La W-Series (dove la W sta per Women, donne) è un campionato propedeutico nato nel 2019 per sole donne. Utilizza vetture di Formula 3 con telaio Tatuus T-318, lo stesso usato nei campionati di Formula Regional Europa e Asia, con motori Autotecnica Motori e gomme Hankook. Inizialmente nata come serie di supporto al DTM (in sostituzione del soppresso campionato europeo di Formula 3), dal 2021, dopo un anno di stop per il Covid, è serie di supporto della Formula 1, accompagnandola quest’anno in ben dieci appuntamenti (stranamente nessuno arabo…).
La serie alla sua creazione si proponeva due obiettivi: il primo era quello di scoprire giovani talenti femminili; il secondo era quello di offrire figure femminili di riferimento alle ragazzine che seguono il motorsport, ma che non osano intraprendere una carriera credendo che sia uno sport solamente maschile. Per quanto riguarda il secondo obiettivo, solo il tempo ci potrà dire se effettivamente ci sarà un incremento di piloti donne; più complesso è invece parlare del primo punto.
Nelle due stagioni e mezzo finora disputate a vincere il campionato è sempre stata l’inglese Jamie Chadwick, che inoltre ha vinto ben 11 gare su 20 totali realizzando un impressionante score del 55%; e anche quest’anno la pilota d’Oltremanica verosimilmente si laureerà campionessa, avendo vinto al momento di scrivere cinque delle sei gare disputate. Questi risultati le hanno consentito di entrare nell’Academy Williams all’inizio del 2021. Nonostante questo supporto di un team di Formula 1, e questo curriculum di due volte vincitrice della serie, la Chadwick anche quest’anno è rimasta bloccata in W-Series.
L’inglese, infatti, ad inizio stagione, aveva cercato un sedile nel campionato di Formula 3 “internazionale”, quella che corre a supporto della Formula 1 per intenderci; tuttavia, la Chadwick è stata costretta a desistere dall’intento, accontentandosi di rimanere un’altra stagione nella serie femminile. Ma com’è possibile che un pilota che stradomina in una serie non riesca a trovare sbocco in quello che dovrebbe essere il gradino successivo della scala delle formule propedeutiche?
Innanzitutto, pare che sia una questione economica: ad inizio anno, la Chadwick si lamentò di come il premio economico della W-Series fosse troppo esiguo per potersi pagare una stagione in Formula 3. E già qui verrebbe da chiedersi quale sia il senso di una serie, nata proprio per supportare la carriera delle donne, con sedili gratuiti e un sistema di merito in cui solo le prime dieci in classifica generale hanno il posto assicurato per la stagione successiva, che non riesca a garantire un premio sufficiente per pagarsi una stagione in F3: nel 2021, stando a quanto dichiarato dalla stessa serie, la Chadwick ha guadagnato circa 500mila euro con la vittoria del campionato, abbastanza per comparsi una quarantina di FIAT Panda, ma non per una sola Formula 3, il cui costo si attesta intorno al milione. Nel corso del weekend di Budapest, Lewis Hamilton, dopo aver visitato il paddock della categoria, disse che si sarebbe dovuto fare di più per valorizzare queste pilote; cosa probabilmente vera, ma probabilmente non è il solo motivo.
C’è poi da dire un’altra cosa, probabilmente abbastanza crudele: il livello non è altissimo. Ad esempio, la stessa Chadwick, quando nel 2020 la serie non si disputò per via della pandemia, corse da fresca campionessa W-Series nella Formula Regional Europea con la Prema: in un campionato con solo diciotto macchine (e con solo nove concorrenti che hanno partecipato a tutte le tappe) e nonostante una vettura superiore alle altre, l’inglese si piazzò solo nona in graduatoria generale, dietro Dennis Hauger e Juri Vips che hanno corso solo mezza stagione, e con un solo podio nella gara inaugurale di Misano. E insomma, se la dominatrice indiscussa di un intero campionato, nel momento in cui fa un passo non in avanti, ma di lato (perché in teoria la Regional e la W-Series sono di pari grado), si ritrovi a boccheggiare, questo può essere un chiaro indice sul livello dell’intera categoria.
