Che questa recensione sarà lievemente diversa rispetto alle precedenti lo avrete forse intuito sin dal titolo. Mai infatti, prima d’ora, per raccontarvi le mie impressioni su un’auto provata ho utilizzato lo strumento dell’elenco. Tuttavia, c’è una prima volta per tutto. Tanto per una recensione impostata in questo modo quanto per una recensione la cui protagonista, nel momento in cui scrivo queste frasi, ha terminato il proprio ciclo di produzione e non è dunque più disponibile sui configuratori di tutto il mondo.
La Volkswagen Golf GTI TCR è stata il canto del cigno della settima generazione dell’icona di Wolfsburg. Più aggressiva, più veloce, più affilata, la variante a trazione anteriore più potente che sia mai apparsa sul listino VW è stato il modo in cui una vecchia – e diffusa – conoscenza delle nostre strade ha deciso di salutare il mondo dell’automotive prima di fare spazio all’attuale versione, quella Golf 8 che al sottoscritto non convince neanche un pochino. Quando l’ho chiesta in prova, sapevo benissimo di avere davanti a me l’ultimo spasmo di vita di una generazione morente. Quello che non avrei mai e poi mai potuto sapere, da felice e soddisfatto possessore di una più modesta Golf VII TDI, è che la GTI TCR sarebbe stata destinata a farmi sbavare da qui fino a Dio sa quando. Curiosi di sapere perché? Beh, è presto detto.
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L’estetica
Va bene, vi sembrerò clamorosamente di parte avendone comprata una, ma la Golf VII – per sua fortuna – non ha nulla da spartire con la Golf VIII a livello di estetica. Più affilata, con linee spigolose che persino nelle versioni senza particolari pretese riescono a donarle una piacevole presenza su strada, la settima generazione della segmento C che ha fatto la storia dell’automobile dà tuttora l’impressione di essere un netto passo avanti rispetto alla… sua erede. Parlando in maniera specifica della Golf GTI TCR, viene da dire che le proporzioni (come tradizione della GTI impone) sono le stesse di qualsiasi altra Golf VII. E’ il resto che cambia, e neanche poco.
E’ come se qualcuno avesse portato la Golf tradizionale – e persino la GTI, sua variante più aggressiva – in palestra. Rimpinzandola di steroidi anabolizzanti, per di più. Cerchi da 19″, splitter anteriore, rivestimenti sottoporta neri, diffusore maggiorato, adesivi TCR davanti ai pneumatici posteriori, terminale di scarico sdoppiato in acciaio, spoiler posteriore di dimensioni più generose rispetto alla versione Performance, tettuccio e calotte degli specchietti retrovisori neri: è una Golf carica di testosterone. I più esaltati avrebbero potuto completare l’aggressiva trasformazione della più classica “auto del popolo” sostituendo il nero opaco di tettuccio e specchietti con il look carbonio, installando l’impianto di scarico griffato Akrapovic e aggiungendo adesivi a nido d’ape sulle portiere, ma vi assicuro che l’allestimento con cui ho avuto modo di provarla era più che sufficiente per rendere la Golf GTI TCR clamorosamente appariscente sulle strade di tutta Italia. Anche perché, trattandosi di un membro della famiglia GTI, anche sulla TCR troviamo tutte le finiture rosse – pinze dei freni comprese – ormai simbolo delle auto più sbarazzine di Casa Volkswagen.
Mai avevo visto una Golf far girare così tanto la testa: nessuno sembrava riuscirsi a capacitare di come una vettura dall’indole notoriamente tranquilla potesse sembrare così rabbiosa. Negli sguardi incrociati per strada – o di chi non capiva come una Golf fosse così rapida nel fare il 60-140 km/h – si intravedeva lo stesso stupore di chi, dopo aver snobbato un lui o una lei alle medie, nel terzo anno di liceo rimaneva a osservare a bocca spalancata quel lui o quella lei che nel frattempo si era trasformato: come diamine ha potuto il brutto anatroccolo trasformarsi in un cigno simile?
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La versatilità
La mamma è sempre la mamma, così come la Golf è sempre la Golf. Poco importa se sotto al cofano ci siano 105, 150, 245 o 290 CV: il simbolo di Wolfsburg si trasforma senza mai cambiare davvero volto. Omologata per 5 persone, con un bagagliaio sufficientemente capiente per affrontare una settimana di vacanza con tanto di amici al seguito, disponibile addirittura con carrozzeria a 5 porte per evitare contorsionismi salendo e scendendo dai sedili posteriori, la Golf GTI TCR ricorda ancora una volta al mondo il perché del disarmante successo commerciale avuto nel corso di decenni di storia.
