capire come far volare una sorprendente Haas. A causa sua sembra che la Danimarca sia in rapida ascesa nella lista dei Paesi ostili alla Russia, ma questa è un’altra storia.
VALTTERI BOTTAS – 6. Media matematica tra la rimonta che mette in piedi dopo essere tornato indietro fino ad Abu Dhabi 2021 e una partenza degna del Vinales dei tempi migliori. Sembra comunque essersi scrollato via una zavorra che lo aveva appesantito per anni: lo attendo con curiosità ai prossimi appuntamenti.
ESTEBAN OCON – 8. Chiude davanti al proprio compagno di team dopo essergli partito alle spalle e dopo avere scontato 5” di penalità per avere trasformato Schumacher in Dranzer. Mezzo voto in più per il tatto con cui, distruggendole dopo tre giri di FP, si libera dall’incombenza di dover montare le poco efficaci pance strette senza ferire i sentimenti dei suoi ingegneri.
YUKI TSUNODA – 6,5. Come nel 2021, in Bahrain sfodera una buonissima prestazione e chiude nei punti nella giornata in cui la galassia Red Bull viene inghiottita da un buco nero. La sua è una gara senza infamia e senza lode, ma a volte per portare fieno in cascina basta questo. Gasly, a ogni modo, gli avrebbe chiuso ben davanti.
FERNANDO ALONSO – 5. Va bene, forse sarà stata davvero colpa delle pance della Alpine, fatto sta che la differenza di passo con Ocon in gara è stata piuttosto evidente. Chiude 9°, ma i miglioramenti rispetto al 2021 si vedono: almeno quest’anno non si è dovuto ritirare per avere aspirato la carta di un panino con i condotti dei freni.
GUANYU ZHOU – 7,5. Pronti, partenza, e quello che avrebbe dovuto essere l’oggetto più misterioso della griglia chiude subito in top ten. L’Alfa Romeo è sì migliorata, ma non al punto da potersi guidare da sola. E dunque, in fin dei conti, qualche merito lo ha.
MICK SCHUMACHER – 4. Ok, la sua gara è influenzata dal contatto con Ocon, ma il confronto con Magnussen in Bahrain è stato duro e ha lasciato poco spazio ad appelli. E il 2022 sembra poter già diventare una sorta di stagione della verità: dovrà cambiare marcia, e dovrà farlo in fretta.
LANCE STROLL – 5. Riesce nella non facile impresa di finire in qualifica alle spalle di un pilota che sul groppone ha più ore di jet lag che non km al volante della AMR22. In gara fa vedere qualcosina in più e chiude 12°, ma i segnali lanciati da lui e della Aston Martin in questo esordio stagionale sembrano tutto fuorché incoraggianti.
ALEXANDER ALBON – 7,5. Ritorna in F1 e, con quel che ha, fa quel che può. Approda in Q2, stacca – e non di poco – Latifi e sgomita a centro gruppo ogni volta che ne ha l’occasione. Forse dalla Williams si sarebbe aspettato qualcosa di più, ma sono sicuro che sia contento anche per il solo essere tornato a bordo.
DANIEL RICCIARDO – 6. Voci di corridoio dicono che, dopo il primo run delle FP1, sia tornato in albergo per cercare nel cestino il tampone positivo fatto qualche giorno prima, spacciarlo per nuovo e potersi dunque dare ancora malato. Pochi km, poca velocità, poco ritmo: e il sorriso, come dice la giraffa Melman, rischia presto di confondersi con una colica.
LANDO NORRIS – 6. Anche qui, premio l’impegno. In una gara che valorizza le mescole più morbide, in McLaren azzardano il passaggio Medium – Hard nel disperato tentativo di provare qualcosa di diverso. Ed effettivamente qualcosa di diverso a Norris accade: in una gara in cui davanti a lui si ritirano in tre, lui perde due posizioni rispetto al via. Olè.
NICHOLAS LATIFI – 4. Non combina disastri, è vero, ma il confronto con il rientrante Albon deve far alzare ben più di un sopracciglio. Chiude davanti al solo Hulkenberg e si fa bruciare (eheheh) sul tempo da Gasly non riuscendo neppure a chiamare in causa la Safety Car. In evidente difficoltà.
NICO HULKENBERG – 6,5. Ormai trova lavoro affiggendo nel paddock volantini con la dicitura “Uomo in affitto”, ma quando torna in auto il suo sporco lavoro prova sempre – e dico sempre – a farlo. Chiude ultimo, ma non gliene farei una colpa dato il livello della Aston Martin e il kilometraggio inesistente alle spalle. Ora per lui inizierà la vera sfida: dovrà infatti ritrovare Vettel, datosi alla macchia dopo avere visto le prestazioni della AMR22, e convincerlo a riprendersi il suo posto.
SERGIO PEREZ – 7. Centrato in pieno da un guscio lanciato da Hamilton, l’#11 nulla può quando la sua Red Bull si spegne come un albero di Natale il 7 di gennaio. Fino a quel momento aveva patito il solito confronto diretto con Verstappen, ma alzi la mano chi considera ciò ancora una sorpresa.
MAX VERSTAPPEN – 7,5. Attacca, sbraita in radio, stacca più tardi di un celebre informatico cosplayer di Topolino, fa un 4×8 di trazioni con un volante sempre più pesante senza colpo ferire. Insomma, le prova tutte pur di non mollare l’osso e di lasciare in pace le coronarie dei ferraristi. Chiude immeritatamente con un ritiro, ma è praticamente certo che avrà l’occasione di rifarsi.
PIERRE GASLY – 7,5. Il suo onesto weekend lo stava di nuovo portando a casa. Q3 conquistata, zona punti garantita, tredicesima già in cascina. Poi, a pochi km dall’arrivo, il suo retrotreno va in flambè. A lui va il poco ambito merito di avere fatto suonare il campanello d’allarme in Casa Honda / RB trasformando incolpevolmente la AT03 in una AlpHOTauri.