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E-Pace: la Jaguar che fa le fusa invece di ruggire





E’ probabilmente uno dei SUV compatti che fa più fatica a passare inosservato, la Jaguar E-Pace. Sarà per il marchio che porta, sarà per quelle linee filanti ed aggressive che tanto rimandano ai modelli sportivi del Giaguaro, ma lo Sport Utility Vehicle più piccolino della Casa inglese è una di quelle auto che riescono a far voltare la testa a molti.

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Gli uomini di Coventry infatti, decidendo di replicare per quanto possibile quel design graffiante che si è fatto apprezzare sulla F-Type, sono riusciti nella non facile impresa di rendere visivamente leggero un mezzo da oltre 4,39 m di lunghezza, 2 m di larghezza, alto 1,65 m e con una massa di oltre 1.800 kg. All’anteriore l’enorme calandra – al centro della quale è incastonato il logo Jaguar – e le vistose prese d’aria sul paraurti riescono a comunicare dinamicità, ed a rendere evidente l’appartenenza della E-Pace alla Casa del Giaguaro provvede poi la firma luminosa dei LED anteriori, quella “J-Blade” presente ormai su tutta la gamma.

Gli enormi cerchi neri da 20″ – abbinati a pneumatici 245/45 – riempiono molto bene l’imponente fiancata, con la linea del montante C che è stata resa piuttosto spiovente per evitare di appesantire troppo la silhouette della E-Pace: una mossa particolarmente sensata quest’ultima, visto che in un colpo solo si è evitato di replicare le forme della più grande – e meno armonica – F-Pace e si è permesso alla piccola di Casa Jaguar di darsi un tono apparentemente sportivo. Al posteriore, con l’allestimento HSE, spiccano poi i due terminali di scarico cromati, il lunotto particolarmente esiguo ed i fari, inconfondibili esattamente come quelli anteriori: sottili, taglienti, allungati, regalano alla E-Pace una firma ottica che trasmette un grande senso d’appartenenza al marchio di Coventry, richiamando in maniera netta ed evidente quella F-Type di cui si parlava poco più sopra che, indubbiamente, ha segnato tutto il corso stilistico dell’attuale gamma Jaguar.

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Ci si sente estremamente coccolati, una volta che si sono chiuse le portiere e si è finalmente saliti a bordo della E-Pace. La pelle bianca con cui sono tappezzati sedili e gran parte dell’abitacolo trasmette sin dai primi istanti una sensazione di grandissima comodità, e l’ampio spazio di cui ciascuno degli occupanti gode una volta salito a bordo dà l’impressione di trovarsi a viaggiare su un piccolo salotto semovente. La posizione di guida è tipicamente da SUV, e l’E-Pace – pur venendo classificata come “piccola” rispetto alla sua sorella maggiore – trasmette la sensazione di poter dominare la strada: la visibilità, escludendo lo striminzito lunotto posteriore, è ottima, e si ha sempre una buona percezione degli ingombri anche quando ci si districa nel traffico cittadino. L’allestimento HSE propone poi un abitacolo estremamente digitalizzato: un unico grande schermo da 12″3 occupa infatti il cruscotto, mentre un’altra superficie touchscreen da 10″ domina la plancia, divenendo il cuore pulsante dell’ottimo – anche se forse fin troppo colmo di funzioni – impianto di infotainment della E-Pace.

