E’ andato in archivio anche il GP di Stiria, secondo appuntamento della stagione 2020 di Formula 1. Sull’asfalto del Red Bull Ring, a meno di sette giorni dalla prima gara dell’anno, Lewis Hamilton ha trionfato in maniera imperiosa davanti a Valtteri Bottas e Max Verstappen. Notte fonda invece in Casa Ferrari, che perde entrambe le vetture dopo pochissimi metri e decolla verso l’Ungheria con una quantità incalcolabile di dubbi sul groppone. Sarà stato quindi il #44 il migliore in pista? E saranno state solamente le vetture di Maranello a rendersi protagoniste di una prestazione opaca?
LEWIS HAMILTON – 10. Prova di forza spaventosa del #44, che mette subito a tacere le – poche – voci che si erano levate per criticarlo solamente sette giorni fa. In qualifica è un’iradiddio, in gara per poco non doppia anche se stesso. A bordo di una Mercedes tornata ad essere perfetta, quando corre così non c’è niente che possa fermarlo.
VALTTERI BOTTAS – 5,5. La sventola che Hamilton gli rifila in qualifica manderebbe al tappeto chiunque, invece il #77 non barcolla più di tanto e capisce che questa volta, contro un Hamilton così, l’importante è limitare i danni. Nonostante ciò, tuttavia, il voto non può essere positivo: con questa Mercedes soffrire per conquistare la 2^ posizione non può essere abbastanza.
MAX VERSTAPPEN – 8,5. Per mettere i bastoni tra le ruote delle Mercedes le prova tutte: sul bagnato, all’esterno, all’interno, in scia, in staccata. Funambolico nelle qualifiche ed irriducibile in gara, si arrende – immagino non senza scorno – solamente di fronte ad una superiorità tecnica contro la quale non può nulla. Conferma ancora una volta di avere talento. Uno smisurato talento.
ALEXANDER ALBON – 5. Se fossero state le Rimappate, dopo un GP incolore l’avrei probabilmente rinominato “Scialbon”. Copia sbiadita del pilota che avevamo apprezzato in Austria, il #23 non regge il confronto con Verstappen né sul bagnato né sull’asciutto. Si tiene stretto il 4° posto grazie al danno fortuitamente inflitto a Perez, altrimenti davanti a sé avrebbe avuto una Racing Point che scattava 17^.
LANDO NORRIS – 8,5. 5° in gara – alle spalle delle sole Mercedes e Red Bull – e 3° nel Mondiale: neanche su quel PC che ha consumato fino a poche settimane fa il #4 avrebbe potuto immaginare un inizio di stagione migliore. Non commette errori, gestisce bene le gomme ed è lucidissimo nelle concitate fasi finali: cosa potrebbe fare con una McLaren motorizzata Mercedes?
SERGIO PEREZ – 9,5. Scatta 17°, chiude 6° ed ha anche da recriminare perché avrebbe potuto chiudere 4°: la sintesi di un GP pazzesco è tutta qui. Abile ad evitare il caos al via, aggressivo nel riprendersi all’esterno la posizione su Sainz, commette forse un solo errore: non capire in tempo che Albon non l’avrebbe mai e poi mai fatto passare in quella curva. La prestazione, comunque, resta.
LANCE STROLL – 6. Regola Perez in qualifica dimostrando ancora una volta di cavarsela decisamente bene sul bagnato, dopodiché però tentenna diverse volte in gara e non riesce ad incidere come il messicano. Il suo non è un weekend negativo, ma visto il ritmo avuto dal compagno di squadra viene naturale pensare che si potesse forse fare qualcosa di più.
DANIEL RICCIARDO – 7,5. La Renault migliora, ma non vale ancora la Racing Point. Il #3 lo sa, e tenta come può di tenersi dietro almeno quella del pilota meno esperto tra i due. Il tentativo non è andato a buon fine, ma l’australiano è tornato a lottare per un buon piazzamento in top ten: si dimostra presente, nella speranza che Renault possa confermare la sua crescita.
CARLOS SAINZ – 7. I presupposti per un ottimo risultato c’erano tutti, ma le speranze di lottare per qualcosa di importante si sciolgono come neve al sole durante il primo pit stop. Rientrato in pista nel traffico e costretto a consumare tanto le gomme ad inizio stint, viene fagocitato man mano dal gruppo e chiude 9° partendo 3°. Resta la consolazione del giro veloce, ma è evidente che sia davvero poca cosa.
