Del fatto che la Formula 1 stia lavorando sottotraccia al proprio futuro ve ne abbiamo dato notizia già nei giorni scorsi. Il Circus, immobilizzato ai box dalla pandemia di COVID-19, non potendo scendere in pista sta approfittando di questo periodo di calma apparente per gettare solide fondamenta in vista di un futuro che si preannuncia piuttosto incerto.
La F1, infatti, si trova a dover riscrivere gli accordi su cui si è poggiata nel corso degli ultimi decenni probabilmente nel peggior periodo possibile. Gli strascichi – economici e sociali – che la situazione attuale si porterà dietro saranno tutt’altro che irrilevanti, e non è impresa facile stipulare dei patti vincolanti in un momento storico così incerto. Sensazione diffusa e comune è che il Circus, per garantire a se stesso possibilità di sopravvivenza a lungo termine, stia seriamente valutando (probabilmente come non mai prima d’ora) di tirare la cinghia: sono ormai parecchi i Team Principal che, a mezza bocca o apertamente, denunciano dei costi eccessivi, e le perdite economiche causate dallo stop per via del coronavirus pare che abbiano fornito l’assist decisivo a coloro che reputano persino il Budget Cap da 175 milioni di $ a stagione una soglia esagerata.
Nei giorni scorsi i rappresentanti delle varie scuderie si sono incontrati virtualmente, e sembra che nessuno nel corso della riunione abbia ipotizzato di mantenere invariato quel tetto di spesa. Alcuni team hanno infatti proposto di abbassare ulteriormente il Budget Cap, con i milioni di $ a disposizione di ciascuna squadra che dovrebbero scendere a 145 nel 2021 per poi diventare 130 durante il 2022. Rispetto alla cifra inizialmente decisa con il nuovo regolamento si parlerebbe di una diminuzione del budget del 25%, e sembra che non tutti siano d’accordo con una simile contrazione delle possibilità di spesa.
Tra coloro che hanno abbandonato la tavola rotonda virtuale non eccessivamente soddisfatti figura sicuramente Mattia Binotto, Team Principal di quella Scuderia Ferrari che da ormai diverso tempo tenta – finora senza troppo successo – di proporre una differenziazione di budget tra le squadre che forniscono materiale ad altri e squadre che invece figurano solamente come “acquirenti”. In un’intervista rilasciata al The Guardian, infatti, Binotto si è detto piuttosto scettico circa la sensatezza di una riduzione così drastica del Budget Cap, arrivando addirittura a ventilare l’ipotesi di un addio della Scuderia Ferrari alla Formula 1. “Il limite di 145 milioni di dollari è già un ridimensionamento importante rispetto a quanto deciso lo scorso giugno” – ha infatti dichiarato il Team Principal del Cavallino Rampante – “Da parte nostra, un simile limite comporterebbe ulteriori sacrifici in termini di risorse umane. Se poi questa soglia dovesse scendere ulteriormente, questo potrebbe costringerci a valutare altre opzioni per garantire il nostro DNA da corsa“.
“Oggi in Formula 1 abbiamo squadre con caratteristiche molto diverse tra loro” – prosegue Binotto – “Operiamo in nazioni differenti, con diverse normative in tema di gestione del lavoro, e non è semplice apportare modifiche regolamentari di questa portata. Siamo ben consapevoli che la Formula 1 e il mondo intero stanno attraversando in questo momento delle grandi difficoltà legate alla pandemia di Covid-19, ma questo non giustifica il voler reagire in tutta fretta con il rischio di prendere decisioni senza valutarne attentamente tutte le conseguenze”. “La F1 deve essere l’apice dello sport automobilistico in termini di tecnologia e prestazioni” – sostiene, ostracizzando l’abbassamento del Budget Cap a 130 milioni di $ – “Deve essere attraente per le Case automobilistiche e gli sponsor che vogliono legarsi a quella che deve continuare ad essere la categoria più prestigiosa nel motorsport. Se limitiamo eccessivamente i costi corriamo il rischio di abbassare considerevolmente il livello, avvicinandolo sempre di più alle categorie minori“. “Se l’attuale emergenza mettesse davvero in dubbio la presenza in Formula 1 di alcune squadre, la Ferrari si confermerà disponibile a valutare questa possibilità” – aggiunge infine Binotto rispondendo a chi gli chiede se a Maranello sarebbero disposti a cedere intere vetture ad eventuali team clienti – “Non sarebbe un…sacrilegio, è un sistema che vediamo oggi in MotoGP ed è già successo in passato anche nella stessa Formula 1″.
Formula 1 che, diciamocelo piuttosto chiaramente, la Scuderia Ferrari non abbandonerà con una simile leggerezza. Così come Red Bull, Mercedes e chi più ne ha più ne metta, Mattia Binotto ha estremizzato un concetto per dare la maggior risonanza mediatica possibile al disappunto – suo e del team che rappresenta – circa l’eventualità di abbassamenti in sequenza del Budget Cap. Che la Formula 1 abbia bisogno del Cavallino Rampante è vero e verosimile, ma l’ingegnere emiliano sa meglio di tutti noi come nessuna categoria motoristica possa garantire a Ferrari la visibilità e la libertà economica di cui dispone attualmente Maranello. I campionati perdono iscritti – e conseguentemente budget – alla velocità della luce, e persino la serie che negli anni passati più si avvicinava alle faraoniche spese della F1 (ovverosia il WEC) è morente, in preda ad un’emorragia ferale di partecipanti ed impegnato com’è a riscrivere affannosamente i propri regolamenti per calmierare il più possibile i costi. Allo stato attuale delle cose, vien da pensare che persino i 130 milioni di $ a stagione di fronte ai quali Binotto storce il naso possano essere una soglia praticamente irraggiungibile per qualsiasi altro campionato motoristico esistente. Diciamo che, come accennato poco più sopra, la Scuderia Ferrari aveva bisogno di trovare un modo per far conoscere al mondo del Motorsport la propria contrarietà ad un ulteriore abbassamento del Budget Cap. E, tra tutti i modi a loro disposizione, gli uomini del Cavallino Rampante hanno semplicemente scelto di utilizzare quello più roboante.