La cura ipervitaminica a cui è stata sottoposta non snatura affatto l’ultima nata della settima generazione della segmento C di Wolfsburg, che nonostante i quasi 300 CV a disposizione e gli evidenti richiami alla sportività resta l’auto da poter utilizzare con tranquillità estrema in tutti i giorni della settimana. Che siate in città, in autostrada o su una passo di montagna alla Golf GTI TCR non cambierà pressoché nulla: farà sempre, esattamente, ciò che servirà per rendervi più che soddisfatti.
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La concretezza
Per carità, negare che rispetto a tante altre Golf ci siano dei vezzi estetici vorrebbe dire coprirsi gli occhi con le mani. Tuttavia, il pragmatismo teutonico che da sempre contraddistingue le creazioni di Wolfsburg neppure in questo caso viene a mancare. A bordo della Golf GTI TCR, in un abitacolo dallo stile inconfondibilmente GTI per colorazioni, finiture, impunture e trame, non c’è nulla di superfluo: è vero, appartenendo a una generazione precedente forse l’infotainment (seppure funzionale) non è al livello degli attuali migliori della classe, ma la sensazione è che in fondo, per funzionare a dovere, non serva nulla oltre a quello che già c’è.
Il sistema multimediale Discover Pro – con Android Auto e Apple CarPlay annessi – fornisce il giusto numero di informazioni senza costringere però a dover smanettare tra 15 finestre differenti per alzare di mezzo grado la temperatura dell’aria. Ci sono anche schermate dal sapore racing per chi vuole avere sempre sotto controllo la pressione del turbo o la quantità di coppia motrice erogata, certamente, ma per fortuna alcune delle più basilari operazioni che si compiono in macchina possono essere svolte senza doversi affidare alla propria dimestichezza con il touch-screen. Il quadro strumenti è interamente digitale, gli ADAS sono presenti in gran numero e funzionano esattamente come ci si aspetterebbe (cioè bene, escludendo forse un’eccessiva prudenza dell’Adaptive Cruise Control), la qualità dei materiali utilizzati è in linea con categoria e tipologia di auto: tutto è al proprio posto e portata di mano, tutto funziona come dovrebbe, nulla ha il sapore stucchevole del superfluo. A una Golf, dopotutto, non si chiede altro.
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Le prestazioni
250 km/h di velocità massima, che possono diventare addirittura 260 richiedendo l’eliminazione della limitazione elettronica. Lo 0-100 km/h bruciato in 5″6 grazie al sistema di Launch Control. 290 CV che arrivano tra i 5.400 e i 6.400 giri al minuto. 380 Nm di coppia erogati a partire da 1.950 rpm. Snocciolo cifre come fossi un comunicato stampa per darvi un’idea di quanto, effettivamente, la Golf GTI TCR sia una macchina veloce. Molto veloce. Veloce al punto da smettere di sembrare una Golf, ecco.
Il 2.0 TSI annidato sotto al cofano ha una spinta poderosa, per il tipo di macchina di cui si parla. C’è tanta coppia sin dai bassi regimi, e il regime di rotazione piuttosto elevato al quale si esprime la potenza massima regala discrete gioie e soddisfazioni anche in fase di allungo. Torno a scrivere un concetto che mi preme sottolineare: quando si pigia a fondo il pedale dell’acceleratore, a bordo della Golf GTI TCR, semplicemente non sembra più di trovarsi a bordo della rassicurante, bonaria, tranquilla segmento C di Wolfsburg.
Il tachimetro sale sempre con rapidità vertiginosa nonostante i 1.410 kg di massa a vuoto, con il vigore della spinta che non manca mai anche grazie al supporto del collaudato e affidabile cambio DSG a 7 marce: quello che si conferma ancora una volta come uno dei migliori doppia frizione in circolazione snocciola rapporti con una precisione cicatriziale tanto nella modalità automatica quanto in quella sequenziale, e trovare sempre la marcia giusta è questione di attimi. In modalità Sport, una delle quattro selezionabili assieme a Eco (mai usata), Normal e Individual, la Golf GTI TCR diventa ancora più affilata: la risposta del motore è più immediata, lo sterzo diventa più preciso e, con il sistema di regolazione adattiva dell’assetto, l’auto diventa più rigida e meno sensibile a bruschi trasferimenti di carico. Ciò che – purtroppo – non cambia invece poi molto è il suono che proviene dai due terminali di scarico in acciaio: chiariamoci, il gorgoglìo rabbioso che sale al ritmo delle mie accelerazioni è decisamente piacevole, ma da 290 CV verrebbe da aspettarsi qualcosa di meno… pacato, ecco. Di certo le tonalità sarebbero cambiate con i terminali griffati Akrapovic, ma resto convinto del fatto che, con l’allestimento di serie, in quel di Wolfsburg avrebbero potuto fare di meglio. Meglio che, forse, si sarebbe potuto fare anche a livello di impianto frenante: le pinze mordono sempre – e bene – i dischi, ma non nascondo che un maggiore mordente avrebbe reso ancora più intensa l’esperienza di guida a bordo di quest’auto.