DANIIL KVYAT – 7. Alle spalle di Gasly di ben 1″ in qualifica, si rifà con gli interessi in gara artigliando un punticino iridato al termine di un GP corso lontano dai riflettori. Quasi nessuno lo ha visto, quasi nessuno lo ha sentito, ma lui il suo l’ha fatto.
KIMI RAIKKONEN – 6. Spettatore privilegiato del caos griffato Ferrari (che lo spedisce in fondo allo schieramento), il #7 gestisce come può un’Alfa Romeo che soffre ma che, quantomeno, stavolta chiude il GP con tutte le ruote attaccate. Allunga lo stint iniziale con le Medie, se la vede all’arma bianca con le Haas ma oltre a questo poco altro. Non che con la C39 attuale si possa puntare a chissà cosa, sia chiaro.
KEVIN MAGNUSSEN – 6. Mette a segno una buona partenza, ma con la VF-20 questo non basta per cogliere un risultato che sia soddisfacente. Allunga lo stint, è costante nei tempi ma a fine gara termina comunque doppiato e fuori dai punti. Lui sostiene di essersi divertito, ma vien da chiedersi se non abbia riso per non piangere.
ROMAIN GROSJEAN – 5. Idem come sopra, con l’aggravante di essere finito alle spalle del compagno di team tanto in qualifica quanto in gara. Non combina particolari disastri, ma lui e la Haas in questi due weekend austriaci hanno davvero dato l’impressione di brancolare parecchio nel buio.
ANTONIO GIOVINAZZI – 5,5. Il suo è un secondo weekend austriaco piuttosto difficile. Parte dal fondo, scatta anche bene guadagnando diverse posizioni ma i suoi sogni di gloria si spengono non appena si tratta di confidare nel passo gara. La C39 sta avendo uno svezzamento piuttosto difficile, e la sensazione è che Antonio molto più di questo non possa fare.
PIERRE GASLY – 5. Autore di una qualifica da incorniciare, annega tra i flutti delle retrovie quando l’asfalto si asciuga. Nelle concitate fasi dopo il via recrimina per un contatto che – a suo dire – danneggia la AT01 rendendola difficile da guidare, e da quel momento in avanti il #10 non riesce più ad incidere. Visto il punticino conquistato da Kvyat – che partiva molto più indietro – verrebbe da dire peccato.
GEORGE RUSSELL – 5. Nel dopo gara chiede scusa al team per l’errore commesso, perché anche lui sente odore di occasione sciupata. Era in bagarre appena fuori dalla zona punti quando, forse per un eccesso di foga, finisce in ghiaia in Curva 6 perdendo posizioni e tempo. Da quel momento in avanti lotta nelle retrovie, forse chiedendosi cosa sarebbe accaduto se fosse rimasto agganciato al trenino davanti a lui.
NICHOLAS LATIFI – 4,5. Mezzo voto in meno di Russell perché gli finisce alle spalle tanto in qualifica quanto in gara. Il canadese per il resto non commette particolari errori, ma per il secondo GP consecutivo non regge affatto il confronto diretto con il compagno di team. E bisognerà pure rimarcarlo in qualche modo, non trovate?
ESTEBAN OCON – 6,5. Dopo un GP d’Austria sottotono, il francese ritrova smalto e ritmo durante il weekend della Stiria. Ottimo 5° in qualifica, incespica un po’ nelle prime fasi di gara e si ritrova a lottare con il compagno di team. Avrebbe sicuramente potuto dire la sua nel duello con Norris e le Racing Point, ma la sua R.S. 20 lo appieda prima che il divertimento cominci lasciandolo con un palmo di naso.
CHARLES LECLERC – 1. Un errore blu nella domenica nera delle Rosse. Virtuosismi cromatici a parte, l’errore del #16 è di quelli gravissimi: per modalità, per tempismo, per conseguenze. Si busca uno di quei votacci dati nelle peggiori occasioni, ma il monegasco saprà sicuramente riscattarsi. Magari già dall’Ungheria, Ferrari SF1000 permettendo.
SEBASTIAN VETTEL – 6. Sulla fiducia, perché al netto di una partenza non eccezionale – dovuta all’utilizzo della mescola Media – il #5 non ha effettivamente avuto modo di far vedere nulla. Colpito, ritirato, e secondo alcuni addirittura responsabile (!!!) dell’incidente con Leclerc: un weekend da dimenticare il più in fretta possibile.