Un Rally Svezia sempre nelle posizioni di vertice; gli avversari che, a causa di errori e problemi, vengono decimati uno dopo l’altro. Quella di Kalle Rovanperä è una vittoria dal peso specifico superlativo, ottenuta non grazie a circostanze fortuite, ma nella maniera in cui trionfano i dominatori.
La giovane età non è sembrata un problema per l’enfant prodige di casa Toyota, dimostratosi più solido dei problemi all’ibrido in cui è incappato nella giornata di domenica, che viene così proiettato testa al Mondiale come già successo lo scorso anno. Quest’anno, tuttavia, le condizioni del Campionato sono molto diverse: con un anno di esperienza in più e l’assenza di Ogier, l’impressione è che non sarà semplice schiodare Kalle dal suo trono.
Diametralmente opposta la domenica del compagno di team Elfyn Evans: penalizzato di 10 secondi per la rocambolesca uscita di pista di ieri sera, è andato a sbattere contro un muro di neve nel tentativo di rimontare: la botta è fatale per la sua Yaris, ed il gallese è costretto ad incassare uno 0 pesantissimo al termine di una gara fino a quel momento quasi impeccabile.
La seconda piazza è dunque ereditata da Thierry Neuville (+22.0), al volante dell’unica Hyundai sopravvissuta alla marea di problemi che ha investito Tänak e Solberg. Si tratta del miglior piazzamento possibile in queste condizioni, che rilancia il campionato del belga dopo un inizio decisamente sottotono, oltre a dare motivazione ad un ambiente che ne ha disperatamente bisogno.
Chiude il podio Esapekka Lappi (+30.6), che trova il primo arrivo in top-3 dal lontano settembre 2019: è un risultato che fa molto morale per il finnico, a lungo in crisi di risultati, che a bordo della Yaris sembra aver ritrovato quella velocità che lo aveva contraddistinto durante le fasi iniziali della sua carriera.
I numerosi ritiri regalano la quarta piazza ad un Takamoto Katsuta (+2:19.4) autore di uno spettacolare quarto tempo di power stage, a dimostrazione ulteriore del notevole talento del giapponese. A livello di prestazione la gara non è da buttare, certo che all’arrembante giapponese non guasterebbe un po’ di costanza in più tra una speciale e la successiva.
Quinto Gus Greensmith (+3:20.4), che, anch’egli grazie alle circostanze, salva la baracca di una M-Sport che senza di lui non piazzerebbe nessuno in top-10. Per casa Ford, la gara non è altro che la copia sbiadita di quella messa in scena al Montecarlo, con il primo pilota subito fuori e gli altri due mai competitivi. Per il bene del campionato, si spera che questo sia stato solo un passaggio a vuoto.
La classifica delle WRC in zona punti viene dunque chiusa da Oliver Solberg (+5:39.4), rallentato dai problemi all’acceleratore occorsi ieri sera. Il figlio d’arte è stato bravo e fortunato a rimanere in gara nonostante i problemi, e riesce comunque a portare a casa qualche punto anche al termine di un weekend molto travagliato.
La settima piazza è occupata dal vincitore della classe WRC-2, Andreas Mikkelsen (+7:11.1), che consolida la leadership del campionato bissando il trionfo ottenuto al Monte. Lo seguono Ole-Christian Veiby (+7:34.3) e Jari Huttunen (+8:14.2), mentre Egon Kaur (+8:24.8), decimo assoluto, ottiene il primo punto iridato della sua vita all’età di 34 anni.
Fuori zona punti Ott Tänak e Craig Breen, rientrati con il Rally 2 e concentrati soprattutto sui punti bonus della Power Stage: in questo senso il trionfo va all’estone, che riesce a fare bottino pieno grazie alla super prestazione messa in scena lungo l’ultima PS.
Certo che le parole al vetriolo di Tänak contro il nuovo regolamento ibrido, ovviamente riferite al ritiro a cui è stato costretto venerdì, sembrano essere destinate a lasciare strascichi non da poco. Specialmente considerando che il pilota di casa Hyundai non è il primo, e probabilmente non sarà l’ultimo, ad esprimersi in questo senso…