Avrebbe dovuto essere il GP della rivalsa, come quello di Baku prima di lui, ed invece il Gran Premio di Spagna si è nuovamente rivelato quello della disfatta, per la Scuderia Ferrari. Una disfatta resa più pesante non solo a causa dell’evidente assenza di uomini in tuta rossa sul podio del Circuit de Catalunya, ma anche – e forse soprattutto – per via della poca efficacia (in termini di paragone con l’apparentemente inarrestabile Mercedes) che gli aggiornamenti tecnici approntati dai tecnici di Maranello hanno avuto nel migliorare la performance finora tentennante della SF90.
Le Rosse, il cui gap dalle Frecce d’Argento è andato ampliandosi in maniera quasi drammatica nel corso del weekend, nonostante diverse migliorie aerodinamiche ed un motore endotermico aggiornato non sono riuscite mai a mettere il sale sulla coda alle W10 Hybrid, dovendo addirittura subire il ritorno di Max Verstappen che le ha scalzate senza troppi riguardi dalla zona podio. Di motivi tecnici che potrebbero essere la fonte di un tale pantano prestazionale, nelle ultime settimane, ne sono spuntati tanti, forse persino troppi, e non avendo a disposizione dati tangibili su cui ragionare credo che non sia assolutamente questa la sede più adatta per parlare di ciò.
Quello che infatti mi preme sottolineare in questo articolo – come molti di voi avranno avuto modo di immaginare leggendo anche solo di sfuggita il suo titolo – è quanto tempo la Scuderia Ferrari abbia perso per via della poca rapidità decisionale che, in diversi momenti del GP, il team di Maranello ha mostrato dal punto di vista della gestione dei piloti.
Che Sebastian Vettel e Charles Leclerc si siano rallentati a vicenda in momenti alterni della corsa credo sia stato chiaro a chiunque. Il flatspot sull’anteriore destra del #5 prima e la scelta di montare le Pirelli Hard sulla monoposto #16 poi, infatti, hanno fatto sì che i due alfieri della Ferrari si trovassero alternativamente in una situazione piuttosto scomoda: quella di essere sensibilmente più rapidi del proprio compagno di squadra su una pista in cui sorpassare pare un’utopia. Uno scenario che dinanzi agli occhi degli uomini di Maranello si è palesato parecchie volte nel corso di questo inizio di stagione (solamente nel GP di Baku non sono infatti sorte questioni attorno ai Team Radio che dal muretto box venivano indirizzati ai due piloti) e che però forse mai come in Spagna ha dato l’impressione di essere affrontato in maniera compassata, poco decisa, impacciata. In una sola parola, lenta. Con la ferale conseguenza di far prendere il largo indisturbato a quel Max Verstappen che, telemetria della gara alla mano, avrebbe invece potuto essere inseguito ben più da vicino.
L’olandese, approfittando della concitazione scaturita dal fumante e sfumato tentativo di attacco di Sebastian Vettel all’esterno di Valtteri Bottas in Curva 1, è riuscito ad agguantare la terza posizione con un bellissimo sorpasso all’esterno di Curva 3 proprio ai danni del #5 della Ferrari. #5 che, sin da quel momento, ha iniziato la propria personalissima lotta con la propria anteriore destra, spiattellata alla prima staccata e quindi foriera di eccessive vibrazioni della SF90. Il tedesco è rimasto davanti a Leclerc sino al giro 11, passaggio al termine del quale al #16 – scalpitante alle spalle di Vettel – è stata lasciata strada libera, e nel corso di quei 10 passaggi ha girato sul passo dell’1’23″2 con Leclerc che lo ha imitato a breve distanza e con Verstappen che ha invece scavato un solco di 4″5 dalla coppia delle due Ferrari, forte del suo 1’22″9 di passo.