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A fare da cornice a tutti questi schermi – circondati a volte da plastiche dalla qualità non in linea con il resto dell’abitacolo – rimangono pochi pulsanti fisici, quasi tutti dedicati alla gestione dell’impianto di climatizzazione, mentre sul tunnel centrale (prodigo di spaziosi vani portaoggetti) a dominare è la leva del cambio automatico ZF a 9 rapporti, affiancata sulla sinistra dal selettore che permette di scegliere tra le 4 modalità di guida della E-Pace. In un abitacolo in cui abbondano dettagli divertenti – come la coppia madre-figlio giaguaro stampata in basso sul parabrezza o l’effetto leopardato che assume l’interno di alcuni vani una volta messo controluce -, l’abitabilità la fa da padrone: lo spazio è abbondante per ciascuno dei 5 occupanti della E-Pace, ed il tettuccio in vetro di cui era dotato l’esemplare in prova permette a chi siede dietro di non soffrire troppo la linea spiovente del montante C, rendendo particolarmente arioso e luminoso l’interno dell’auto. In linea con la concorrenza è infine la capacità del bagagliaio: dotato di apertura e chiusura elettronica, mette a disposizione 577 l di carico in condizioni “normali” e ben 1.234 l con il divanetto posteriore completamente abbattuto.

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Tra degli esterni che sembrano voler comunicare sportività e degli interni invece che trasudano comodità, dunque, chi avrà avuto la meglio nel caratterizzare l’indole della Jaguar E-Pace? Qualsiasi dubbio viene fugato non appena si preme il pulsante di accensione ed il motore inizia a far sentire la sua voce. Guardandola da fuori ci si aspetterebbe infatti quasi un ruggito, ed invece ci si trova di fronte più a delle…fusa. Il 4 cilindri in linea turbodiesel da 2.000 cc infatti, pur essendo in grado su questa versione di erogare 240 CV a 4.000 giri e ben 500 Nm a soli 1.500 rpm, con le sue vibrazioni ridotte al minimo ed il suo suono sommesso (ottima è infatti l’insonorizzazione dell’abitacolo) fa immediatamente capire di non essere un propulsore votato alla sportività. Cosa che, dopo pochissimi km, si rivela essere perfettamente in linea con l’indole dell’auto.

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E chiariamoci subito, prima di cadere in spiacevoli equivoci: il fatto che la piccola di Coventry non sia assolutamente classificabile come un’auto sportiva non è assolutamente un difetto. Semmai potrebbe essere considerato un equivoco, viste le linee apparentemente aggressive dell’auto, ma è un equivoco che è la stessa E-Pace a chiarire nell’arco di pochissimo tempo. Basta infatti percorrere pochi km a bordo di questa “piccola” Jaguar per capire che sono il confort, la comodità nei viaggi lunghi ed il coccolare i suoi occupanti i principali obiettivi di quest’auto. Tutto, dall’assetto allo sterzo, dai freni al cambio, è infatti tarato per rendere più godibile e rilassante possibile l’esperienza di guida. Preciso ma molto morbido lo sterzo, adeguati ma non aggressivi i freni – proposti con dischi autoventilanti da 349 mm all’anteriore e dischi da 300 mm al posteriore -, fluido ma non fulmineo il cambio: non c’è un solo elemento della E-Pace che lasci intendere di trovarsi alle prese con una macchina sportiva.

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Il meglio di sé il SUV del Giaguaro lo dà infatti nei viaggi di lunga percorrenza. I 1.800 kg accrescono la sensazione di stabilità, e complice uno sterzo sufficientemente preciso si ha sempre la netta sensazione che la macchina abbia reazioni prevedibili e composte. L’assetto riesce nella difficile impresa di rivelarsi un ottimo compromesso pur senza avere a disposizione – nell’esemplare da noi provato – sospensioni adattive: sufficientemente rigido per un utilizzo leggermente più “smaliziato” in un passo di montagna (pur tenendo sempre bene a mente i limiti fisici dell’auto e la sua tendenza al sottosterzo, presente nonostante un sistema di trazione integrale che è in grado di ripartire fino al 100% della coppia motrice sull’asse posteriore e che ogni 10 millisecondi valuta dove e in che misura serva la coppia stessa), sufficientemente morbido per permettere di essere coccolati anche sul pavé nonostante pneumatici con spalla 45 e cerchi da 20″.

