Pessime notizie per ByKolles, che ha perso la causa presentata all’EUIPO. Nessun diritto europeo sul nome Vanwall, ora la squadra austriaca con base tedesca potrebbe non riuscire a iscriversi al mondiale endurance. Aggiornamenti positivi invece dall’Italia, dove il lavoro di Isotta Fraschini procede a gonfie vele.
Doccia fredda per la squadra di Romulus e Colin Kolles. Il ritorno nel WEC, il sogno Hypercar, raggiunto dopo due anni di lavoro e rifiuti FIA per l’iscrizione, potrebbe essere già finito ancora prima di cominciare. Ma cos’è successo? Andiamo con ordine.
Innanzitutto c’è da ricordare cosa vuole il regolamento, cioè che la classe Hypercar sia popolata solo da costruttori, niente privati. ByKolles quindi, per potersi iscrivere, aveva deciso di resuscitare il nome di uno storico marchio inglese, primo vincitore del titolo mondiale costruttori F1 nel 1958. La Vanwall appunto, combinazione dei nomi Vandervell (cognome di Guy Anthony “Tony”, il fondatore) e Thinwall Products (azienda di “Tony”, produttrice di bronzine), che ha lasciato le corse e qualsiasi attività nel 1961. La proprietà è rimasta fino ai giorni nostri a Dana Corporation, Glacier Vandervell Bearings, gruppo Mahle, che a livello industriale ancora produce cuscinetti, bronzine e simili. Su asfalto si è rivisto qualcosina del marchio inglese solo nel 2003 con il lavoro di Arthur Wolstenholme, che si mise a produrre su licenza una monoposto e una biposto, ispirate alle F1 degli anni 50 e omologate per la circolazione stradale! Progetto fallimentare e sparito nel nulla, solo un’auto prodotta. La Mahle, proprietaria del marchio, ha poi ceduto nel 2012 il trademark alla Sanderson International Marketing Ltd, di proprietà di Iain Sanderson, ex campione del mondo su imbarcazioni offshore. Il costruttore nell’estate del 2016 ha prodotto e consegnato sotto il nome Vanwall una replica della F1 del 1957. Da lì nessun tipo di attività, apparentemente. La compagnia è comunque proprietaria del marchio in UK ed Europa.
Visto l’immobilismo degli inglesi la PMC Gmbh, compagnia proprietaria del team ByKolles, ha deciso quindi di registrare, tramite la Germania, il marchio Vanwall in tutto il resto del mondo (cioè in tutti gli stati dove non già registrato). Ha poi fatto causa presso l’EUIPO a Sanderson citando il “non-use”, inutilizzo, del marchio da parte degli inglesi, e volendo quindi prenderne possesso anche per l’Europa come aveva già fatto per tutto il resto del mondo (UK esclusa). Non è minimamente arrivata la risposta che ByKolles si aspettava: secondo l’ufficio europeo per la proprietà intellettuale il marchio Vanwall appartiene alla Sanderson International Marketing Ltd che può utilizzarne i diritti per produrre auto stradali e da corsa.
Perché questa decisione? Nonostante l’apparente inutilizzo l’azienda inglese ha presentato come prove la vendita della replica F1 (1957) nel 2016 e il progetto, rinviato a detta loro solo causa covid, di una produzione di diverse altre auto replica (della F1 1958) nei prossimi anni. Questo è bastato per distruggere il lavoro di ByKolles, per la quale un membro non identificato ha dichiarato ai colleghi di Dailysportscar che “per la maggior parte dei punti la cancellazione è stata fatta, i nostri avvocati stanno facendo appello per le parti mancanti che noi pensiamo debbano essere a loro volta cancellate”.
Ovviamente totalmente opposta la dichiarazione di Iain Sanderson, che si è detto “contento del processo EUIPO, accetto il risultato degli accertamenti”.
Il dubbio sulla completa e valida iscrizione era già sorto a qualcuno quando FIA e ACO avevano approvato con un asterisco nella entry list del mondiale la Vandervell 680 del Floyd Vanwall Racing Team. Ma, visto anche il totale rifiuto dell’anno scorso, la iscrizione “provvisoria” è quasi certamente indicata non a causa dei problemi legali ma per i mancanti test di omologazione. Infatti la stessa annotazione è presente anche per Cadillac e Porsche, che evidentemente non hanno ancora sottoposto le proprie auto alla galleria del vento Sauber, con modello 1:1 identico all’originale, come da procedure del regolamento WEC. Omologazione che ByKolles sembra aver portato a termine proprio pochissimi giorni fa.
Nessuna dichiarazione ancora dalla organizzazione del Campionato Mondiale Endurance, che tra meno di 40 giorni sarà di scena a Sebring per il Prologo. Che la gara negli USA, territorio dove PMC ByKolles detiene i diritti di Vanwall, possa essere corsa lo stesso? Molto difficile. Che succederebbe poi a Portimao, Spa, Le Mans e Monza, vietato competere? E dunque dovrebbe essere tutto ok invece per Giappone e Bahrain? Impossibile che l’auto possa correre solo in certe occasioni, la situazione va sicuramente risolta nella sua totalità e anche molto molto velocemente. Purtroppo sembra molto più facile che ci sia una nuova bocciatura per ByKolles, a meno che non arrivi un miracolo dall’appello all’EUIPO. Si attende in ogni caso un comunicato da parte di ACO o ancora meglio dalla FIA, per ora totalmente silenti e che nelle scorse settimane hanno pure respinto la richiesta di iscrizione al WEC da parte di Isotta Fraschini, anche qui senza nessun commento. Gli italiani, effettivamente arrivati tardissimo sulla scena endurance in quella che sembrava più una boutade che l’inizio di una bellissima storia, stanno in realtà lavorando a ritmo serratissimo per essere presto in pista a testare l’auto. Dopo l‘arrivo del telaio nei primi giorni di gennaio la macchina, sviluppata con Michelotto, è stata quasi completamente assemblata, anche nella parte ibrida, ed è pronta ai test. L’iscrizione all’intero campionato è stata bocciata ma il costruttore italiano, gestito in pista da Vector Sport, spera di poter iscrivere la Tipo 6 Competizione LMH a singole gare durante l’estate. Sogno Le Mans 2023 quasi irraggiungibile, più alla portata un esordio in casa a Monza a luglio.