In questo pezzo, ripercorriamo la storia dell’uomo che nel 2003 invase la pista per far leggere di più la Bibbia.
20 luglio 2003. Silverstone, cittadina di duemila anime a ottanta km a nord di Londra. Sull’ex aeroporto militare della RAF della Seconda Guerra Mondiale va in scena il GP di Gran Bretagna, undicesima tappa del Mondiale di Formula 1 2003, che vede Michael Schumacher in testa in classifica davanti a Raikkonen e al fratello Ralf. Si sta disputando il dodicesimo dei sessanta giri previsti, quando ad un certo punto le telecamere riprendono il rettilineo Hangar Straight. Un uomo (“Uno sportivo”, cit.), vestito con un kilt scozzese, sta correndo in mezzo alla pista con dei fogli in mano (su cui pare ci fosse scritto “Read the Bible” e “The Bible is always right”, “Leggete la Bibbia” e “La Bibbia ha sempre ragione”), e viene schivato da una Jaguar per un soffio dopo una sorta di dribbling, che a rivedere le immagini fa quasi ridere. L’episodio fortunatamente si conclude senza conseguenze: un commissario entra coraggiosamente in pista e “Lo placca” (altra cit.), portandolo fuori dal tracciato e facendo in modo che l’uomo venga consegnato alla giustizia. Intanto entra la Safety Car, e la gara viene vinta, per la cronaca, da Rubens Barrichello (che per una strana coincidenza aveva trionfato anche nell’ultima occasione in cui ci fu un’invasione, il GP di Germania 2000). Ma chi era questa persona?
Cornelius “Neil” Horan (questo il nome dell’uomo) era un prete irlandese, secondo di tredici figli. Fin dall’inizio del sacerdozio nel 1973 si dimostrò non esattamente il genere di prete che vorresti nella tua parrocchia. Era appassionato di profezie, e pubblicò alcuni libri sulla fine del mondo e sulla seconda venuta di Gesù, che secondo lui avrebbe dominato il mondo da Gerusalemme, dividendo il mondo in due categorie, i santi immortali e i cittadini mortali. Più volte la Chiesa Cattolica chiese che si sottoponesse ad un trattamento psichiatrico, ma senza successo. E forse, e dico forse, sarebbe stato meglio se avessero spinto di più su ciò, visto quello che accadde in seguito. Ma andiamo con ordine.
La Maratona di Atene 2004.
Come già detto, Horan invase la pista di Silverstone nel 2003. Dopo essere stato trascinato fuori di peso (cosa resa comica dal fatto che indossasse un kilt che lasciava poco all’immaginazione), venne arrestato, processato e condannato a due anni e due mesi di reclusione per trasgressione aggravata. Beh, è finita qui direte voi. Sbagliato. Uscì pochi mesi dopo, prima del previsto, e meno di un anno dopo il GP era all’Epsom Derby (una corsa di cavalli), dove stavolta venne fermato poco prima che entrasse in pista per andare contro gli equini in corsa. Anche stavolta però, nonostante la polizia inglese sapesse per certo che si sarebbe presentato ad altri eventi sportivi, venne rilasciato. Fu un’altra pessima mossa. Due mesi e mezzo dopo, infatti, era ad Atene, in cui si stavano disputando i Giochi Olimpici. Il 28 agosto, durante la maratona maschile, comparve al trentacinquesimo km spingendo per terra il leader della corsa, il brasiliano Vanderlei de Lima. Subito uno spettatore greco lo bloccò, aiutando anche de Lima (che concluderà terzo, lamentando dolori alla gamba dopo l’incontro) a rialzarsi, mentre la polizia greca lo arrestò prontamente. Cornelius venne quindi condannato dalla Corte Greca a pagare una multa di tremila euro, evitando una condanna di cinque anni di prigione. Ancora una volta era in libertà, anche se stavolta decise quantomeno di scusarsi.
La scomunica e i Mondiali di calcio del 2006.
Ovviamente starete pensando che i suoi guai con la legge fossero finiti qui. Sbagliate ancora. Pochi mesi dopo subì un processo per abuso minorile, poiché accusato di aggressione verso una bambina di sette anni tra il 1990 e il 1992. Tuttavia venne assolto in meno di un’ora. Comunque, la Chiesa doveva essersi evidentemente stufata di questo soggetto, e il 20 gennaio 2005 lo scomunicò. Lui prese malissimo la decisione, affermando “Io rifiuto completamente questa decisione. Faccio appello alla Legge dei Cieli e di Gesù Cristo”. Non smise comunque di far parlare di se. Ancora un anno e venne bloccato in Germania, dove si stavano disputando i Mondiali di calcio, dopo aver scritto alla Cancelliera Angela Merkel che aveva intenzione di ballare fuori dallo stadio di Berlino (dove si sarebbe disputata la finale vinta dall’Italia) ed aver affermato che “Adolf Hitler era un buon leader che seguiva la parola di Cristo”, accendendo anche un cero in suo onore davanti la Sede Centrale di Gestapo. Sempre nell’estate del 2006, fu visto ballare su degli affissi ondulanti a Londra, e l’anno dopo ricevette un ASBO, che gli proibiva di entrare in alcune zone della capitale inglese e, soprattutto, la Maratona di Londra dello stesso anno.
Gli ultimi anni.
Dopo questo, Neil è sparito dalle scene. La sua ultima apparizione pubblica risale al 2009, quando si esibì alle audizioni del celebre programma “Britain’s Got Talent” in una tipica danza irlandese, venendo bocciato dalla giuria. Attualmente vive nel sud di Londra, e si gode la vecchiaia (ha 72 anni) senza turbare ancora l’ordine pubblico. Tuttavia, per gli appassionati dei motori, rimarrà sempre l’uomo in gonnella che correva incontro alle vetture. E sarà difficile dimenticarlo.