E’ il lunedì dopo il primo successo stagionale della Ferrari, è la mattina successiva alla prima vittoria in carriera di Charles Leclerc in F1, è l’inizio della settimana seguente al dramma che al sabato ha coinvolto tragicamente Anthoine Hubert. Sono parecchie le cose accadute nel corso del fine settimana belga di F1, F2 ed F3, quello in cui il #16 ha dimostrato una maturità non scontata per i suoi soli 21 anni. Sarà stato quindi il monegasco il migliore sull’asfalto di Spa-Francorchamps? O qualcuno dei suoi colleghi avrà saputo fare meglio?
CHARLES LECLERC – 10. Per come agguanti la Pole prima del dramma. Per come guidi dopo il dramma. Per come non sbagli una virgola, neanche quando a mettergli pressione è un mastino come Hamilton. Più forte del degrado delle gomme, degli avversari e del dolore, conquista la propria prima vittoria in carriera in maniera impeccabile. E la sensazione è che questo possa essere il primo di tanti successi.
LEWIS HAMILTON – 9. Sempre presente, sempre veloce, sempre pronto a mettere pressione su tutti i suoi avversari anche quando la Mercedes, sulla carta, non è una monoposto in grado di rifilare 1″ a giro alla concorrenza. Le Ferrari erano più veloci lì dove si poteva sorpassare, ma nonostante questo si mette quella di Vettel alle spalle e per poco non gli riesce di finire davanti anche a quella di Leclerc. Implacabile.
VALTTERI BOTTAS – 6. Festeggia il rinnovo del contratto con Mercedes con una prestazione tra le più anonime di questo suo 2019. Dietro ad Hamilton in qualifica, mai in grado di impensierirlo davvero in gara, finisce davanti a Vettel solamente grazie alla combinazione degrado + strategia che colpisce la SF90 #5: fa il compitino, ma dopo la prima parte di stagione sappiamo che può fare molto di più.
SEBASTIAN VETTEL – 7. Partire 2° e chiudere 4°, quando il tuo compagno di squadra vince con la stessa macchina, non è mai sinonimo di un weekend positivo. Il #5 sacrifica le proprie ambizioni personali sull’altare del successo di Leclerc, rimanendo in pista con delle Soft inspiegabilmente usurate quel tanto che basta per rallentare Hamilton e dare al #16 un po’ più di respiro. Bella la difesa sul #44, ma resta comunque il fatto che Leclerc ne avesse di più in Belgio.
ALEXANDER ALBON – 9. Il 5° posto finale è figlio anche di drammi sportivi altrui, ma non basta certo questo per oscurare l’ottimo esordio che il #23 fa in Casa Red Bull. Costretto a partire dal fondo per via delle troppe PU ereditate da Gasly, non si perde d’animo e a suon di sorpassi risale pian piano la china. Non sbaglia, non esagera e si porta a casa il miglior risultato della propria carriera in F1 al primo tentativo disponibile: bravo.
SERGIO PEREZ – 8,5. Lui sì che ha festeggiato il rinnovo con una prestazione maiuscola. Velocissimo sin dalle FP, non si perde d’animo di fronte alla sua PU Mercedes in fumo e mette in piedi un fine settimana da incorniciare. Chiude 6°, rimontando a suon di sorpassi su qualunque cosa si muova dopo aver perso qualche posizione di troppo nel marasma iniziale, demolendo ancora una volta Stroll.
DANIIL KVYAT – 8,5. Costretto a partire da Bruxelles per via delle penalità in griglia, il russo è autore di un’ottima rimonta. Gestisce le gomme, imposta il proprio ritmo e sgomita senza paura quando e dove necessario, rendendo la vita difficile a chiunque sia in attacco che in difesa. Bene così.
NICO HULKENBERG – 7,5. Fresco di appiedamento in favore del rientrante Ocon, il #27 non si perde troppo d’animo neppure quando gli tocca andare a girare in Lussemburgo per evitare auto e detriti nel caos del primo giro a La Source. Bravo nel non demolire i pneumatici, si tiene nel taschino un treno di Soft che monta nelle fasi finali della corsa: a quel punto, con gran parte degli avversari ormai sulle tele, guadagnare posizioni per uno come lui diventa un gioco da ragazzi.
PIERRE GASLY – 8. Anche lui ha lo straordinario merito di correre – e bene – sopra al dolore. Partito da lontano assieme a Kvyat, semina il panico nella Top Ten grazie ad una strategia aggressiva che lo costringe però a remare ed a difendersi nella seconda parte di gara. Chiude con 2 punti nel taschino un weekend difficilissimo per tante ragioni, dimostrando in una sola gara più forza di quanta era sembrato averne nei precedenti 12 GP.
LANCE STROLL – 6. Sufficienza stiracchiata per il giovane canadese, che conquista un punticino per defezioni dell’ultim’ora altrui ma che, ancora una volta, non convince del tutto e soffre in maniera indicibile lo scontro diretto con Perez. E dire che, con la Racing Point vista tra le Ardenne, pensare di ambire ad un posto più nobile del 10° pareva possibile.
