Casa di papà, anno 2013, data ignota. Non so con quale criterio la nostra mente selezioni i momenti da conservare e quelli da abbandonare, ma per qualche motivo quella lunga e apparentemente trascurabile serata deve aver toccato qualche nervo, dal momento che il mio subconscio me ne ripropone periodicamente le sensazioni.
È molto tardi considerando che l’indomani dobbiamo andare rispettivamente a scuola e al lavoro, ma, siccome il mondo dei sogni non sembra interessato a lambire né me né mio padre, entrambi ci ritroviamo irresponsabilmente in silenzio davanti alla televisione in soggiorno. L’uno complice dell’altro, in cerca di qualcosa che aiuti a far trascorrere il tempo e magari a conciliare il sonno.
Ed ecco che il palinsesto notturno propone una piacevole chicca per due appassionati di motori: gli highlights del recente Rally di Alsazia, affascinante appuntamento su asfalto del Mondiale Rally, in occasione del quale un giovane Sebastien Ogier si laurea campione del mondo per la prima di 8 volte.
I vigneti della Francia orientale sono in questo caso testimoni di una sceneggiatura che sarebbe stata destinata ad avere diversi remake nel corso degli anni: Thierry Neuville, all’epoca ancora pilota Ford, parte meglio e si ritrova al comando, inseguito da Dani Sordo, Jari-Matti Latvala e Sebastien Loeb. Sebastien Ogier su Volkswagen fatica a ingranare, e tra giovedì e venerdì non conquista neanche una Prova Speciale.
Lungo la PS 11, tuttavia, il colpo di scena: Neuville precipita dalla prima alla quinta posizione a causa di una foratura, il tutto mentre il rivale risale posizione su posizione fino a portarsi al comando. La classifica finale vedrà proprio Ogier a festeggiare la vittoria, mentre il belga dovrà accontentarsi di un piazzamento ai piedi del podio. Concluderà il campionato al secondo posto, suo miglior piazzamento finale fino a quel momento. Lo eguaglierà altre 4 volte, alle quali si sommano 3 terzi posti, per un totale di 8 volte sul podio finale, il tutto senza aver mai raggiunto il gradino più prestigioso.
Quell’Alsazia rappresenta un’efficacissima sintesi della carriera di Thierry, spesso velocissimo, ma incapace, per l’una o per l’altra ragione, di sfruttare le situazioni che si sviluppano nel corso degli anni.
Quando Volkswagen si ritira improvvisamente a fine 2016, non riesce a prevalere su un Ogier “relegato” su una sorprendente Ford semi-ufficiale del team M-Sport. Nel 2019, Seb passa ad una Citroen che si rivela essere particolarmente deficitaria, e per la prima volta chiude un campionato dietro al belga: tutto inutile, Ott Tanak arriva davanti a entrambi e porta il titolo in casa Toyota.
2020 e 2021 vanno nuovamente al francese, mentre nel 2022 esplode il talento dell’enfant prodige Kalle Rovanpera, che si aggiudica due mondiali consecutivi. A Neuville rimangono diverse vittorie, tra cui spicca la gara di casa nel 2021, e un apparente destino in cui gli appassionati di tennis potranno rivedere Andy Murray: in un limbo, al di sopra della maggior parte dei propri rivali, ma al di sotto di quei fenomeni che hanno segnato la sua epoca.
Arriva il 2024: anno di cambiamenti. Rovanpera si chiama fuori per inseguire altri sogni (parteciperà solo a 7 Rally, vincendone ben 4); Ogier è anche lui presente a mezzo servizio; il sistema di punteggio viene rivoluzionato (in peggio: ne abbiamo parlato qui). E Neuville parte molto bene.
Dopo aver vinto al Montecarlo, riesce a sfruttare perfettamente a suo vantaggio l’astrusa assegnazione dei punti, massimizzando i risultati positivi e contenendo i danni quando qualcosa va storto. In Sardegna, ad esempio conclude 41esimo a causa di un incidente occorso nella giornata di sabato; tuttavia, riesce comunque a portare a casa 12 punti proprio per via del nuovo punteggio, che premia la velocità più della costanza. Tanak, vincitore, ottiene 25 punti, rosicchiando solo 13 lunghezze.
Sembra che gli astri siano finalmente allineati per il trionfo dell’alfiere Hyundai, finché non viene annunciato l’imponderabile: a causa del rendimento sotto le aspettative di Elfyn Evans, Toyota è riuscita a convincere Ogier a disputare tutti i restanti appuntamenti, nel disperato tentativo di agguantare un Titolo Piloti altrimenti irraggiungibile.
