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F1, GP di Singapore: ecco le pagelle di tutti i protagonisti





Imperiosa. E’ questo il termine che più mi sembra calzante per descrivere la cavalcata trionfale che, dopo una qualifica monstre, ha condotto Lewis Hamilton alla vittoria del GP di Singapore. Quella dell’inglese è stata una prova di forza schiacciante, e non ci sono quindi molti dubbi sul fatto che a lui debba essere assegnato il voto più alto. I suoi avversari invece, annichiliti dalla sua forza, come se la saranno cavata sull’asfalto rischiarato a giorno di Marina Bay? Scopriamolo insieme.

© Steve Etherington / Mercedes AMG F1 Press
© Steve Etherington / Mercedes AMG F1 Press

LEWIS HAMILTON – 10. Una qualifica a tratti inquietante per la sua perfezione, una gara in cui non sbaglia niente. Sempre in totale controllo della situazione, non subisce la pressione di un tipetto tranquillo come Max Verstappen neppure quando la RB14 gli finisce negli scarichi per via dei doppiati e si prende una vittoria pesantissima in ottica mondiale. Contro questo Lewis Hamilton, per gli avversari, semplicemente non c’è storia.

MAX VERSTAPPEN – 9. L’ottima qualifica lo issa in prima fila, la poca potenza della PU Renault lo riporta in seconda e l’efficace strategia del muretto Red Bull lo innalza di nuovo sul secondo gradino del podio. In tutto questo il #33 guida benissimo, non facendosi frenare neppure dai problemi che quasi lo portano allo stallo dietro la SC e nella ripartenza dal pit stop. La 2^ posizione a fine gara è meritatissima.

SEBASTIAN VETTEL – 7. Teso, rabbuiato, nervoso. Il Vettel di Singapore sembra un lontano parente del Vettel di inizio stagione. Una qualifica difficilmente interpretabile lo spedisce in terza posizione, ma con una manovra – finalmente – ragionata si era subito riuscito a portare alle spalle di Hamilton. Poi ci ha pensato una strategia strana (a voler utilizzare un eufemismo) del box Ferrari a complicargli la vita, rispedendolo dietro la Red Bull con delle gomme la cui tenuta fino al termine del GP era dubbia. Confuso lui, confusa la squadra e confusa anche la SF71-H, preda di problemini ai freni – che comunque poco hanno influito sul risultato finale – ed improvvisamente meno docile di quanto tutti si aspettassero. Urge cambiare rotta, ed urge farlo in fretta.

VALTTERI BOTTAS – 5,5. Non tanto per la gara in sé, dato che come i due che gli arrivano alle spalle si limita a portare a termine il compitino, ma perché con la stessa macchina Lewis Hamilton ha semplicemente fatto un altro sport. Ok che a livello mentale questo 2018 per lui è stato un massacro, ma subire ceffoni simili di certo non aiuta il morale nelle restanti 6 gare che restano ancora da disputare.

KIMI RAIKKONEN – 6. Mezzo voto in più rispetto a Bottas perché anche Vettel soffre un po’ troppo tra le stradine di Singapore al volante della SF71-H. Per il resto il #7 porta a termine una gara senza infamia e senza lode, per sua stessa ammissione dedicata soprattutto a tener d’occhio consumo di gomme, benzina e freni. Certo è che a livello di combattività è sembrato almeno un paio di step al di sotto rispetto a quanto fatto vedere a Monza.

DANIEL RICCIARDO – 6. C’è molto poco da dire anche sulla gara dell’australiano, costantemente alle spalle di Raikkonen per tutta la gara e giunto al traguardo nella stessa posizione da cui era partito. Ci prova a fasi alterne nei momenti conclusivi della gara, ma neppure lui può nulla contro l’incubo consumi che attanaglia tutti i piloti in quel di Singapore. Certo è che se persino un pilota come lui non è riuscito a portare a termine neppure un tentativo di sorpasso, qualcosa nel GP asiatico ha davvero funzionato poco.

FERNANDO ALONSO – 9. Su un circuito in cui il pilota fa ancora – e tanto – la differenza, Nando sfodera una prestazione degna del suo nome. Guadagna 4 posizioni con partenza e strategia, mette in mostra un ritmo solido e non sbaglia, come spesso accade quando ha feeling con la sua vettura, nulla. Portare la McLaren immediatamente alle spalle dei Top Team è il massimo che gli si possa chiedere, e in più si toglie anche la soddisfazione di siglare, anche se per soli pochi passaggi, il giro veloce in gara. Avrebbe avuto ancora tanto da dare alla F1, altroché.

CARLOS SAINZ – 8. 12° in qualifica, 8° in gara: quel che basta per definire positivo un weekend. A proprio agio con la sua Renault tra i muretti di Singapore sin dalle FP, il #55 con una gara solida incamera punti importanti per il team nel campionato costruttori, oltretutto battendo nel confronto diretto il proprio compagno di squadra. Lui dice che avrebbe voluto essere più avanti in classifica, ma francamente la sensazione è che alla sua R.S. 18 non potesse chiedere molto di più.