LANDO NORRIS – 8,5. Abile e fortunato nel tenersi lontano dal caos de La Source nel primo giro, imposta il GP sul proprio ritmo ed è bravissimo – considerata l’età e l’esperienza alle spalle – nel gestire pneumatici che mandano in crisi piloti ben più blasonati di lui. Stava per centrare uno splendido 5° posto che avrebbe ampiamente meritato, ma la PU Renault lo tradisce sul più bello e lo spedisce a Monza carico di rimpianti.
KEVIN MAGNUSSEN – 6. In balia di una Haas che – inspiegabilmente – torna a montare aggiornamenti aerodinamici quando la versione del debutto australiano pareva andare meglio, il danese funge da chicane mobile per gran parte della corsa. Tante ne prende e poche prova a restituirne, ma la sensazione è che con quella Haas tra le mani non si potesse poi fare molto di più.
ROMAIN GROSJEAN – 6. Leggasi quanto detto sopra per Magnussen. Meglio nella prima parte del GP rispetto al #20, cede nella parte conclusiva della corsa finendogli alle spalle dopo aver tentato invano di resistere alle varie Toro Rosso, Racing Point e Renault che lo sverniciano senza troppi riguardi sul Kemmel. Si dice che possa lasciare libero il proprio sedile per far posto ad Hulkenberg, e mi viene da pensare che non fosse questa Haas la monoposto con cui avrebbe desiderato giocarsi il futuro in F1.
DANIEL RICCIARDO – 6. Credeva di essere passato indenne al caos di Curva 1, invece un tardivo contatto con Lance Stroll gli fa perdere posizioni e gli danneggia la monoposto, costringendolo così a rincorrere quasi dal fondo con le armi spuntate. Tenta di raddrizzare la corsa anticipando la sosta ai box, ma nella fase finale l’azzardo non paga e, ormai sulle tele, non può nulla contro chiunque gli si affianchi. Diciamo che ha ben più di un motivo per essere felice che il weekend sia finito.
GEORGE RUSSELL – 7. Costantemente davanti a Kubica nonostante la sessione di prove libere in meno, il #63 si toglie anche la soddisfazione – per quanto magra – di tenersi dietro Kimi Raikkonen sull’asfalto di Spa. E’ vero, il #7 aveva più danni che giri all’attivo, ma è comunque un’impresa che a Robert Kubica non riesce.
KIMI RAIKKONEN – 6. Pronti, partenza e si ritrova catapultato nel 2016, quando stringendo all’interno de La Source mentre vestiva la casacca Ferrari si ritrovò all’interno un arrembante Verstappen. La dinamica è sostanzialmente la stessa (anche se Kimi stavolta era più interno già al momento dell’ingresso in curva), l’esito è molto simile: il #7, con la C38 danneggiata, non riesce a risalire la china e vede così sfumare una grande opportunità per marcare punti importanti per lui e per il team.
ROBERT KUBICA – 5. Ad oltre 4″ dalla vetta in tutte le sessioni di prove libere, avvolto incolpevolmente da una densa coltre bianca che si innalza dalla sua PU Mercedes, il polacco a Spa si limita a guidare sui 7 km del circuito belga senza particolari pretese. Va bene, guida una Williams, ma probabilmente tutto ciò è troppo poco persino per agguantare una sufficienza.
ANTONIO GIOVINAZZI – 3. Mi piange il cuore nel dargli questo voto, ma non posso davvero fare altrimenti. Autore di una splendida gara fino a 5 km dalla linea del traguardo, rovina tutto – e quel tutto sarebbero stati punti importantissimi – con un errore inspiegabile. Soprattutto alla luce del fatto che attorno a sé non avesse nessuno e che dunque, a quel punto della corsa, potesse limitarsi a “veleggiare” fino alla bandiera a scacchi.
CARLOS SAINZ – S.V. Nel giorno del suo compleanno, la McLaren MCL34 gli rifila il peggiore dei regali. I problemi tecnici lo affliggono sin dal via, ed a nulla servono i tentativi di “rianimare” la sua monoposto. Termina ritirato senza essere neppure concretamente partito un GP in cui, date le prestazioni di Norris, la vettura di Woking qualche soddisfazione avrebbe potuto dargliela.
MAX VERSTAPPEN – 4,5. L’ennesima brutta partenza stagionale lo costringe, come ai bei tempi andati, a lanciarsi a vita persa – e troppo ottimisticamente – all’interno de La Source. Purtroppo per lui, stavolta di spazio ce n’è ancora meno rispetto al recente passato e dunque l’impatto con Raikkonen, oltre ad essere inevitabile, è anche più pesante. Termina contro le barriere del Raidillon un GP in cui avrebbe sicuramente potuto dire la sua, ma dopo 21 gare senza tentennamenti un passaggio a vuoto (vista l’età) può anche starci.