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Le emozioni
Alt, fermi tutti. Vi vedo mentre sorridete ironicamente dopo aver letto il titolo di questo paragrafo. “Emozioni? Ma che emozioni!” avrà probabilmente pensato più di uno di voi riflettendo sul fatto che si stia parlando di una Golf. Potente, veloce, aggressiva, ma pur sempre una sorniona, tranquillizzante e pacata Golf. A trazione anteriore, per di più.
“Ma che emozioni, ma che emozioni…”
Eppure, tant’è. La Volkswagen Golf GTI TCR è una di quelle auto che fa aumentare i battiti cardiaci e allargare i sorrisi di chi la guida, poche storie. E’ veloce, molto veloce per essere una Golf, ma soprattutto ti consente di prendere ritmo e confidenza con rapidità inusuale. Il pregio della segmento C di Wolfsburg, la vera grande caratteristica che ha attraversato decenni di storia, è la sua capacità di convincervi che la guidiate da sempre nonostante, nella realtà dei fatti, l’abbiate tra le mani da neanche mezza giornata. La GTI TCR non fa eccezione, e la cosa sbalorditiva è che non tradisce queste aspettative neppure avendo quasi il doppio dei CV che le tradizionali Golf hanno a disposizione. Divertirsi al volante della Golf GTI TCR, intuirne i limiti senza correre il rischio di oltrepassarli, giocare con i paddle mentre si affonda con decisione il pedale dell’acceleratore per uscire come proiettili da qualsiasi curva, è questione di ore e minuti, neppure di giorni. Merito anche – se non soprattutto – dell’ottimo lavoro svolto dal differenziale autobloccante, proposto di serie su questa versione e in grado di annullare quasi del tutto la tendenza al sottosterzo che si nasconde tra le lamiere di qualsiasi auto a trazione anteriore.
Con questo, tuttavia, non voglio dire che la Golf GTI TCR sia un’auto facile. O peggio, un’auto banale. Il suo essere “tutta avanti” – anche ovviamente per quanto riguarda il posizionamento del motore – le lascia in eredità un retrotreno molto leggero, una caratteristica che (con le dovute proporzioni) avevo avuto modo di provare su un’altra delle auto che ho adorato. I pneumatici 235/35 non perdono mai davvero la presa, ma in un misto stretto e veloce si è costretti, piacevolmente, a tenere ben alta la soglia dell’attenzione: la Golf GTI TCR non è emozionalmente piatta, e le sensazioni che restituisce sono vibranti. Pulsa, respira, ringhia in modo roco quando la lancetta del contagiri sfiora la zona rossa e graffia ogni volta che il DSG innesta la marcia successiva. E’, in definitiva, un’automobile viva. Viva come nessun’altra Golf era mai stata.
Il giudizio che chiude il quarto episodio di #MiSonoInnamorauto? è…
Mi vuoi sposare?
L’avrei comprata il giorno dopo esserci salito a bordo per la prima volta, credo lo abbiate intuito ancora prima di giungere a questo punto della recensione. Comoda, funzionale, versatile, concreta, intrigante da guidare e tremendamente, inaspettatamente veloce: di difetti degni di questo nome, la Volkswagen Golf GTI TCR, non ne aveva neppure uno. Con lei ho capito quanto in là ci si potesse spingere a bordo del simbolo di Wolfsburg, quanto effettivamente l’appartenenza all’universo GTI sia in grado di cambiare un modello come la Golf senza per questo impedirgli di rimanere fedele a quel DNA inconfondibile che nel tempo è riuscito a renderla icona immortale. Il suo vero cruccio, in un Paese come il nostro, è quello di essere fin troppo potente. La TCR, con i suoi 290 CV che le consentono comunque di “vedere” i 13 km/l in un utilizzo misto, paga infatti un salato superbollo nonostante un prezzo di partenza fissato a 40.800 € (e non dunque cifre iperboliche). Posso forse fargliene una colpa? Certo che no. Posso forse però rimpiangere di non trovarmi in Germania? Ecco, certo che sì.