CHARLES LECLERC – 8. Un inizio da incubo con il crash nelle FP1, una fine dal sapore dolce con un 9° posto tra le due Renault arrivato al termine di un GP corso con ritmo, solidità e la giusta aggressività nel bel sorpasso messo a segno su Gasly. Aiutato da una buona strategia guadagna anche lui 4 posizioni rispetto alla griglia di partenza, e dopo diverse gare senza punti torna a far segnare qualcosa sul proprio tabellino. Non male, considerando che si temeva potesse non reggere la pressione dovuta al suo annuncio come pilota Ferrari per il 2019.

NICO HULKENBERG – 5,5. E’ vero, scatta 10° e chiude 10°, ma Leclerc e Sainz che gli partivano alle spalle transitano sotto la bandiera a scacchi prima di lui. Parte male e perde un paio di posizioni, dopodiché la sua gara è tutta in salita venendo costretto a combattere contro traffico ed eccessivo degrado delle gomme. Prende un punticino iridato, ma lui è il primo ad essere deluso visto il potenziale espresso dalla Renault a Singapore.

MARCUS ERICSSON – 5,5. Esce sconfitto dallo scontro diretto con Leclerc sia in qualifica che in gara, finendo fuori dai punti per un soffio. L’Alfa Romeo Sauber a Singapore ha dimostrato d’esserci, lui non è stato convinto nel rispondere “Presente”.

STOFFEL VANDOORNE – 5,5. Per carità, dei miglioramenti in classifica rispetto alle ultime uscite ci sono, ma i risultati sono talmente irrilevanti che riesce davvero difficile premiarli. Alonso con la stessa macchina lo annichilisce ancora una volta in qualifica ed in gara, e terminare 12° con il proprio compagno 8° non è mai bellissimo.

PIERRE GASLY – 6,5. Che dire, quantomeno ci ha provato. Capisce sin dalle FP che la sua Toro Rosso a Singapore non è un fulmine di guerra, ma nonostante ciò riesce ad accedere almeno alla Q2 in qualifica ed a veleggiare per diverse fasi del GP ai margini della zona punti. Dopodiché però le sue gomme iniziano ad abbandonarlo, lasciandolo in balia delle bandiere blu che finiscono di rovinare il suo passo gara e lo spediscono dritto nei bassifondi della classifica.

LANCE STROLL – 6. Sufficienza striminzita che arriva solamente per il suo essere arrivato davanti al compagno di squadra pur partendogli alle spalle e per l’essersi tenuto ben alla larga dai guai nel toboga di Singapore, altrimenti anche il GP del canadese ha davvero molto poco da dire. Anche perché si percepisce che abbia già la testa al 2019, e viste le condizioni in cui versa la Williams questo di certo non è un incentivo ad esibire delle grandi prestazioni nel corso dei 6 GP che rimangono.

ROMAIN GROSJEAN – 4. Non si capisce bene come, non si sa neppure bene perché, fatto sta che il francese scatta 8° e finisce addirittura 15°. Lamenta problemi di degrado delle gomme sin dai primi giri con la HyperSoft, ma dopo aver montato le Soft la musica non cambia in alcun modo ed è persino punito con una penalità di 5″ per aver ignorato le bandiere blu. Decisamente un modo poco esaltante di concludere un weekend che sembrava invece potergli regalare qualche soddisfazione.

SERGIO PEREZ – 2. Lancia a muro il compagno di squadra, sbraita contro il team per averlo fatto finire alle spalle di Sirotkin e come se non bastasse, dopo aver perso un’eternità dietro alla ben più che modesta Williams, decide di sterzare addosso al russo in un evidente gesto di frustrazione per un GP letteralmente gettato alle ortiche. La sua domenica è stata positiva fino al giro di formazione, dopodiché assieme ai semafori dev’essersi spento anche il suo cervello.

BRENDON HARTLEY – 4,5. Esce di nuovo sconfitto dallo scontro diretto con Gasly, e oltre a questo la sua gara ha decisamente poco altro da dire. In difficoltà sin dalle qualifiche, si aggroviglia con Sirotkin in una lotta che vale solamente per la gloria. Lo rivedremo al via della prossima stagione di F1? Chissà.

KEVIN MAGNUSSEN – 3,5. Quello di Singapore per il danese è un weekend da incubo: 16° in qualifica, 18° in gara senza neanche la possibilità di provare ad imbastire una parvenza di rimonta. Al termine del GP non ha neppure voglia di analizzare la cause – apparentemente sconosciute – di una debacle Haas decisamente non prevista, e a poco serve la soddisfazione di strappare il giro veloce in gara a Fernando Alonso. Meglio iniziare a pensare da subito alla Russia.

SERGEY SIROTKIN – 7. Magistrale nella difesa su Perez e Grosjean, eccessivamente arcigno in quella – forse anche un po’ esasperata – su Hartley, che gli vale 5″ di penalità. E’ vero, finirà anche ultimo a due giri di ritardo dal vincitore, ma è l’unico che ha fatto vedere qualcosa di diverso lungo le stradine di Singapore. Premiarlo qui mi sembra il minimo, che diamine.

ESTEBAN OCON – S.V. Pronti, partenza, muro. Sul quale, peraltro, è stato spedito dal compagno di squadra, che forse non era troppo contento del fatto che il suo giovane compagno di squadra lo avesse già affiancato nonostante fosse partito da due posizioni in griglia dietro di lui. E’ esente da colpe, ma quanto fatto vedere in gara (non per colpa sua) è davvero troppo poco per poter formulare un giudizio.
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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow