“Plata o Plomo”. Avrebbe potuto iniziare così questo racconto. Come in Narcos, la popolare serie TV basata sulla storia di Pablo Escobar e del cartello di Medellin. Questa volta non ci troviamo però in Colombia, ma siamo in quel cuore dell’Europa che, nel 1979, stava a sua insaputa per diventare teatro di una delle storie più rocambolesche e uniche al mondo. Un teatro atipico, al centro di un grande intrigo internazionale che, come in un film o un romanzo thriller, prende forma e sostanza dal nulla per poi diventare pura leggenda. E se vi state chiedendo cosa c’entrino con la 24 Ore di Le Mans i Narcos e Pablo Escobar, il più temuto narcotrafficante della storia, allora non vi resta che immergevi nell’incredibile racconto dell’edizione 1979 della corsa.
Partiamo da un presupposto: cosa fareste se i vostri guadagni provenissero da un’attività illecita? Verosimilmente, per prima cosa cerchereste di crearvi una copertura più che onesta in modo tale da poter riciclare i proventi illeciti, giusto? E perché allora non fingersi onesti diventando piloti professionisti? Forse è proprio così che inizia la storia dei fratelli Whittington e della loro ascesa nel mondo delle competizioni. In realtà, fu il loro padre Don Senior – che aveva già corso tra i professionisti – ad infondere nei “suoi” ragazzi texani la passione e l’amore per i motori. Una passione ed un amore che i 3 fratelli – Don, Bill e Dale – decisero di far diventare un vero e proprio onesto lavoro all’inizio degli anni ’70 profondendosi tanto in compravendite quanto in gare e competizioni. In America i Whittington iniziano a farsi conoscere. Il loro nome circola negli ambienti, hanno buona fama e buona reputazione da piloti, ma manca ancora la ciliegina sulla torta: prender parte alla competizione delle competizioni, partecipare alla 24 Ore di Le Mans. Partecipare ad una competizione simile è il sogno di ogni pilota o appassionato: servono però tanta preparazione ed ingenti fondi, ed è per questo che Don e Bill decidono di rivolgersi alla Kremer – nota scuderia tedesca – per comprarsi un sedile in questa edizione del 1979. La cifra pattuita? 20.000 $ a persona, che si traducono dunque in 40.000 $ totali. Una quantità di denaro enorme per quel periodo, ma una somma che i due pagano in contanti – e senza batter ciglio – all’arrivo in Germania, prima di prendere il via alla competizione.
L’edizione del 1979 è atipica in molte delle sue forme. L’assenza dei grandi costruttori porta ad una moria di partecipazioni e interesse, con la principale favorita che risponde ancora una volta al nome di Porsche: sono infatti presenti le due 936 provenienti dal museo della Casa di Stoccarda ed il mucchio selvaggio di 935, la versione derivata direttamente dalla 911 stradale. Come da previsioni ed aspettative, le qualifiche premiano le due 936 che, nonostante siano a corto di preparazione e si siano iscritte all’ultimo momento, vanno a prendersi le prime due piazze con Wolleck seguito da Jacky Ickx. Al terzo posto? La 935 del team Kramer, che con Klauss Ludwig si piazza subito all’inseguimento della coppia di 936. Il pilota tedesco è la prima guida, scelta dal team Kramer per ottenere il miglior piazzamento possibile, ed è lui il pilota designato a scendere per primo in pista durante la 24 Ore. Se finora la vicenda dei fratelli Whittington vi sembra non troppo surreale è solo perché non siamo ancora giunti a narrarvi ciò che accadde alla vigilia della gara: un qualcosa di epico, degno del miglior romanzo di Hitchcock. I due fratelli iniziano infatti a battibeccare con i vertici del team Kremer: a loro dire, se dovessero scendere per secondi ci sarebbe la concreta possibilità di non correre per via di incidente o rotture, vanificando così gli sforzi economici sopportati dai due e facendo sfumare i loro sogni di gloria. I due fratelli continuano a far pressione, fin quando non si arriva ad un punto di stallo: le parti oramai sembrano inconciliabili, c’è il rischio che abbandonino la Le Mans ritirandosi. Ad un tratto, a dare uno scossone alla stasi del momento, provvede il proprietario del team. Che, credendo così di aver finalmente ragione dei due fratelli Whittington, dice a Don e Bill:
Se volete correre per primi, dovete comprare la vettura! Avete 200.000 $ disponibili? Se la risposta è si, la vettura è vostra e potete correre per primi.
Don e Bill, senza indugiare ed in completa tranquillità, in totale assenza di preoccupazioni e rimostranza e con una calma quasi olimpica dopo un cenno di assenso rispondono:
Potete andare nel retro, lì c’è una borsa. Potete prendere direttamente i vostri 200.000 $, ma non un centesimo di più.
Pare che in quella borsa di pelle, portata direttamente con loro dall’America, ci fossero 500.000 $ in contanti. “Alea iacta est” avrebbero detto i latini e dunque, dopo un rapidissimo passaggio di proprietà e nella più totale incredulità dei presenti, finalmente il team può scendere al via della 24 Ore di Le Mans.
