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Quando i Paperi vinsero un GP: la miglior storia Disney sulla Formula 1





Rombo dei motori, profumo di benzina, fumo di gomme: è difficile trovare qualcosa del genere sulle tavole di Topolino. Ma anche il settimanale più amato del mondo ha flirtato con il motorsport. Con un ciclo di articoli sulle storie Disney più rombanti di sempre, attenuiamo la nostalgia da F1. E cominciamo con quella più famosa di tutte: «Zio Paperone e l’avventura in Formula 1».

©Disney/Panini
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Paperon de’ Paperoni decide di sponsorizzare una scuderia di F1 per mostrare i suoi marchi a tutto il globo terracqueo. Purtroppo i prezzi sono alti e i team sono pochi. E la sua idea di cambiare il rosso Perrari perché non si abbina ai suoi succhi di melanzana gli fa incassare una cacciata a pedate dalla sede di Mirabello. Spinto dalla concorrenza di Rockerduck, decide di imitare il pivello e fondare una propria squadra.

Cominciano così le mirabolanti avventure della Turbopaper MK1 e del suo sfortunato pilota, l’immancabile Paperino. La squadra di Paperone incassa sconfitte e ritiri senza sosta: dopotutto il papero più ricco del mondo ha costruito la sua F1 assemblando rottami a caso da una discarica vicina al Nürburgring… Paperino e i nipotini provano in tutti i modi a costringere lo Zione a investire di più nel progetto. Senza riuscirci. Finché Qui, Quo e Qua non trovano il modo di costringerlo a comprare un motore Perrari. Rockerduck però intercetta la chiamata e rifila al rivale un rottame al posto del Perrari Straturbo. Peccato che le cose andranno a finire in modo molto diverso, rispetto ai calcoli di messer Bombetta…

Uscita sui numeri 1501 e 1502 dello storico settimanale, il racconto è coevo allo stra-dominio McLaren di Prost e Lauda del 1984. In quell’anno il pilota austriaco vincerà il mondiale per mezzo punto di vantaggio sul francese (grazie alla regola degli scarti). Ecco quindi Alain Crost e Niki Bagnacauda alla guida delle McPaper. Ma non ci sono solo loro. C’è anche Alberetto, «il nuovo pilota Perrari» (Alboreto andò alla Ferrari proprio nel 1984). C’è Patrick Tamburay alla Perault, o il pit-stop della Polleman.

©Disney/Panini
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La storia è stata scritta da Giorgio Pezzin, che l’ha resa un autentico gioiello della tradizione del Topolino libretto. Lo sceneggiatore l’ha disseminata di dettagli tecnici, magistralmente fusi con l’atmosfera fumettistica delle storie Disney. Anche l’appassionato più rigido non potrà che sciogliersi di fronte alle irresistibili gag paperesche tirate fuori dal cilindro di Pezzin (o dello Zione, a preferenza). Per esempio, Paperino che sbaglia strada nello street circuit di Detroit e si imbottiglia nel traffico domenicale. O l’agenzia sponsorizzazioni a Montecarlo, che “affitta” il fondoschiena dei piloti per $100mila alle etichette che vogliono applicarvi il loro logo.

Spicca la simpatica satira delle telecronache di Poltronieri. Chi ha seguito la F1 di quel periodo ricorda le continue “difficoltà tecniche” che il telecronista RAI accusava a ogni diretta. E così «il vostro Bolsonieri» si ritrova a commentare i GP appeso a un albero, o su una pila di gomme, a volte in pieno traffico urbano.

©Disney/Panini
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A una sceneggiatura brillante si somma la matita d’oro di Giorgio Cavazzano. Il maestro veneziano (forse il miglior disegnatore che Topolino Magazine abbia mai avuto) costruisce tavole che è impossibile non definire splendide. L’architettura delle vignette è improntata a un dinamismo elettrizzante, con la griglia sempre variabile e mai ingessata. La sovrabbondanza di dettagli restituisce alla storia un sapore tecnico, ingegneristico in genere sconosciuto al fumetto Disney. E per controbilanciare Cavazzano fa frequente uso di vignette aperte, prive di contorni (come la panoramica sulla discarica a p.161 del n.1501), o rimuove lo sfondo (il colore dell’asfalto al trionfale ingresso in pista della Turbopaper, a p.170). Peccato che i coloristi di alcune ristampe abbiano sciupato parte del lavoro, con riverniciate un po’ sommarie.

