Torna il consueto appuntamento con le statistiche, questa volta dedicato al GP di Russia corso a Sochi domenica scorsa, tra cifre tonde e rimonte memorabili.
Il weekend appena trascorso resterà sicuramente una pietra miliare per quanto riguarda le statistiche. Nel corso del GP di Russia, infatti, Lewis Hamilton ha raggiunto la centesima vittoria della sua carriera, ultima tappa (finora) di un percorso iniziato nel GP del Canada 2007, quando colse la sua prima affermazione. Il britannico, che è recordman di vittorie da circa un anno, si trova invece al quinto posto per quanto riguarda la percentuale di vittorie, con il 35.59%: meglio di lui hanno fatto Wallard Lee (50%), Juan Manuel Fangio (47.06%), Alberto Ascari (40.63%) e Bill Vukovich (40%), anche se va detto che il primo e il quarto hanno vinto la 500 Miglia di Indianapolis quando ancora era parte del calendario iridato, senza però partecipare alle altre corse. Ma non è il solo traguardo importante raggiunto dal pilota della Mercedes: con i venticinque punti della vittoria, infatti, Hamilton ha anche superato quota 4000 punti in carriera, salendo precisamente a 4024.5, record di tutti i tempi, con una media di 14.32 punti a gara. Certamente, questi numeri sono stati agevolati dal sistema di punteggio introdotto dal 2010 (e aggiustato nel corso degli anni con doppi punti, giri veloci e Sprint Race), ma non si può negare il suo dominio, visto che il secondo dietro di lui è Sebastian Vettel, a quota 3053 e con 11.22 punti per a gara. Infine, a completare una giornata magica, quella di Hamilton è la quinta vittoria in Russia su otto edizioni: oltre a lui, hanno vinto solo Bottas (2) e Rosberg (1), per una pista che finora ha visto un’imbattibilità totale della Mercedes. Mercedes che, per la cronaca, ha ottenuto la 120esima vittoria della sua storia, restando però sempre al terzo posto di sempre dietro Ferrari (238) e Mclaren (183).
E gli altri? Beh, partiamo dalla Mclaren, che nonostante la vittoria sfumata può comunque essere soddisfatta. Il team di Woking, dopo la vittoria di Monza, è infatti tornato in pole per la prima volta dal GP del Brasile del 2012, quando lo stesso Hamilton si piazzò davanti a tutti. Un digiuno lungo quindi 8 anni, 10 mesi e un giorno, il quinto più lungo di sempre (anche se va detto che delle scuderie che la precedono, la Mclaren è l’unica ad aver corso tutte le gare nell’intervallo tra una pole e l’altra), l’equivalente di 172 GP. Norris, invece, è divenuto il 102esimo poleman della storia (18esimo britannico). Miglior qualifica in carriera anche per Sainz, alla sua prima prima fila in carriera, secondo pilota spagnolo a riuscirci dopo Fernando Alonso. Sainz che, tra l’altro, con il quinto podio sale al centesimo posto di sempre, eguagliando lo stesso Norris, Olivier Panis, Andrea De Cesaris e Piero Taruffi.
Infine, da segnalare la rimonta di Max Verstappen, risalito da ventesimo a secondo: il pilota olandese ha conquistato il 53esimo podio in carriera, (quindicesimo di sempre), recuperando diciotto posizioni dalla piazzola in griglia: tuttavia, e può sembrare paradossale, ci sono state ben ottantasette occasioni in cui un pilota ha recuperato diciotto o più posizioni in gara. Per la cronaca, il pilota che ha recuperato più posizioni in gara è Jim Rathmann, che nella 500 Miglia di Indianapolis rimontò da 32esimo a secondo. Volendo escludere le Indy500, il primo è Roberto Mieres, che nel GP di Gran Bretagna 1954 salì da 32esimo a sesto. Però, per quanto riguarda Verstappen, questa è la sua migliore rimonta della carriera, migliorando quanto fatto nel GP degli USA 2018, quando recuperò sedici posizioni salendo da diciottesimo a secondo. Viste le venti macchine in griglia, per ora può incrementare il suo score di una sola posizione, nel caso dovesse compiere l’impresa di vincere partendo ultimo.