Sì, lo so: il titolo di questo articolo è di quelli provocatori. O “Fuori Traiettoria“, come piace dire a noi. Per quale dannato motivo, una gara criticata da così tante voci, spesso autorevolissime, dovrebbe meritare un simile riconoscimento all’interno di un campionato che presenta al suo interno eventi come il Montecarlo, il Finlandia, lo Svezia e molte altre leggendarie gare famose per la loro difficoltà e la loro inesorabile tendenza a non perdonare neanche la minima sbavatura?
Iniziamo confermando che non siamo pazzi: siamo perfettamente consci che il Rally Safari degli tempi andati era un tipo di evento del tutto diverso rispetto a quello riproposto in questi giorni. Il format ricordava più quello di una Dakar rispetto a quello di un Rally come da definizione usuale, con i piloti che spendevano ore sparsi lungo il terreno keniano alla ricerca del percorso ideale per giungere a destinazione.
Si tratta di immagini epiche, frutto di una concezione di automobilismo di tempi ormai passati e ricordate con nostalgia da parte di coloro che hanno avuto la fortuna di assistere a quelle imprese rimaste nella leggenda. L’edizione 2021, che riporta in auge il vecchio nome, ha perso questa peculiarità per quanto riguarda il format, riducendosi a diventare il classico rally di 300 km e spicci, come tanti ce ne sono stati nelle ultime stagioni del Mondiale.
Dove sta allora il tranello? Beh, il primo, banalmente, è rappresentato dal fatto che il Kenya è sempre il Kenya. Poco importa, dunque, se le tappe non sono più in stile Raid, quando una ricognizione è sufficiente a portare le strade in queste condizioni:
No, non avete visto male. Queste sono solo alcune delle tante immagini di strade al limite della praticabilità che potete trovare in giro per il web, e che saranno in assoluto protagoniste di questo caldissimo weekend. Guidare una WRC Plus su terreni simili, caratterizzati da una fanghiglia informe spesso intervallata da scivolosissime aree erbose che spadroneggiano tra gli alberi, sarà una sfida nuova e durissima anche per i migliori piloti di questa generazione. Tanto più quando le previsioni meteorologiche danno una buona probabilità di pioggia per il weekend.
Il secondo punto che rende il Rally Safari 2021 una gara assolutamente fuori controllo, è ancor più controintuitivo del primo. Spesso il pubblico si lamenta dei kilometraggi troppo contenuti, del fatto che la stessa prova può essere ripetuta più di una volta nello stesso evento, e di altre misure molto spesso legate al contenimento costi, il mantra del Motorsport dell’ultimo decennio abbondante. Come tutti sappiamo, questo è il genere di regolamenti che ha progressivamente reso impossibile realizzare corse con assistenze volanti come il vecchio Sanremo, portando a una progressiva omologazione delle gare ed a una riduzione del coefficiente di difficoltà dello sport.
Tutto molto interessante, finché, arrivando in Africa Orientale, ci si rende conto che non tutto è così scontato, e che quella appena scritta non è altro che una generalizzazione fondata solo in parte.
Mentre le auto del Safari in vecchio stile avevano caratteristiche configurazioni che nascevano con il preciso scopo di rendere le auto in grado di sopravvivere alla tremenda corsa, in quest’occasione il tetto dei costi ha costretto le case a portare delle WRC Plus quasi uguali a quelle che erano state imbarcate in Sardegna al termine dell’ultima corsa. Nessuna modifica per contrastare fango e sassi, nessuna protezione aggiuntiva per le auto, che entrano dunque nel terrificante terreno di gara con il fianco scoperto a danni meccanici di ogni tipo.
Il tanto osteggiato Budget Cap è anche uno dei motivi per cui i Rally moderni sono diventati gare a “loop”: il WRC quasi sempre propone gare in cui, come si scriveva in precedenza, la stessa prova può essere ripetuta alle 7 ed alle 10 del mattino, per racchiudere il percorso in un’area più compatta. Questo fatto sarà uno dei principali problemi in una corsa che sarà certamente caratterizzata da un rapidissimo deterioramento della superficie di gara. Il secondo passaggio di molte prove rischia di essere un’esperienza al limite della praticabilità, trasformando la gara in una vera e propria prova di sopravvivenza, andando così ironicamente ad incarnare lo spirito originale del Safari più di quanto non sarebbe stato possibile agendo altrimenti.
Un ultimo spunto, più situazionale che legato alla corsa in sé, lo portiamo parlando di Hyundai. Nelle ultime corse la casa coreana si è scoperta fragile, con diversi cedimenti meccanici che hanno rovinato gare molto promettenti: i pezzi più incri(mi)nati sono sicuramente le sospensioni, che sono costate 3 podi solo nelle ultime due gare. Un sinistro segnale è giunto ancora prima del via, con Oliver Solberg fermo durante lo Shakedown con una sospensione rotta: il giovane svedese ha toccato un ostacolo in maniera abbastanza leggera, ma l’impatto conseguente ha causato un danno che, in situazione di gara, avrebbe condotto con certezza al ritiro.
Occhio dunque alle i20: servirà un’attenzione straordinaria per consentire alle auto di Alzenau di giungere al traguardo intatte. E lo spettro del triplo zero potrebbe essere un’eventualità da non trascurare.