Normalmente, un pilota che ha già saltato 3 gare (2 per scelta e una per infortunio), non dovrebbe incutere timore. Ma quel pilota si chiama Sebastien Ogier. E se c’è qualcosa che Thierry sa, è che quel pilota è dannatamente bravo a stargli davanti, specialmente quando il gioco si fa duro. E i punti di distacco all’improvviso sembrano pochi, pochissimi, non abbastanza per tenere dietro chi è stato davanti per una vita.
Ed è qui che, contro ogni pronostico e con sorpresa di molti, i ruoli ai quali i due sono stati tanto abituati iniziano ad invertirsi. Rally dell’Acropoli, Power Stage: Neuville è solo al comando, Ogier, secondo, spinge per cercare di contenere i danni. Spinge troppo: va a sbattere. Gara rovinata. Conquista solo 12 punti, contro i 24 di Thierry che prende il largo.
A seguire, Rally del Cile: Ogier sbatte e fora lungo la PS3, spinge per cercare la rimonta. Spinge troppo: ha un secondo incidente ed è costretto a ritirare la macchina.
Mancano solo due gare, e il francese, anche se tenuto ancora in gioco dalla matematica, non ha più reali possibilità. Si ritirerà anche al Rally dell’Europa Centrale: per la prima volta in carriera Neuville ha vinto la gara di nervi.
Resta ancora un ostacolo, Tanak, che si approccia all’ultimo appuntamento in Giappone con un ritardo di 25 punti. Tantissimi, apparentemente troppi, finché dei problemi al motore non fanno sprofondare il nostro protagonista fuori dalla zona punti, mentre l’estone prende saldamente il comando della corsa.
Si è fatto vivo l’altro grande nemico: oltre ai nervi, la sventura, che sempre colpisce nel momento peggiore. Ancora una volta Thierry non si fa prendere dal panico, inizia a risalire la classifica e riesce a tornare dentro la zona punti. E ancora una volta, alla fine, non è lui a sbagliare: Tanak termina il campionato in un fosso, consegnando a Neuville il primo, agognatissimo, titolo della carriera.
Ora, per onestà intellettuale, non posso fare a meno di sottolineare come questa sia stata una delle stagioni con il livello più basso nella storia di questo sport. Solo due costruttori in veste ufficiale (a cui si aggiunge M-Sport, presente come al solito da semi-ufficiale), un regolamento sportivo che definire strampalato è dire poco, il più serio rivale per il titolo che ha mancato 3 appuntamenti dei 13 in calendario: che non ci troviamo negli anni d’oro del WRC (anzi…) non è un mistero per nessuno.
Quello che rende speciale questo Titolo, dal mio punto di vista, è che a un certo punto della stagione tutti eravamo certi che Neuville avrebbe perso ancora: quando Ogier ha annunciato che avrebbe disputato tutti i restanti appuntamenti, partendo da una distanza di circa 20 punti dalla Hyundai in testa alla classifica, chiunque avesse un po’ di senno avrebbe puntato tutto sul francese. E quando Thierry ha accusato problemi in Giappone con Tanak saldamente al comando, il sottoscritto ha iniziato a sospettare che il sortilegio non sarebbe mai stato infranto.
Eppure, non ha mai mollato. La forza d’animo, da sempre tallone d’Achille, è stata in grado di sostenerlo in un modo che sarebbe sembrato imponderabile fino a poco tempo fa. Alla fine, per la prima volta, sono stati gli avversari a cedere alla pressione.
Questo mi ritrovo a concludere, quando il ricordo di quella notte insonne fa ancora, inspiegabilmente, capolino. Ed è proprio questa chiusura del cerchio a dare infine una spiegazione alla malcelata simpatia che ho sempre provato per questo pilota.
A chi cresce identificandosi metaforicamente nel povero Paperino, i campioni possono istigare antipatia: le loro imprese sono emozionanti naturalmente, ogni vero appassionato che possa definirsi tale apprezza l’immenso talento di Ogier, ma è anche presente anche un’irrazionale sensazione di rancore nei confronti di quel Topolino che la spunta sempre. Come se si trattasse di un ciclo senza fine, destinato a ripetersi per sempre.
Ma nulla è veramente eterno. Ed è a migliaia di kilometri da quel salotto e da quel divano di fronte al quale Neuville subì la prima di tante sconfitte, che il Mondiale Rally mi consegna un inaspettato messaggio di speranza. Nessuno è Paperino per sempre.