Il decano del Topolino libretto aveva invece realizzato le migliori F1 paperizzate che sono apparse sulle pagine del settimanale. Pistoni, cilindri, motori, perfino i dettagli delle sospensioni (prima vignetta, p.175 del n.1501) e l’usura degli pneumatici: Cavazzano ha riprodotto e disneyzzato ogni particolare tecnico delle F1 anni Ottanta. Le sue caricature delle monoposto mantengono la loro identità (la Perrari è chiaramente la Ferrari 126 C4, la McPaper è la McLaren MP4/2) senza rinunciare a un accettabile e riuscito ammorbidimento delle forme che la stampa su Topolino impone alla realtà.

©Disney/Panini
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Anche per questo Zio Paperone e l’avventura in Formula 1 rimane un caposaldo nella memoria di tutti gli appassionati  dell’automobilismo. La sceneggiatura brillante e i disegni geniali sono il segreto che la rendono una delle storie immortali del Topolino libretto. È forse l’unica ad aver indovinato il mix di elementi che costruiscono l’atmosfera delle corse di F1: un cocktail che unisce ricerca tecnologica, fascino dei piloti (a 10 pagine dalla fine Paperino ne approfitta per tirarsela con Paperina), rivalità umana tra le squadre, scarsi mezzi economici dei team minori.

Apre anche una finestra sul passato della F1 al lettore/appassionato di oggi. Era il tempo in cui ai GP partecipavano ben più di venti piloti (Paperino a Brands Hatch è triste d’essersi ritirato, perché era «quasi ventisettesimo»). Era il tempo in cui Topolino sponsorizzava un pilota in F1: si trattava di Fulvio Ballabio, giovane driver tricolore in F3 e F2, che con una valigia imbottita da Mondadori e Disney Italia avrebbe dovuto affiancare Fittipaldi alla Spirit. E che in questa storia fa da tutor a un impaurito Paperino.

©Disney/Panini
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E anche se la storia si dipana senza rispettare davvero le fasi e i meccanismi delle normali gare automobilistiche (i paperi arrivano in griglia sempre all’ultimo momento, senza che vengano mai mostrate le sessioni di prova) ciò non significa che la narrazione non sia fedele all’essenza della Formula 1.

Anzi, sono indimenticabili gli schizzi dei circuiti che Cavazzano disegna prima di introdurre ogni nuovo GP. O le tavole con cui mostra gli scorci più appassionanti dei tracciati, come la meravigliosa pagina 10 di Topolino 1502 che mostra la curva Loews a Montecarlo. E quando si corre l’ultimo GP della stagione, il Gran premio di Paperopoli, il duo Pezzin-Cavazzano si scatena nel mostrare le dinamiche della competizione automobilistica: le auto che rombano sulla griglia, il semaforo che diventa verde (all’epoca così si dava il via), lo scatto iniziale, i sorpassi, il vantaggio di avere gomme rain quando comincia a piovere. La tavola a pagina 34 del n.1502 è un capolavoro di suspense, corrispondenza alla realtà e satira Disney, con una perfetta caricatura delle fasi della partenza. Per tacere della panoramica sul rettilineo di partenza di Monza, una riproduzione che sembra quasi uscita da un albo di Michel Vaillant, il fumetto sulle corse automobilistiche più noto al mondo.

©Disney/Panini
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Insomma, chi cerca una parodia del Circus tra le pagine di Topolino deve cercare Zio Paperone e l’avventura in Formula 1. Si tratta, con ogni evenienza, della miglior satira Disney mai scritta e disegnata nel Belpaese. Chi la volesse trovare non deve per forza reperire i nn. 1501 e 1502 di Topolino. Ci sono state numerose raccolte: tra queste segnaliamo PaperSport – I campioni del fumetto – La Formula 1 di Paperone e altre storie, pubblicata nel 2017; oppure, per chi vuole concentrarsi sulle quattro ruote, PaperMotori, pubblicata nel 2015.

P.S.: Che non si commetta poi l’errore di pensare che la storia disegnata, pur parlando di campionati d’annata, non sia ancora tremendamente attuale. Queste quattro vignette, ad esempio, non vi riportano forse alle mente delle qualifiche giapponesi rivelatesi particolarmente complesse e sfortunate per la Scuderia Ferrari?

© Disney / Panini
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Tags : Disney F1f1fumettiGiorgio CavazzanoZio Paperone in F1
Marco Di Geronimo

The author Marco Di Geronimo

Nato a Potenza nel 1997, sono appassionato di motori fin da bambino, ma guido soltanto macchinine giocattolo e una Fiat 600 ormai sgangherata. Scrivo da quando ho realizzato che so disegnare solo scarabocchi. Su Fuori Traiettoria mi occupo, ogni tanto, di qualcosa.