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Il 2.0 biturbo da 240 CV e 500 Nm – che regala alla E-Pace consumi di poco inferiori agli 11 km/l – è molto fluido nell’erogazione, con un gran tiro ai bassi regimi che però viene pian piano spegnendosi una volta che si oltrepassa la soglia dei 4.000 giri. Nel complesso la E-Pace è un’auto rapida, dato che lo 0-100 km/h si copre in 7″4 e che la velocità massima dichiarata è di 224 km/h, ed è per questo che forse a volte si desidererebbe avere un impianto frenante con un pochino di mordente in più. Certo, 1.800 kg da fermare sono parecchi, ma pur non avendo mai la sensazione di dover essere abbandonati da un momento all’altro da dischi e pinze a volte mi è sembrato che il pedale allungasse troppo rapidamente la propria corsa, trasmettendo una sensazione non troppo piacevole quando si trattava di affrontare frenate decise da velocità piuttosto sostenute.

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Nelle lunghe percorrenze si è poi fatto particolarmente apprezzare il cambio, che pur essendo automatico – ed a conferma del carattere tutt’altro che sportivo della E-Pace – non offre i paddle al volante. Lo ZF a 9 rapporti con convertitore di coppia è straordinariamente fluido in un utilizzo autostradale o extraurbano della E-Pace, che viaggia sempre a regimi di rotazioni molto bassi con cambi marcia praticamente impercettibili, mentre presta il fianco ad alcune critiche quando si decide di pestare con un po’ più di decisione sul pedale dell’acceleratore. La trasmissione della E-Pace infatti non solo non spicca per la sua velocità nelle cambiate, ma spesso si trova ad essere indecisa sul rapporto giusto da inserire: le 9 marce all’improvviso diventano troppe, con il cambio della Jaguar che perde attimi preziosi ogni volta che, lasciato in modalità Drive, deve decidere con quale rapporto farci uscire dalle curve. Uscita di curva che è poi il momento in cui, sbagliando, molto spesso il cambio decide di scalare marcia: ecco perché non è raro ritrovarsi con una E-Pace “seduta” fuori da un tornante in attesa che lo ZF decida di scalare, selezioni la marcia giusta e faccia schizzare in alto la lancetta del contagiri con un kickdown che libera di botto – e troppo bruscamente – tutti i 500 Nm di questa Jaguar.

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Jaguar che non diventa graffiante neppure quando, tra le 4 modalità di guida disponibili (Ghiaccio/Neve, ECO, Comfort e Dynamic), si sceglie quella che sulla carta dovrebbe essere la più aggressiva. In modalità Dynamic infatti a cambiare in maniera vistosa sono solamente le tinte del cruscotto digitale, che si fanno improvvisamente più rosse: tutto il resto della E-Pace, sostanzialmente, cambia in maniera troppo impercettibile per poter essere davvero apprezzato. Sterzo ed assetto rimangono morbidi senza far percepire una maggiore precisione in inserimento o una più elevata agilità, il cambio – pur cercando di mantenere il regime di rotazione del motore più alto – continua a mostrare le imperfezioni citate poco più sopra ed è solamente il 2.0 da 240 CV a mutare leggermente la propria indole, dimostrandosi un pochino più reattivo quando ci si decida a premere sull’acceleratore.

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Verrebbe quindi da dire che una parvenza di abito sportiveggiante, in sostanza, non abbia reso il monaco sportivo. Non è bastato infatti alla E-Pace il vestire qualche panno preso in prestito dalla F-Type per renderla un SUV capace di sacrificare il comfort sull’altare della sportività, e non è necessario macinare chissà quanti km per capirlo. Anche perché la comodità a bordo – proposta sull’esemplare da noi provato a poco più di 73.000 € – è evidente, avvolgente, perenne: al punto da rendere impossibile non comprendere non solo che la E-Pace, con buona pace di linee, marchio e potenza a disposizione, non è un SUV sportivo, ma anche – e forse soprattutto – che lei, un SUV sportivo, non ha mai neanche provato ad esserlo. 

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow