“Uno spettro si aggira per il Mondiale Rally: lo spettro dell’Elettrico”: se il Motorsport fosse esistito ai tempi di Karl Marx, così forse il filosofo prussiano avrebbe introdotto il “Manifesto del WRC 2022”. L‘idea di portare la batteria in uno dei massimi campionati FIA, sostenuta in primis da Todt e Matton, era stata infatti annunciata con in pompa magna, con toni che facevano pensare ad una rivoluzione pronta a scoppiare. Tuttavia, mentre alcuni cambiamenti sono stati effettivamente percepiti, altri sembrano il guscio vuoto e triste di quello che sarebbero dovuti essere.
Nulla grida “delusione” più dell’applicazione delle nuove zone HEV attuato in questo inizio di stagione: l’acronimo sta per “Hybrid Electric Veichle”, e sta ad indicare i tratti in trasferimento che le auto sono obbligate a percorrere sfruttando esclusivamente la potenza della batteria. La misura, pensata per spingere promozionalmente l’immagine delle auto come “green”, consentendo ai videomaker di immortalarle mentre si muovono in pressoché totale silenzio, ha attirato su di sé le prime critiche già al Rallye Montecarlo: alla pubblicazione del Roadbook si scoprì infatti che i km da percorrere in questa modalità erano solo 3.6 in totale, ad indicare che si trattava solo di una marchetta pubblicitaria e non di un elemento rilevante nell’economia della gara.
Se pensate che sia impossibile fare peggio, beh, mi dispiace dovervi comunicare che vi sbagliate di grosso. La pubblicazione del Roadbook del Rally di Svezia, avvenuto qualche settimana fa, è stato accolta dagli appassionati con un misto di riso e sgomento: la lunghezza complessiva delle HEV è infatti scesa alla considerevole distanza di 720 mt. Attenzione: non si parla di una distanza da ripetere più volte, bensì del totale ottenuto sommando le HEV di tutta la gara.
Le zone saranno due, da ripetere diverse volte nell’arco del weekend: la prima è un breve tratto di 70 mt, interamente interno al Parco Assistenza. La seconda, notevolmente più impegnativa rispetto alla precedente, costringerà le vetture a tenere spento il motore termico per la bellezza di 90 mt: il tutto all’interno di una “Media Zone”, in cui sarà possibile creare il tanto agognato materiale pubblicitario costituito dalle vetture che sfilano emettendo solo un leggero sibilo.
Lo so. Anche io mi sono messo a ridere leggendo di queste assurde decisioni. A questo punto, però, la correttezza di informazione mi costringe al ruolo di “avvocato del diavolo”: è necessario spiegare che la forte riduzione di kilometraggio è una scelta, almeno dal punto di vista tecnico, non così assurda. La maggior compattezza del Parco Assistenza costringe ad accorciare la lunghezza del tratto in elettrico rispetto a quanto avvenuto al Montecarlo. Inoltre, è naturale che ci sia una preoccupazione per quanto riguarda l’autonomia delle batterie che, in condizioni di freddo artico come quelle che è plausibile trovare in Svezia, tendono a scaricarsi molto in fretta.
La contestazione non è, almeno da parte mia, sulla riduzione della lunghezza delle HEV, che sulla carta sarebbe anche ineccepibile. Si va invece a chiedere perché, facendo i conti e notando che la distanza totale sarebbe stata di soli 720 mt, non si è deciso di cancellare le HEV per questo Rally e di riproporle successivamente: una simile scelta avrebbe dimostrato che la FIA gode di un buono spirito critico nell’analisi di queste situazioni, e, soprattutto, avrebbe risparmiato l’ilarità e le prese in giro che vanno a marchiare un’idea ancora giovanissima e con del potenziale ancora inespresso.
Resta la curiosità di capire come andrà ad evolversi la situazione nelle prossime gare, quando sarà presente una maggior esperienza nel gestire queste situazioni: riusciranno le famigerate HEV a diventare parte integrante del WRC, o verranno definitivamente relegate a tristi marchette pubblicitarie senza significato alcuno? Ai posteri l’ardua sentenza, nell’attesa di capire, ricollegandoci alla metafora di apertura, se il nuovo presidente FIA, Mohammed Ben-Sulayem, sarà il loro Lenin o il loro Gorbachev