“Noi ci esercitiamo molto spesso, ma nel momento in cui ti ritrovi coinvolto in una situazione del genere ti rendi conto di non aver mai visto nulla del genere“. C’era incredulità e stupore nelle parole di Alan van der Merwe e del dottor Ian Roberts, al termine del GP del Bahrain andato in scena durante lo scorso weekend.
I due componenti dell’equipaggio della Medical Car, saliti involontariamente alle luci della ribalta per essere stati i primi a prestare concreto soccorso a Romain Grosjean dopo l’incidente che lo aveva visto coinvolto nel corso del primo giro, hanno raccontato ai microfoni della FIA quelle che sono state le loro sensazioni, impressioni, emozioni quando si sono trovati di fronte allo scenario apocalittico che ha visto protagonista la Haas #8 sull’asfalto di Sakhir. “Nel corso del primo giro stavamo seguendo il gruppo come al solito, quando all’improvviso ho visto una fiammata enorme” – dice il dottor Roberts – “Nel momento in cui siamo arrivati sul luogo dell’incidente eravamo davanti a una scena molto strana: avevamo metà macchina che puntava nella direzione opposta al senso di marcia e all’interno delle barriere, con un calore enorme”. “Sono riuscito a vedere Romain che stava cercando di alzarsi“ – prosegue il medico – “Avevamo bisogno di un modo per arrivare fino a lui, e dunque abbiamo sfruttato il marshal che si trovava lì con un estintore. La schiuma è stata appena sufficiente per allontanare le fiamme, mentre Romain si issava a sufficienza per riuscire a scavalcare in autonomia le barriere”.
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“Nel corso della mia carriera da pilota della Medical Car non ho mai visto un incendio di simili proporzioni“ – aggiunge van der Merwe – “Noi ci esercitiamo, ma una situazione del simile ti porta in un territorio nuovo e inesplorato nel quale devi essere pronto solamente affidandoti alle tue idee“. “Nel corso delle esercitazioni immaginiamo di operare in una varietà di scenari, ma ciò che è accaduto in Bahrain è stato pazzesco“ – prosegue il pilota – “In tutta sincerità, arrivare sul luogo dell’incidente e vedere metà auto, non sapere dove sia finita l’altra ed essere di fronte a un’enorme palla di fuoco ti costringe ad avere a disposizione solamente dei secondi per scegliere, devi decidere cosa fare su due piedi. La preparazione ti porta fino a un certo punto, dopodiché c’è una sorta di istinto che ti porta a ragionare in maniera più rapida”.
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“Ho subito visto che lui (Grosjean, ndr) stava tremando e che la sua visiera era totalmente opaca e sciolta“ – torna a dire il dottor Roberts – “A quel punto si trattava di togliergli di dosso il casco per verificare che fosse tutto ok. Era dolorante a mani e piedi, quindi a quel punto abbiamo capito che era sufficientemente sicuro spostarlo dall’altro lato dell’auto in modo tale da avere maggiore protezione. Gli abbiamo applicato del gel sulle bruciature e poi lo abbiamo caricato sull’ambulanza che lo ha condotto fino al Centro Medico. Fortunatamente, nulla era riuscito a penetrare il casco“. “E’ stata un’azione coraggiosa. Il nostro è un lavoro di squadra: a volte io ho bisogno di fidarmi di Ian (Roberts, ndr) e a volte lui deve fidarsi di me. Stavolta tutti noi abbiamo svolto la nostra parte, compreso Romain che ha avuto un ruolo fondamentale nella vicenda”, conclude infine van der Merwe, membro di un equipaggio comportatosi in maniera esemplare durante alcuni tra i secondi più drammatici che la recente storia della Formula 1 ricordi.