Come prevedibile, allo scoccare della partenza le due 936 prendono subito il comando. Tuttavia entrambe le vetture si dimostrano poco affidabili sin dalle fasi iniziali della corsa, e già nel corso delle prime battute sono costrette a cedere il passo alle 935. Tra quell’esercito di diciassette 935 spiccano su tutte quelle del team Kremer e le due del team Loss, che si sfidano per la prima piazza durante tutta la notte fino a quando, a causa di una lepre e del surriscaldamento del turbo, le due 935 della squadra Loss sono costrette ad abbandonare la competizione. Al comando ora c’è l’incredibile team Kremer, che prosegue imperterrito primo. Durante la notte, oltretutto, si verifica un tentativo di rimonta: la 936 di Ickx recupera infatti terreno inanellando una lotta contro il cronometro, giro dopo giro, ma alle prime luci dell’alba una cinghia tradisce il pilota belga. Una riparazione tanto fulminea quanto artigianale alla curva Mulsanne gli permette di riprendere la gara, ma i commissari presenti in loco si accorgono che il ricambio necessario alla 936 viene lanciato da un meccanico accorso in soccorso a bordo pista. Il fatto non sfugge, e la squalifica è la logica ed inevitabile conseguenza.
Mentre di prima mattina l’altra 936 abbandona definitivamente la gara, sopraggiunge ad insidiare i fratelli Whittington la 935 del team americano Dick Barbour Racing, che annovera tra le sue fila il mitico attore di Hollywood Paul Newman. Ci sono più di 10 giri di distanza tra i due team, un vantaggio buono che persino in una gara come la 24 Ore di Le Mans consente tranquillità, ma a poche ore dalla conclusione accade l’impensabile. La Porsche del team Kremer è costretta a fermarsi a bordo pista complice il surriscaldamento del turbo. Il Team Barbour incalza sempre più, il vantaggio si riduce. Nella frenesia del momento, Don Whittington – alla guida in quella fase della corsa – scende e controlla il guasto: ad aver causato lo stop della sua 935 è la turbina che, ormai incandescente, non riesce a generare più potenza. Continuare significherebbe rompere il turbo, e dunque compromettere definitivamente la corsa: occorre raffreddare la turbina nel più breve tempo possibile. Un aiuto esterno significherebbe la squalifica, così come già accaduto per Ickx. Ed allora, con una mossa che si piazza in quel limbo tra l’epico, il colpo di genio e la duttilità Texana, il buon Don decide di urinare sopra alla turbina incandescente. Chi assiste alle scena non crede ai propri occhi, è surreale. Nemmeno ne “Il grande masturbatore” di Salvador Dalì si erano forse mai raggiunte soglie simili. La mossa si rivela però giusta, e permette a Don di far scendere la temperatura della turbina permettendogli così di rientrare ai box per la riparazione. Nel frattempo, il vantaggio si è ridotto al minimo: sono solo 3 i giri che separano il team Kramer dal team Barbour, due squadre che non venivano date tra le favorite alla vigilia e che invece, a sorpresa, si ritrovano in lotta per la vittoria. Si sa però che il fato è mai domo e così, a pochi minuti dalla fine, la testata della 935 del team di Paul Newman cede. La vittoria è ormai solamente affare del Team Kremer, che va così a vincere l’edizione del 1979 in quella che sarà l’ultima vittoria di una vettura derivata direttamente da un modello stradale nella 24 Ore di Le Mans.
Ora probabilmente vi starete chiedendo: sì, ma i Narcos e Pablo Escobar cosa c’entrano? Bene. Ricordate quei soldi, il mezzo milione di dollari in una borsa? Ecco, negli anni successivi i fratelli Whittington acquistarono il circuito di Atlanta e formarono un team corse – in America – che vinse e partecipò a svariate competizione tra NASCAR, 500 Miglia di Indianapolis ed IMSA: una vera e propria epopea sportiva. Si diceva che i Whittington avessero a disposizioni mezzi e risorse pari se non superiori a quelli delle Case ufficiali. Ma come veniva finanziato un simile spiegamento di forze? I due erano in possesso di svariate compagnie, ed una di esse – una compagnia di aerei a noleggio – attirò l’interesse della IRS (il fisco americano, per intenderci) e della DEA, l’agenzia americana antidroga. Fu così che, dopo svariate indagini, nel 1986 i fratelli Whittington vennero arrestati. Il motivo? Innanzitutto l’IRS scoprì che la moltitudine di sponsorizzazioni erano fittizie, e a partire da quel momento si iniziò ad indagare più a fondo. Particolare attenzione destò la compagnia aerea, dato che i velivoli che venivano utilizzati per gli spostamenti tra i circuiti non erano dei comuni cargo da noleggio appartenenti alla loro flotta. Indagini più approfondite portarono a scoprire che anche il loro carico era piuttosto particolare, dato che proveniva da una certa nazione del Sud America. Avete già intuito, non è vero? Eh già, la parte più preziosa del carico dei cargo dei fratelli Whittington arrivava direttamente dalla Colombia, la patria di Pablo Escobar, il più temuto criminale al mondo in quegli anni. Kili e Kili di droga – si stima che negli anni ’80 Escobar commerciasse l’80% della Cocaina circolante nel mondo -, venivano fatti arrivare dalla Colombia in America proprio attraverso i Whittington, che vennero quindi arrestatati con l’accusa di spaccio internazionale negli anni in cui il Presidente USA Ronald Reagan aveva dichiarato una vera e propria guerra nei confronti di chi commerciava e smerciava droga, specie con la Colombia e Pablo Escobar. I Whittington vennero così condannati a più di 20 anni di carcere, e coloro che nel Paddock di Le Mans videro comparire da una borsa ben 200.000 $ dollari in contanti seppero da quali attività derivassero tali fondi. Fondi che, sebbene totalmente illeciti, contribuirono però a scrivere una delle storie più strane del mondo Motorsport.