Attenzione però: non sto dicendo che le donne siano inferiori rispetto agli uomini. La questione è più semplicemente statistica: stando a quanto dichiarato dalla Formula E, solo l’1,5% delle licenze da pilota sono rilasciate a delle donne, ed è quindi normale che ci siano più possibilità che ci sia un ragazzo di alto livello piuttosto che una ragazza. Inoltre, per un motivo o per un altro le ragazze maturano agonisticamente dopo, anche per una minore esperienza rispetto ai loro coetanei. Bruno Michel, patron della Formula 2 e della Formula 3, di recente ha detto che “Se compariamo la Chadwick con Lando Norris, che hanno la stessa età, lei ha disputato finora 116 gare in monoposto, più di tutte le altre in W-Series; Norris, invece, ne aveva 162 prima di arrivare in F2 (nel 2018 a 19 anni, ndr). Jamie ha chiuso il gap, ma è ancora notevolmente inesperta rispetto ai suoi coetanei maschi”. “In sport dominati da maschi in cui non c’è alcuna separazione di sesso – ha continuato Michel – come il motorsport e gli esport, le ragazze iniziano dopo; sempre prendendo in esame Norris e la Chadwick, c’è un gap di ben quattro anni, avendo il primo iniziato a sette anni, mentre la seconda a undici”. Lo stesso pensiero è stato espresso anche da Stefano Domenicali, che di recente ha detto che, pur augurandosi una donna in Formula 1, realisticamente crede che sarà impossibile nei prossimi cinque anni, anche perché le ragazze al momento arrivano al livello dei ragazzi a circa 22-23 anni, quando però i loro rivali ne hanno 16-17.
Certo, forse non si può giudicare una serie dopo soli quattro anni, visto che finora è stata costretta ad “accontentarsi” di quello che passava in concento, andando a richiamare anche ragazze abbastanza mature e con una carriera non proprio esaltante solo per fare numero, in attesa che dalla Academy uscisse qualche soggetto interessante; anche perché, tra l’altro, alcune pilote di alto livello (come Sophia Floersch e Tatiana Calderon) hanno criticato la categoria, decidendo di non aderirvi: tuttavia, già il fatto che la Chadwick si sia trovata la porta sbarrata in Formula 3 fa riflettere sul fatto che la W-Series possa avere veramente un senso. Al momento, la giovane inglese ha da poco effettuato un test a Sebring con Andretti per provare la Indy Lights, categoria propedeutica alla Indycar, e le auguriamo il meglio, ma ovviamente, così come una rondine non fa primavera, un test non fa una carriera.
La soluzione migliore, però, potrebbe essere quella intrapresa dalla Ferrari (stranamente), che negli ultimi due anni insieme alla FIA ha avviato un progetto per selezionare giovani promesse femminili, facendo entrare nella propria Driver Academy Maya Weug e Laura Camps Torras. Oppure, quella scelta dal team Iron Lynx, che corre nel GT e in Formula 4, che da 2019 ha creato il progetto Iron Dames, supportato dalla FIA Women In Motorsport Commision (WIM), con cui far correre le ragazze insieme ai ragazzi (tra cui anche la Weug nel campionato italiano Formula 4). Non quindi una serie che rischia sempre di più una sorta di “gabbia dorata” per le aspiranti pilote, ma un team o comunque una selezione che permetta loro di competere subito con i coetanei maschi.
Quello della W-Series è un tema complesso, che non va banalizzato semplicemente con frasi sessiste sull’inferiorità delle donne; ma è al contempo chiaro che non ci sono ragazze che possano competere ad un livello medio quantomeno in Formula Regional, e bisogna quindi chiedersi come risolvere questo gender gap. Forse, si risolverà tra qualche anno proprio perché la W-Series avrà realizzato il suo secondo obiettivo, quello di avvicinare le bambine al motorsport; ma, al momento, sembra che siamo molto lontani dal traguardo.