Il muretto Ferrari, in questa prima occasione, ha atteso 10 giri prima di impartire in maniera decisa l’ordine di scuderia. E 10 giri sono tanti. Anzi, probabilmente sono troppi. Soprattutto se si considera che poi, nonostante delle gomme rese sofferenti dalla vicinanza con la monoposto di Vettel, Charles Leclerc fino al momento della sosta di Max Verstappen (avvenuta nel corso del 20° giro) è riuscito a girare sul piede dell’1’22″7, contro l’1’22″8 alto dell’olandese e l’1’23″5 di Sebastian Vettel, crollato nelle sue prestazioni dopo aver subito il sorpasso dal monegasco. Il #16, nell’arco di 8 passaggi, ha ridotto il distacco dalla RB15 dell’olandese fino a 3″5, lasciando quindi intendere che il margine per un undercut nei confronti della Red Bull – o addirittura il ritmo per rimanere con la RB 15 – avrebbe potuto esserci. A condizione, questo è ovvio, che gli si fosse lasciata pista libera almeno 5-6 giri prima.
Ma non è finita qui, perché il muretto di Milton Keynes, di lì a poco, ha impacchettato inspiegabilmente un interessante regalo per gli uomini in Rosso: sulla RB15 di Verstappen, infatti, sono state a sorpresa montate delle Pirelli Soft. Quelle che i team avrebbero voluto evitare addirittura sin dalle prime fasi di gara paventando, al sabato, di tentare l’accesso alla Q3 con un treno di Medium. In Ferrari, tuttavia, in maniera quasi altrettanto inspiegabile hanno deciso di montare sulla SF90 di Charles Leclerc le Pirelli Hard, che in quella stessa fase del GP stavano dando risultati decisamente ben poco esaltanti a bordo dell’Alfa Romeo Racing di Giovinazzi e che di lì a poco si sono rivelate infatti inadatte anche per la “sorella maggiore”. Al termine del valzer dei Pit Stop, i tre si ricompattano nell’ordine Verstappen – Leclerc – Vettel solamente nel corso del 27° giro, ed in quel momento l’unico ad avere a disposizione le mescole giuste è il tedesco della Ferrari, munito delle Pirelli Medium che tanto hanno funzionato sull’asfalto del Montmelo. Tutto parrebbe dunque pronto per un immediato cambio di posizioni tra i due alfieri Ferrari, ma neppure stavolta le cose vanno per il verso giusto.
Dal 27° passaggio al 35° il #16 della Ferrari gira sul piede dell’1’22″0 alto portandosi al traino il #5, mentre Max Verstappen non va oltre un 1’22″0 basso. Questa risibile differenza di passo consente al #33 di ampliare il proprio vantaggio di soli 7 decimi, con i 10″1 iniziali che diventano 10″8 all’inizio del 35° passaggio e che solamente nel giro successivo – quello in cui Leclerc restituisce il favore a Vettel in Curva 4 – diventano 11″7. Dal momento in cui Vettel si è ritrovato immediatamente alle spalle di Leclerc sono trascorsi 8 giri, che come i 10 di inizio gara si rivelano troppi. Il tedesco, con delle Pirelli Medium che avevano già 16 passaggi sulle spalle – 8 dei quali trascorsi respirando l’aria “sporca” lasciata dalla SF90 del monegasco -, nei giri percorsi con pista libera prima della sua seconda sosta è riuscito infatti a tenere il passo dell’1’21″5 basso, contro l’1’22″2 di Leclerc e l’1’21″8 di Verstappen, che in soli 4 giri vede infatti il proprio vantaggio assottigliarsi da 11″7 a 10″4. 10″4 che avrebbero potuto essere addirittura molti meno qualora a Vettel fosse stato dato il via libera con qualche passaggio di anticipo per sfruttare il ritmo poco esaltante che il #33 aveva con le Soft.
Se i mezzi non vincono, dunque, neppure gli uomini – almeno per il momento – convincono. Perché per via di queste incertezze, arrivate peraltro su un aspetto sulla carta gestibile e controllabile come il rapporto tra i propri piloti, in caso di passi falsi argentei sarebbero stati altri a centrare il bersaglio grosso. Ed è questa un’eventualità che attualmente, all’interno della Scuderia Ferrari, devono fare di tutto per evitare.