Facciamo un punto sul mercato piloti IndyCar. Che purtroppo nega il sedile a Nico Hulkenberg. Ma valorizza di più Marcus Ericsson. E offre chances a giovani rampanti e vecchie glorie. Senza dimenticare l’ombra di Alonso sulla vettura extra della McLaren a Indianapolis…
Sono in tre e tutto va bene. Nulla di nuovo all’interno del Team Penske. La squadra del vecchio Roger – che da due settimane è anche proprietario dell’intera IndyCar Series – riconferma il tridente più prestigioso della categoria. Per un altro anno ancora, i colori della squadra più vincente delle monoposto a stelle e strisce saranno difesi da Will Power, Simon Pagenaud e dal Campione in carica Josef Newgarden.
Saranno tre e andrà ancor più bene. Cambia musica nel Chip Ganassi Racing: da doppia punta a tripla punta. Riconfermati Scott Dixon e Felix Rosenqvist: se sul #9 non ci sono mai stati dubbi, lo svedese si è conquistato la riconferma sul campo. Il #10 si è aggiudicato il titolo di Rookie of the Year, forte di due secondi posti a fine stagione. Ma oltre alla coppia 2019, si aggiunge una terza monoposto: quella di Marcus Ericsson. L’ex F1 ha corso una buona stagione alla guida dell’SPM, cogliendo un argento a fine stagione. E tanto gli è valso la promozione nel secondo top team degli Stati Uniti. «Sono grato che abbiano voluto credere in me» ha dichiarato a Motorsport.com. «Farò di tutto perché il 2020 sia per loro un altro anno di successo».
La squadra con più macchine di tutte sarà invece l’Andretti Autosport. Il team di Michael ospiterà ben cinque monoposto. Anzitutto un trio gestito direttamente dal quartier generale: i tre moschettieri sono tutti e tre statunitensi. Parliamo dei navigati Alexander Rossi e Ryan Hunter-Reay, già da tempo in forze all’AA. In più si unisce alla famiglia Zach Veach, messosi in mostra lo scorso anno in sostituzione di JR Hildebrand. Veach ha firmato un contratto triennale con Michael Andretti. E oltre a questo “tridente ufficiale”, si aggiungono due monoposto bonus. Parliamo della macchina del giovanissimo Colton Herta, al solito cogestita con l’Harding Steinbrenner, e quella affidata al cocco di casa Marco Andretti, retrocesso da qualche anno sulla #98 affidata alle cure dell’Andretti Herta Autosport. Cinque basteranno, direte voi. E invece no. Si aggiunge una partnership a tempo pieno con la Meyer Shank, che quest’anno correrà tutta la stagione schierando di nuovo il britannico Jack Harvey.
All’Ed Carpenter Racing c’è lo switch più interessante degli ultimi giorni. Spencer Pigot lascia la #21. Qualche giorno fa si ipotizzava il debutto di Nico Hulkenberg, che è rimasto appiedato dopo il licenziamento dalla Renault. Ma ha perso la sua corsa per il sedile full time: al suo posto ci sarà Rinus VeeKay. Olandese, 19 anni, si è messo in mostra con sei vittorie e sette pole nella stagione 2019 della IndyLights. Rimane ancora un posto da occupare in casa ECR: il padrone di casa sarà infatti (come al solito) alla guida della #20 sugli ovali. Ma ci vuole uno specialista degli stradali per le altre corse. Non sarà Pigot e, come ha detto Carpenter stesso, nemmeno Hulkenberg. A quanto pare Pigot ripiegherà nell’IMSA.
Tutti vi chiederete: che fine ha fatto la McLaren? Eccola qui, accoppiata allo Schmitt Peterson Motorsport e sotto l’egida dello sponsor Arrow. I motori, manco a dirlo, sono Chevrolet. E i piloti? Due giovani promettenti: Patricio O’Ward e il rookie Oliver Askew. Finisce così la storia d’amore tra l’SPM e James Hinchcliffe, improvvisamente a spasso. «Negli affari e nell’automobilismo, come tutti voi sapete, le cose cambiano»: questo il laconico commento di Zack Brown, chiamato a spiegare la scelta. Conoscerete le buone referenze di O’Ward, che nel 2020 sarà alla sua prima stagione completa ed è riconfermato nel team. Se vi mancasse qualche puntata su Askew, vi farà piacere sapere che è il campione 2019 della IndyLights (la F2 d’America).
E c’è un inquietante interrogativo: la McLaren ha annunciato che schiererà una terza vettura in occasione della 500 miglia d’Indianapolis. Ma finora non ha detto chi la piloterà. «Alonso spera di poterci essere» scrive Giacomo Rauli. Ma è tutt’altro che scontato. Al punto che lo spagnolo starebbe valutando se correre la gara storica con Andretti («è una possibilità, ma non una buona possibilità» dice “Piedone” Mario a RACER). Un’eventualità che sembra difficile a realizzarsi: i trascorsi tra l’asturiano e la Honda non sono idilliaci…
Al Rahal Letterman Lanigan sono riconfermati sia Graham Rahal sia Takuma Sato. Il giapponese è il pilota preferito della Honda, che dà i motori al team. L’americano è il pilota preferito di suo padre, che dà il nome al team. Una terza vettura, da affidare a un pilota scelto con un po’ più di fantasia, non è ancora stata annunciata.
Rimangono scoperti cinque sedili full-time. Stiamo parlando della coppia di AJ Foyt Enterprises (che quest’anno schierava i brasiliani Leist e Kanaan), quella dell’inglese Carlin Racing (che ha alternato sei piloti… ma ha la famiglia Chilton nell’azionariato…) e la seconda vettura del Dale Coyne Racing (la prima è chiaramente prenotata da Sebastien Bourdais, prima guida da anni della piccola squadra a stelle e strisce).
Chi li occuperà? Lo scopriremo assieme.