La pioggia scende pesantemente dalle nuvole grigie che affollano il cielo di questo sabato mattina qui a Monza. L’acqua caduta ha già formato delle ampie pozzanghere quando varco, per la terza volta in questa settimana, i tornelli del Paddock per il mio terzo giorno di lavoro con il Sahara Force India F1 Team.
Come già accaduto questa settimana, anche di sabato la mia giornata inizia piuttosto presto. Alle 07.40 sono già nel Motorhome e approfitto dell’oretta che precede l’arrivo dei piloti per buttare giù qualche riga. Nel mentre, il sole inizia a fare timidamente capolino tra la coltre di nubi che come una cappa ha oppresso l’Autodromo durante le prime ore della mattina. Ed è proprio mentre il sole inizia ad asciugare l’asfalto che “concedo” la mia prima intervista del weekend: già, perchè a quanto pare qualcuno in Italia è riuscito ad accorgersi che un conterraneo piuttosto giovane è riuscito a vincere un concorso indetto a livello mondiale da una scuderia di F1. Così, accompagnato dall’onnipresente responsabile dell’Ufficio Stampa della Force India, rilascio qualche dichiarazione in merito all’iniziativa intrapresa dal Team, all’opportunità per il mondo della F1 di aprirsi maggiormente ad eventi di questo tipo e alle impressioni e sensazioni provate in questi primi due giorni di “lavoro”. Devo dire che è stata una piacevole esperienza poter dire la mia riguardo un’iniziativa che, a mio avviso (ed a prescindere dal risultato da me ottenuto) è semplicemente geniale: sia perchè a costo 0 per il team, sia perchè permette di vivere un’esperienza totalmente fuori dal comunecontribuendo allo stesso tempo alla possibile emersione di nuovi talenti sia perchè, soprattutto, disintegra quella patina di rigido formalismo che soffoca la F1 di oggi rendendola pressochè totalmente inappetibile alle nuove generazioni di appassionati, che peraltro sono sempre meno.
Il tempo di concludere l’intervista ed è già ora di andare ai box, per assistere alla terza ed ultima sessione di Prove Libere. Armato di cuffie, faccio nuovamente ingresso nello scintillante garage della Force India, dove mi accorgo subito che c’è qualcosa di diverso rispetto al venerdì. Già, perchè si avvicina inesorabile il momento in cui il cronometro inizierà a contare davvero. E ne sono consapevoli tutti all’interno del team. Gli sguardi sono più duri, i sorrisi più tirati. Si inizia a far sentire la pressione, che spinge ogni singolo componente della squadra a lavorare ancora più duramente e rapidamente, per far sì che non vada perduto in pochi attimi il lavoro svolto con perizia sin da lunedì. E’ un’atmosfera contagiosa, che ti fa sentire ancor di più all’interno della squadra. A sciogliere un po’ la pressione provvedono però le condizioni del tracciato, ancora umido per i rovesci notturni e quindi foriero di una FP3 non realmente indicativa dei valori in campo e delle reali velocità delle vetture. Tanto che, stranamente, non si tiene alcuna Media Session allo sventolare della bandiera a scacchi e sono addirittura “libero” di tornare nel Motorhome per iniziare a dare forma al mio terzo report.
Operazione che si rivela però molto più ardua del previsto, dato che man mano che la Qualifica si avvicina la tensione si fa sempre più palpabile, ad ogni livello del team. E quasi non mi accorgo che sono già arrivate le 14.00 ed è quindi di nuovo il momento di entrare nel box, stavolta per essere partecipe dal mio privilegiato posto d’osservazione di uno dei momenti in cui meccanici e piloti lavorano sotto il massimo stress possibile. E ad impressionarmi, questa volta, sono stati proprio loro due, Nico e Sergio. Sono due giorni che li incontro praticamente in qualsiasi situazione: a pranzo, fuori dalla Toilette, in giro per l’hospitality, ma mai li avevo visti così. Mettono quasi paura per quanto siano diventati glaciali le loro espressioni. Mascella serrata, occhi di ghiaccio, focalizzati sull’obiettivo. I sorrisi sono solo per le telecamere, nella realtà non appena si accorgono che l’inquadratura stacca tornano ad essere delle macchine da competizione. E’ una forma mentis impressionante: sembra che stiano richiamando a sé tutta la velocità che sono consapevoli di avere nelle vene, sembra un rito esoterico. Semplicemente impressionante.
Nonostante i problemi tecnici accusati da Hulkenberg durante l’ultima manche di Qualifica (episodio che ha generato un delirio furente all’interno del box) entrambe le VJM08 sono nella Top Ten e tra gli uomini del Team – un po’ meno tra i piloti – si fa largo una velata soddisfazione. Ma indovinate un po’? Esatto, neppure stavolta c’è il tempo di crogiolarsi nel buon risultato appena ottenuto che già si deve correre fuori, lestissimi ad intercettare i piloti all’uscita del Parco Chiuso prima che vengano improvvidamente assaliti da orde di giornalisti per domande poste senza controllo alcuno. Una volta accompagnati i due driver per le interviste, di nuovo nel Motorhome per mettere online risultati e dichiarazioni. E, per me, anche per finire il report in inglese e tradurlo in italiano.
Quando finisco è, come al solito, il tramonto, e nel Paddock sembra aleggiare una strana calma. Ma basta guardare attentamente negli occhi gli uomini di qualsiasi team che si incontrano camminando per capire che è la classica quiete prima della tempesta, una tempesta che si scatenerà alle ore 14.00 di domani. Ed è una tempesta che non riesco quasi più ad aspettare.